2020-01-22
Trump piega Macron sulla digital tax e frega Bruxelles
Parigi rinuncia al balzello che aveva sponsorizzato per evitare i dazi: ora nel mirino Usa c’è l’Italia. E l’Ue resta a guardareDurante il suo discorso alla cinquantesima edizione del Word economic forum che si è aperto ieri a Davos, in Svizzera, Donald Trump ha rivendicato le «straordinarie intese commerciali» concluse con la Cina da una parte e con Messico e Canada dall’altra, «i migliori accordi di sempre». Ma chiusa la prima fase dell’intesa con Pechino, ora la Casa Bianca ha messo nel mirino l’Unione europea. prelievoIn particolare, la digital tax promossa a livello comunitario dal presidente francese Emmanuel Macron. Che proprio nelle ultime ore però sembra aver trovato un’intesa con l’omologo statunitense: Parigi rinuncia alla tassa sui colossi della Silicon Valley e Washington in cambio eviterà un aumento dei dazi contro la Francia almeno fino alla fine del 2020. E se il primo sostenitore della digital tax ora si fa da parte nel silenzio dell’Unione europea, a rischiare sono Italia e Regno Unito. Come ha spiegato il segretario al Tesoro statunitense, Steven Mnuchin, intervistato a Davos dal Wall Street Journal, se Roma e Londra non rinunceranno alla misura, definita «un prelievo ingiusto sui ricavi lordi», «si troveranno ad affrontare i dazi del presidente Trump». Ma non è detta l’ultima parola: come accaduto con la Francia, «avremo conversazioni simili anche con loro», ha spiegato il segretario Mnuchin. La prima occasione utile per l’Italia potrebbe essere venerdì, quando a Roma arriverà il vicepresidente statunitense Mike Pence che incontrerà papa Francesco ma anche diversi esponenti della politica. In cima all’agenda del numero due di Trump, fanno sapere fonti diplomatiche, l’alleanza contro la Cina (5G e banche), la cooperazione militare e le intese commerciali.Ma dal palco di Davos il presidente Trump ha declinato la sua versione di un «capitalismo migliore», tema di questa edizione del forum. L’ha fatto cambiando i suoi toni, osservano i commentatori del sito americano Axios.com, in almeno due modi: è parso incontenibile mentre parlava del buono stato di salute dell’economia a stelle e strisce, mentre è stato piuttosto sbrigativo quando si è trattato di discutere di cambiamenti climatici. Dalla voce del presidente statunitense trapela ottimismo, una scelta anche strategica visto l’avvicinarsi delle presidenziale di novembre in cui si gioca la riconferma alla Casa Bianca. «Il sogno americano è oggi più forte che mai», ha detto Trump, «Dobbiamo andare avanti con fiducia, senza paura e con una visione del futuro», ha aggiunto citando come modelli il Duomo di Firenze e il Rinascimento (emblema «dei sogni e delle ambizioni») oltre a Notre Dame a Parigi.impeachmentLasciato da parte per qualche ora l’impeachment, il presidente ha spiegato che «non è tempo per i pessimisti». Né sul fronte economico né su quello ambientale. «Quando ho parlato due anni fa da questa platea ho detto che avrei lanciato il grande ritorno dell’America. Oggi abbiamo riscoperto la grande macchina dell’America e dell’industria statunitense. L’America è tornata a vincere come mai prima d’ora», ha rivendicato il presidente Trump parlando con un linguaggio da uomo d’affari di fronte ad altri uomini d’affari.«È finita l’era dello scetticismo verso gli Stati Uniti e le aziende sono tornate nel nostro Paese». E qui, con toni quasi da campagna elettorale, ha fatto riecheggiare il tema di quest’edizione del forum, abbandonando almeno all’apparenza le dottrine liberiste: «Stiamo cercando di creare un’economia più inclusiva», ha spiegato evidenziando che l’aumento di redditi e stipendi riguarda tutte le etnie e dipingendosi come il paladino dei cosiddetti «dimenticati». Cioè gli sconfitti della globalizzazione, coloro che nel 2016 furono fondamentali per la sua vittoria e che ora vuole rassicurare, a meno di dieci mesi dalle presidenziali, per non perderli.Il capo della Casa Bianca si è scagliato poi contro i «perenni profeti di sventura» come l’attivista svedese Greta Thunberg che ha accusato i governi di non aver fatto «praticamente nulla» per contrastare i cambiamenti climatici. «Per abbracciare e accogliere le possibilità di domani dobbiamo respingere i profeti di sventura e questa apocalisse che ci è stata prospettata», ha insistito il presidente Trump. «Dobbiamo dimenticare quelli che ieri ci prospettavano un futuro buio e cupo. Hanno previsto crisi per sovrappopolamento negli anni Sessanta, carestie di massa negli anni Settanta e la fine del petrolio negli anni Novanta». Ma noi, ha affermato abbandonando il negazionismo ambientale che lo contraddistingueva fino a pochi mesi fa, «non lasceremo che succeda». E l’unico applauso nel suo discorso l’ha strappato quando ha annunciato che gli Stati Uniti parteciperanno all’iniziativa «Un miliardo di alberi contro il cambiamento climatico».
Marta Cartabia (Imagoeconomica)