
Colpito il Green deal e allentati i legami con Xi Jinping. Frustrato l’attivismo di Emmanuel Macron.Nonostante si registrino non poche incertezze, l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Ue potrebbe avere delle profonde ripercussioni di carattere geopolitico. E questo vale soprattutto per i rapporti tra Bruxelles e Pechino.Secondo Washington, l’Ue si sarebbe impegnata ad acquistare 750 miliardi di dollari in petrolio e gas statunitensi entro il 2029. Se per vari analisti raggiungere integralmente un tale obiettivo risulta quasi impossibile, è comunque chiaro che la Casa Bianca si aspetta un deciso incremento nell’acquisto di prodotti energetici americani da parte dell’Ue. Una circostanza che, se dovesse concretizzarsi, rappresenterebbe un duro schiaffo al Green deal europeo. E questo non solo perché si registrerebbe un ritorno in auge dell’energia tradizionale ma anche per una questione di carattere geopolitico. Non è del resto un mistero che la filiera del green, sia in termini di tecnologia che di materie prime, faccia principalmente capo a Pechino. Basti pensare che, a giugno, Fastmarkets ha riferito che, nel 2026, la Cina supererà l’Australia come principale estrattore di litio al mondo: quel litio che, ricordiamolo, è fondamentale per la realizzazione delle batterie necessarie alle auto elettriche.È quindi evidente che, optando per il Green deal, Bruxelles, negli scorsi anni, si era inevitabilmente messa sulla scia geopolitica di Pechino, anche se, a partire dal settembre 2023, aveva iniziato a intuire la presenza di contraccolpi negativi. Non a caso, l’Ue aveva avviato delle indagini sui sussidi statali ricevuti da produttori cinesi di auto elettriche e di turbine eoliche. Adesso, l’accordo con Washington dovrebbe spingere Bruxelles decisamente più lontano da Pechino. Era d’altronde questo uno degli obiettivi principali perseguiti da Donald Trump nelle trattative con la Commissione europea. L’attuale inquilino della Casa Bianca sapeva del resto perfettamente che, nel 2024, sia il presidente francese, Emmanuel Macron, sia l’allora cancelliere tedesco, Olaf Scholz, avevano ulteriormente rafforzato i rapporti di Parigi e Berlino con la Repubblica popolare.E attenzione: i risvolti geopolitici per la Cina chiamano in causa anche Mosca che, negli ultimi anni, ha consolidato la propria sponda con Pechino. Se gli europei dovessero incrementare significativamente l’acquisto di energia americana, ciò rappresenterebbe un colpo ulteriore per la Russia. Ricordiamo che, durante il suo primo mandato, Trump, oltre a imporre delle sanzioni al gasdotto Nord Stream 2, aveva criticato Angela Merkel per aver reso l’Europa troppo dipendente dal gas di Mosca. Non solo. Lunedì scorso, il presidente statunitense è tornato a minacciare dazi al 100% per quei Paesi che acquistano prodotti energetici russi: misure che, ha affermato la Casa Bianca, scatteranno, a meno che, nei prossimi giorni, il Cremlino non accetti un accordo sulla crisi ucraina. Si tratta di dazi secondari che, se applicati, colpirebbero soprattutto India e Cina.A tutto questo, va aggiunto che la maggior parte degli accordi commerciali annunciati finora da Trump riguardano l’Estremo oriente e il Sudest asiatico: Giappone, Indonesia, Vietnam e Filippine. Il presidente americano punta quindi a creare una sorta di «cordone sanitario» attorno alla Cina dal punto di vista commerciale. E cerca di contendere a Pechino anche l’influenza politico-economica sull’Asean. Attenzione: stiamo parlando di una situazione strutturale, che prescinde dall’eventualità che, nei prossimi giorni, Trump e Xi Jinping possano accordarsi per un’estensione della tregua sui dazi. Se vuole evitare ulteriori turbolenze con l’attuale amministrazione americana, Bruxelles dovrebbe finalmente comprendere che, per la Casa Bianca, la competizione geopolitica con la Cina risulta assolutamente prioritaria. Non è forse un caso che sia proprio Macron a essersi rivelato il più critico dell’accordo tra Stati Uniti e Ue. Innanzitutto l’inquilino dell’Eliseo guarda con irritazione all’impegno, non ancora confermato da Bruxelles, di acquisto di armamenti americani da parte degli europei: Macron punta infatti a tutelare e a espandere l’industria della difesa francese. In secondo luogo, durante un viaggio in Cina nel 2023, il capo dell’Eliseo disse che i Paesi europei non avrebbero dovuto essere dei «seguaci dell’America». Il presidente francese spinge del resto da sempre per indebolire le relazioni transatlantiche. Il suo obiettivo è, ancora oggi, quello di portare Bruxelles allo scontro diretto con Trump. Uno scenario che si rivelerebbe disastroso.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.