2025-03-13
Trump alza la voce con il Cremlino: «Tregua o conseguenze devastanti»
Mosca resta cauta sulla proposta di cessate il fuoco uscita dai colloqui di Gedda, ma il tycoon preme forte: «Dite sì o ci saranno nuove sanzioni». In cambio di disponibilità, Washington aiuterebbe la Russia in Siria.Nonostante le recenti mattanze degli sgherri del nuovo governo, l’Ue ospiterà il ministro degli Esteri di Al Jolani in un evento in cui si vaneggia ancora di «transizione inclusiva».Lo speciale contiene due articoli. È una fase delicata quella che sta attraversando il processo diplomatico relativo alla crisi ucraina. Dopo aver convinto Kiev ad accettare un piano per il cessate il fuoco durante i colloqui di Gedda, l’obiettivo dell’amministrazione Trump è adesso quello di far sì che Mosca dia a sua volta l’ok a questa proposta. Una proposta, rispetto a cui ieri il Cremlino si è mostrato significativamente cauto: ha fatto sapere che Mosca sta studiando con attenzione le dichiarazioni successive ai colloqui ucraino-americani in Arabia Saudita, aggiungendo di essere in attesa di ulteriori dettagli da Washington.Non a caso, nella serata italiana di ieri, la Casa Bianca ha reso noto che l’inviato speciale degli Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, si recherà a Mosca in settimana e che il consigliere per la sicurezza nazionale americano, Mike Waltz, aveva avuto una conversazione con il proprio omologo russo. In questo quadro, Donald Trump ha detto ieri di sperare che possa arrivare l’ok dalla Russia per un cessate il fuoco. In caso contrario, il presidente americano si è detto pronto a delle ritorsioni «finanziarie» ai danni di Mosca. «Potremmo fare cose molto negative per la Russia. Sarebbe devastante per la Russia. Ma non voglio farlo perché voglio vedere la pace», ha affermato. Un punto di dissidio sarebbe rappresentato dagli armamenti all’Ucraina. Ieri sera, Bloomberg riferiva di indiscrezioni, secondo cui il Cremlino sarebbe disposto ad accettare una tregua, ma a condizione che gli Stati Uniti fermino la fornitura di armi a Kiev: fornitura che, insieme alla condivisione del materiale d’intelligence, era stata ripristinata l’altro ieri, dopo l’incontro di Gedda. Nel frattempo, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha reso noto che, durante i colloqui sauditi, Washington e Kiev hanno discusso di possibili «concessioni territoriali» nell’ambito di un eventuale accordo di pace tra Ucraina e Russia. Dall’altra parte, Rubio ha sottolineato che, una volta raggiunta un’intesa, si discuterà anche della capacità di deterrenza da parte di Kiev. «L’Ucraina può creare un deterrente sufficiente contro future aggressioni, contro futuri attacchi, contro future invasioni? Perché ogni Paese del mondo ha il diritto di difendersi e nessuno può contestarlo», ha detto, per poi proseguire: «Quindi questo dovrà certamente essere parte della conversazione. Ma ripeto, non c’è una pace da garantire finché non si ha una pace. Ma non c’è modo di avere una pace duratura senza che la deterrenza ne faccia parte». Rubio ha comunque escluso che la crisi ucraina possa avere una «soluzione militare» e ha aperto alla possibilità che il cessate il fuoco possa essere monitorato attraverso l’impiego di «satelliti commerciali». Dal canto suo, Volodymyr Zelensky ha definito «molto positivi» i colloqui di Gedda, auspicando inoltre delle «misure forti», qualora Mosca dovesse rifiutare il cessate il fuoco.Premesso che il quadro è ancora in evoluzione, l’obiettivo di Trump è quello di convincere il Cremlino ad accettare la proposta di tregua sia mettendolo sotto pressione con delle minacce sia facendo leva sulla debolezza russa in Siria: la caduta di Bashar Al Assad ha inferto infatti un duro colpo all’influenza di Mosca sul Paese a netto vantaggio di Ankara. Il presidente americano punta quindi a uno scambio con Vladimir Putin: aiutare il Cremlino a recuperare terreno in Siria, ottenendo in cambio un ammorbidimento russo sul fronte ucraino. Trump, insieme a israeliani e sauditi, non vede di buon occhio il rafforzamento della Turchia, seguito all’ascesa di Mohammed Al Jolani a Damasco. E il contenimento in funzione antiturca nello scacchiere mediorientale è sicuramente benvisto dai russi. Inoltre, Ankara è sempre più irritata per il crescente peso detenuto da Riad sia nel processo di pace ucraino sia nella distensione tra Washington e Mosca.Guarda caso, ieri Recep Tayyip Erdogan ha auspicato, con la benedizione di Donald Tusk, che possa essere la Turchia a ospitare i colloqui tra ucraini e russi. Il sultano è ostile agli Accordi di Abramo e al piano di Trump per Gaza: un piano che è apprezzato dagli israeliani e che, nonostante le critiche a livello ufficiale, è di fatto spalleggiato dagli stessi sauditi. L’obiettivo dell’asse tra Washington, Gerusalemme e Riad è quello di coinvolgere anche Mosca, in funzione antiturca, tanto nel piano per Gaza quanto nel rilancio degli Accordi di Abramo: un coinvolgimento che passerebbe, come detto, attraverso un recupero dell’influenza del Cremlino in Siria, oltre che tramite una mediazione russa tra Washington e Teheran per negoziare un nuovo accordo sul nucleare iraniano. Insomma, Trump sta cercando di convincere Putin ad accettare un percorso diplomatico in Ucraina, promettendogli in cambio dei benefici in Medio Oriente. E infatti a essere atteso in Russia è l’inviato americano per il Medio Oriente, Witkoff, e non quello per l’Ucraina, Keith Kellogg.Il fine ultimo del presidente americano resta comunque quello di sganciare il più possibile Mosca da Pechino. Una strategia che la Cina ha capito e che sta cercando di contrastare. Ieri, la Repubblica popolare ha reso noto che domani ospiterà dei colloqui sul nucleare con Iran e Russia. Inoltre, lunedì, Pechino, Mosca e Teheran hanno avviato delle esercitazioni navali congiunte nel Golfo di Oman. Il Dragone contende agli Usa l’influenza sul Medio Oriente perché ha capito che è proprio tramite il Medio Oriente che Trump punta a incunearsi nei rapporti sino-russi.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trump-tregua-ucraina-2671322502.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tagliagole-siriani-invitati-a-bruxelles" data-post-id="2671322502" data-published-at="1741865078" data-use-pagination="False"> Tagliagole siriani invitati a Bruxelles Nonostante la morte di 1.450 siriani, di cui oltre 900 civili durante gli scontri in Siria tra gli alawiti fedeli all’ex regime di Assad e le forze di sicurezza del governo ad interim guidato da Al Jolani, l’Ue continua imperterrita a sostenere la Siria, senza prendere le distanze dall’ex leader di Hts. E quindi lunedì prossimo ospiterà a Bruxelles la conferenza «Standing with Syria: meeting the needs for a successful transition», il cui scopo è «mobilitare il sostegno internazionale per una transizione inclusiva e pacifica e sviluppare promesse per assistenza umanitaria e non umanitaria, assicurando un supporto duraturo ai siriani, sia all’interno del Paese che nelle comunità della regione, in particolare Giordania, Libano, Turchia, Egitto e Iraq». Dell’appoggio al Paese si parlerà anche il giorno successivo, il 18 marzo, con l’organizzazione di un workshop intitolato «Come garantire un supporto internazionale coordinato alla ripresa socioeconomica della Siria?». Si tratta della nona edizione dell’evento organizzato dall’Ue sulla Siria, ma rispetto al passato ci sarebbero due elementi di novità: il titolo della conferenza che ribadisce di essere dalla parte della Siria e la presenza di una figura del governo siriano. Segnale che ribadisce come Damasco sia riconosciuto da Bruxelles come interlocutore fondamentale. Infatti, a prendere parte all’evento di lunedì non saranno solamente i rappresentanti di Paesi Ue, ma anche, secondo quanto ha riportato un funzionario europeo a Reuters, il ministro degli Esteri siriano, Asaad Al Shibani. E sarebbe dunque la prima volta che la Siria viene rappresentata ufficialmente alla conferenza annuale, visto che durante gli anni del regime di Bashar Al Assad erano invitati solamente i rappresentanti della società civile. Vi è incertezza, invece, sull’eventuale partecipazione di Al Jolani in giacca e cravatta: sempre secondo l’agenzia di stampa britannica, una fonte siriana e due diplomatici ne avevano confermato la presenza, poi smentita dal funzionario Ue. Quel che è certo è che dopo i recenti massacri che non fanno altro che confermare l’escalation di violenze nel Paese, l’Ue non sta facendo alcun passo indietro nel mostrare aperto sostegno a Damasco. Mentre la Casa Bianca, con il segretario di Stato americano Marco Rubio, ha subito condannato gli attacchi dello scorso weekend contro le minoranze, Bruxelles si è limitata a comunicare, in una breve dichiarazione: «L’Unione europea condanna fermamente i recenti attacchi, presumibilmente compiuti da elementi pro-Assad, contro le forze del governo ad interim nelle aree costiere della Siria e tutte le violenze contro i civili». Si è riferita in modo esplicito solo agli attacchi da parte delle forze fedeli di Assad, senza quindi fare alcun accenno alla risposta violenta dei soldati governativi che hanno lasciato una scia di più di 900 vittime civili. Si è dovuto attendere fino a martedì sera per ottenere la condanna del massacro. Nella dichiarazione Ue, infatti, è stato poi sottolineato: «Condanniamo inoltre con la massima fermezza gli orribili crimini commessi contro i civili, tra cui le esecuzioni sommarie, molte delle quali sarebbero state perpetrate da gruppi armati che sostengono le forze di sicurezza delle autorità di transizione». Ma il sostegno ad Al Jolani, nonostante l’imbarazzo, non vacilla: «Accogliamo con favore gli impegni assunti dalle autorità di transizione e in particolare l’istituzione di un comitato investigativo, per assicurare gli autori alle proprie responsabilità in linea con le norme e gli standard giuridici internazionali».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.