2020-11-30
Trump vuol far saltare Open skies, gli accordi che hanno garantito 25 anni di pace
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Francesco Militello Mirto/NurPhoto via Getty Images
Il presidente uscente il 22 novembre scorso ha ufficialmente ritirato gli Stati Uniti dal trattato "Cieli aperti". Immediata la contromossa di Joe Biden, che si è opposto alla decisione e ha già annunciato di voler rilanciare il patto con nuove iniziative. Si tratta di uno di quegli accordi post guerra fredda che oggi potrebbero apparire superati e che invece a ben guardare hanno permesso all'Europa di vivere gli ultimi venticinque anni con molta più sicurezza attraverso un controllo capillare delle attività militari sui suoi territori, in primis nei Balcani.A vantaggio della memoria ricordiamo che "Cieli aperti" era stato firmato ad Helsinki il 24 marzo 1992 da 27 Paesi europei e nordamericani della Nato e da alcuni dell'ex Patto di Varsavia, per entrare pienamente in vigore soltanto nel 2002 con la ratifica da parte di Russia e Bielorussia, fino ad arrivare ad essere utilizzato da un totale di 34 nazioni. L'Italia lo ha firmato il 20 settembre 1994. In pratica gli Usa, già dal 1955 con Dwight Eisenhower, proposero la possibilità di far sorvolare i territori "nemici" dai propri aeroplani da osservazione disarmati e di consentire a quelli delle controparti di sorvolare il proprio. La base della trasparenza, insomma. Lo scopo era quello di poter controllare le attività militari e scongiurare attacchi a sorpresa da parte degli avversari. I voli tra Russia e Usa cominciarono soltanto vent'anni dopo, ma da allora ne sono stati effettuati circa 1.600. Queste operazioni di "ispezione" si concludono ancora oggi con la mappatura delle installazioni militari e lo scambio delle immagini tra paesi sorveglianti e sorvegliati. Bisogna considerare che all'epoca della nascita del trattato (anni Cinquanta) il metodo per colpire con armi nucleari era basato sull'impiego di bombardieri a lungo raggio e non ancora sui missili balistici, ed ecco che la presenza di sentinelle altrui nel proprio cielo dava la certezza di non aver programmato decolli di aeroplani di quel genere. La Russia inizialmente si rifiutò di aderire per nascondere la vera dimensione della sua Difesa e, successivamente al 1991, anche di celare la perdita di potenzialità militare derivante dal dissolvimento dell'Urss, con basi semi abbandonate e arsenali dispersi. Quando George Bush nel 1989 ripropose l'accordo, la situazione geopolitica era totalmente mutata e "Cieli aperti" fu finalmente attivato anche grazie al ruolo dell'Ocse per la sicurezza europea, visti gli eventi in essere come la caduta del muro di Berlino.Ora nonostante l'ordine di Trump, comunque capo delle Forse armate fino a gennaio, l'aviazione americana impiegherà del tempo per completare l'iter burocratico che fermerà i decolli dei grossi Boeing OC-135B dalla base del Nebraska, e questo potrebbe consentire a Biden di revocare il ritiro dal trattato.In realtà per Biden si tratterebbe di fare una mossa simbolica e distensiva, poiché l'Amministrazione Trump con il sostegno di un certo numero di legislatori repubblicani aveva già annunciato a maggio di voler uscire dal trattato perché la Russia lo stava "violando" e perché le immagini raccolte durante i voli possono essere ottenute a un costo inferiore dai satelliti, vero soltanto in parte. Gli alleati degli Usa in ambito Nato sostengono invece che il trattato sia un canale prezioso per la trasparenza e il dialogo con la Russia di Putin, anche se secondo il segretario di Stato Mike Pompeo le violazioni sono avvenute per anni con l'intento di aggirare i controlli sulla proliferazione degli armamenti. Biden da parte sua sostiene che l'uscita da Open Skyes "esacerberebbe le crescenti tensioni tra l'Occidente e la Russia e aumenterebbe i rischi di errori di calcolo e conflitti" ma per riuscire ad annullare la decisione del suo predecessore gli serve il consenso di entrambe le camere. Diversa l'opinione di senatori come Ted Cruz, che ha dichiarato: «Sono lieto che Trump abbia compiuto il passo di ritirarsi da questo accordo costoso e obsoleto, la Russia non sarà più in grado di usarlo per spiare il popolo americano.Di fatto però Open Skyes consente anche oggi di verificare l'applicazione di altri accordi come il trattato sulle forze convenzionali in Europa (Cfe), quindi di facilitare la scoperta dell'insorgere di possibili conflitti. Per esempio, nel 1997, dopo dopo gli accordi di Dayton, Romania e Ungheria effettuarono voli sulla Bosnia Erzegovina favorendo la creazione di un clima più disteso tra i firmatari degli accordi balcanici che poterono accedere alle fotografie aeree delle installazioni militari di Serbia, Croazia e Bosnia Erzegovina. Che ai fini della nostra sicurezza nazionale ricordiamo essere soltanto dall'altra parte del mare Adriatico.Un'uscita degli Usa dal trattato minerebbe quindi la possibilità di raccogliere, suddividere e condividere le informazioni raccolte, dando anche un pessimo segnale alle nazioni che in futuro vorrebbero aderire. Ora che per ragioni di sicurezza gli scenari osservati (senza permesso) e al di fuori di Open Skyes vanno dal Nordafrica al Sahel fino al Medioriente, è evidente che né un processo di pace per la Libia, né un serio programma per il contrasto della tratta di essere umani traghettati dall'Africa sub sahariana potrebbero mai rinunciare a simili missioni di osservazione. Che se però finiscono tra le democrazie definite stabili e le superpotenze, non potranno mai essere attivati in nazioni neo-pacificate.
Foto @Elena Oricelli
Dal 6 dicembre il viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 toccherà 60 città italiane tra concerti, sportivi e iniziative sociali, coinvolgendo le comunità in vista dei Giochi.
Coca-Cola, partner del viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026, ha presentato le iniziative che accompagneranno il percorso della torcia attraverso l’Italia, un itinerario di 63 giorni che partirà il 6 dicembre e toccherà 60 città. L’obiettivo dichiarato è trasformare l’attesa dei Giochi in un momento di partecipazione diffusa, con eventi e attività pensati per coinvolgere le comunità locali.
Le celebrazioni si apriranno il 5 dicembre a Roma, allo Stadio dei Marmi, con un concerto gratuito intitolato The Coca-Cola Music Fest – Il viaggio della Fiamma Olimpica. Sul palco si alterneranno Mahmood, Noemi, The Kolors, Tananai e Carl Brave. L’evento, secondo l’azienda, vuole rappresentare un omaggio collettivo all’avvio del percorso che porterà la Fiamma Olimpica in tutta Italia. «Il viaggio della Fiamma unisce storie, territori e persone, trasformando l’attesa dei Giochi in un’esperienza che appartiene a tutti», ha dichiarato Luca Santandrea, general manager olympic and paralympic Winter Games Milano Cortina 2026 di Coca-Cola.
Come in altre edizioni, Coca-Cola affiancherà il percorso selezionando alcuni tedofori. Tra i nomi annunciati compaiono artisti come Noemi, Mahmood e Stash dei The Kolors, volti dell’intrattenimento come Benedetta Parodi e The Jackal, e diversi atleti: Simone Barlaam, Myriam Sylla, Deborah Compagnoni, Ivan Zaytsev, Mara Navarria e Ciro Ferrara. La lista include anche associazioni attive nel sociale – dalla Croce Rossa al Banco Alimentare, passando per l’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti – a cui viene attribuito il compito di rappresentare l’impegno civile legato allo spirito olimpico.
Elemento ricorrente di ogni tappa sarà il truck Coca-Cola, un mezzo ispirato alle auto italiane vintage e dotato di schermi led e installazioni luminose. Il convoglio, accompagnato da dj e animatori, aprirà l’arrivo della torcia nelle varie città. Accanto al truck verrà allestito il Coca-Cola Village, spazio dedicato a musica, cibo e attività sportive, compresi percorsi interattivi realizzati sotto il marchio Powerade. L’azienda sottolinea anche l’attenzione alla sostenibilità: durante il tour saranno distribuite mini-lattine in alluminio e, grazie alla collaborazione con CiAl, sarà organizzata la raccolta dei contenitori nelle aree di festa. Nelle City Celebration sarà inoltre possibile sostenere il Banco Alimentare attraverso donazioni.
Secondo un sondaggio SWG citato dall’azienda, due italiani su tre percepiscono il Viaggio della Fiamma Olimpica come un’occasione per rafforzare i legami tra le comunità locali. Coca-Cola richiama inoltre la propria lunga presenza nel Paese, risalente al 1927, quando la prima bottiglia fu imbottigliata a Roma. «Sarà un viaggio che attraverserà territori e tradizioni, un ponte tra sport e comunità», ha affermato Maria Laura Iascone, Ceremonies Director di Milano Cortina 2026.
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Nicola Fratoianni, Elly Schlein e Angelo Bonelli (Ansa)