2019-12-05
Trump si tiene stretto Giuseppi ma non chiude nessuno dei dossier
In extremis l'incontro bilaterale che rischiava di saltare. The Donald si complimenta per il lavoro del premier, «uomo molto popolare». Però su Web tax, 5G, questione cinese e contributi Nato non è disposto a transigere.Giuseppe Conte sta cercando un riavvicinamento con Donald Trump. È in quest'ottica che si è svolto ieri un incontro bilaterale tra i due, a margine del summit della Nato tenutosi a Watford. Un incontro non iniziato esattamente in discesa, visto che - come riportato dall'Ansa - è quasi saltato. «Ci confronteremo con il presidente Trump», aveva dichiarato il presidente del Consiglio poche ore prima, «anche se le agende stanno entrando in zona Cesarini perché abbiamo degli slot per quanto riguarda gli aerei e siamo tutti e due in ritardo. Avevamo programmato di incontrarci anche per uno scambio al di là di quello di ieri ancora più puntuale, bilaterale». Il vertice poi si è tenuto, in un clima abbastanza cordiale. Trump ha infatti definito Conte un «uomo molto popolare» che «sta facendo un lavoro fantastico».Tuttavia, al di là delle parole calorose, non è che i rapporti bilaterali tra Roma e Washington risultino oggi esattamente idilliaci. Basti pensare che, appena lunedì scorso, la Casa Bianca avesse minacciato ritorsioni commerciali contro l'Italia, in caso di approvazione della Web tax: imposta che prevedibilmente colpirebbe soprattutto i colossi tecnologici statunitensi. Le premesse non erano quindi le migliori. E, del resto, i dossier spinosi sono emersi nei due giorni del summit di Watford. A partire proprio dalla Web tax, rispetto a cui Conte ha cercato di allontanare la polemica. «Gli Stati Uniti sono fondamentali e saremo sempre legati a loro con un vincolo privilegiato», aveva dichiarato, «ovviamente quando si tratta poi di adottare singoli provvedimenti per quanto riguarda la legge di bilancio, la politica economica noi siamo uno Stato sovrano». Questione dazi? «Non ne abbiamo parlato, quindi non me ne aspetto», ha rassicurato il premier.Oltre alla tassazione sui giganti digitali, a tenere banco è stato soprattutto il rapporto che l'Italia intrattiene con la Cina: a partire dalla spinosissima questione del 5G. Il presidente americano aveva parlato ieri del dossier, bollandolo come un «pericolo per la sicurezza» e aggiungendo: «Ho parlato all'Italia e sembra che non procederanno con questo. Ho parlato con altri Paesi, non procederanno. Tutti quelli con cui ho parlato non andranno avanti.» Parole, smentite poco dopo dallo stesso Conte, che ha dichiarato: «Con me ieri non ha parlato di questo, lo posso assicurare. Posso dire che con Trump non ne abbiamo parlato, abbiamo parlato di tanti argomenti ma non di questo.» Una sconfessione plateale, che il premier ha poi cercato di ammorbidire. «Ho chiarito a Trump che applicheremo la nostra legislazione, che è tra le più avanzate». Del resto, è noto che la questione cinese costituisca oggi la principale causa di attrito tra Roma e Washington. Lo stesso segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha chiarito martedì che l'Alleanza Atlantica dovrà presto confrontarsi proprio con Pechino: una posizione che rende quindi l'Italia, per i suoi sempre più stretti legami cinesi, una sorta di osservata speciale degli Stati Uniti e della stessa Nato. E questo soprattutto dopo l'adesione di Roma alla Nuova Via della Seta, oltre che alla luce del recente viaggio del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in Cina. Un ulteriore punto di divergenza con Trump risiede poi nei contributi all'Alleanza Atlantica: un elemento che l'inquilino della Casa Bianca sottolineò anche in occasione della visita a Washington del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un capitolo delicatissimo, vista la storica riluttanza di alcuni settori del Movimento 5 stelle in materia.In tutto questo, non bisogna infine trascurare la profonda convergenza che il governo giallorosso sta portando avanti nei confronti dell'asse francotedesco: esattamente in un momento in cui le relazioni della Casa Bianca con Parigi e Berlino risultano ai minimi storici. Martedì Trump ha pubblicamente litigato con Emmanuel Macron sul ruolo della Nato e sulla questione dei foreign fighters. Ieri, invece, in un incontro bilaterale con Angela Merkel non è stato troppo morbido in materia di relazioni commerciali con Bruxelles, nonostante l'ottimismo ostentato dalla cancelliera. Insomma, al di là dei rapporti personali tra Conte e il presidente americano, alla prova dei fatti raramente Palazzo Chigi si è trovato più lontano dalla Casa Bianca. Un fattore, questo, che chiama in causa la preoccupazione delle principali istituzioni americane, a partire dal Dipartimento di Stato e dal Pentagono. Senza poi dimenticare che sul governo giallorosso continua ad aleggiare l'incognita del rapporto Durham, che dovrebbe essere diffuso a breve. E che, qualora confermasse determinati sospetti, potrebbe coinvolgere alcune delle forze che compongono l'attuale esecutivo italiano: dal Pd a Italia viva. Un dossier che può pungere Trump nel vivo e che può ben presto attirare decisamente la sua attenzione: molto più di quanto sarebbe potuto avvenire nella convulsa giornata di ieri, quando il presidente ha cancellato la conferenza stampa finale del summit, irritato dal dileggio del premier canadese Justin Trudeau e sotto pressione a causa dei recenti sviluppi dell'indagine per impeachment in patria.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».