2025-10-20
Trump ora punta a togliere il velo alla presunta indipendenza della Fed
Dietro gli attacchi al presidente Powell non c’è solo il dissenso sui tassi di interesse. C’è la convinzione che le banche centrali, dietro lo schermo dell’autonomia, usino la leva monetaria per fini politici.Il presidente Donald Trump vuole «una cosa molto semplice», come ha detto quest’estate in visita alla Federal Reserve a Washington: vuole tassi di interesse bassi, e li vuole rapidamente. È qualcosa che ha chiesto ripetutamente, criticando aspramente l’attuale presidente della Fed Jerome Powell, il cui mandato scade il prossimo maggio. Dalla critica Trump è passato abbastanza in fretta al dileggio allorché in varie occasioni ha definito Powell «stupid person» (persona stupida), «moron» (cretino), «troppo arrabbiato, troppo stupido, troppo politico» per poi soprannominarlo «Too Late Powell» (Powell troppo tardi). L’argomentazione di Trump è che Powell, determinato a mantenere autonomia di giudizio su quali tassi di interesse stabilire, sta costando miliardi di dollari agli americani, perché abbassando i tassi scenderebbe il costo del servizio del debito e l’economia ne beneficerebbe.Trump ha bisogno di tassi bassi non solo per contenere il costo del debito pubblico americano, il cui ammontare cresce, ma anche per sostenere l’economia. I dati economici statunitensi al momento non sembrano pessimi, ma nei prossimi mesi si vedranno maggiormente gli effetti della nuova politica economica trumpiana, tra dazi e manovre fiscali come il Big Beautiful Bill.Il tema è quello del controllo politico della banca centrale americana. Lo stile non propriamente diplomatico di Trump oscura il cuore della questione, che è il concetto di indipendenza del potere monetario rispetto a quello politico.La critica del presidente americano alla Fed è piuttosto semplice, in realtà: la Fed è passata dall’essere focalizzata sulla determinazione dei tassi di interesse all’essere esecutrice di politiche monetarie a supporto della politica fiscale pro tempore, influenzando l’economia statunitense in modi volontari e involontari. Gli enormi acquisti di titoli pubblici della Fed, ad esempio, eseguiti soprattutto durante la pandemia di Covid-19, hanno contenuto i rendimenti obbligazionari e consentito una maggiore spesa pubblica, riempiendo al contempo le tasche di Wall Street.La banca centrale si ritiene irresponsabile nei confronti del governo in materia di politica monetaria, ma in realtà si piega a determinate esigenze politiche, affermano i critici della Fed, come è successo durante l’era dei presidenti democratici alla Casa Bianca. La pretesa indipendenza della banca centrale è solo una foglia di fico per usare la leva monetaria a fini politici, dunque, affermano i trumpiani, tanto vale uscire dall’ipocrisia e riportare esplicitamente il potere monetario sotto l’ala del governo.A fine agosto, Donald Trump ha inviato una lettera alla governatrice della Fed Lisa Cook, annunciando che la «condotta ingannevole e potenzialmente criminale in materia finanziaria» di Cook era una causa sufficiente per la sua rimozione dal consiglio di amministrazione della Fed. Cook, nominata da Joe Biden e il cui mandato scadrebbe nel 2036, secondo le accuse avrebbe commesso una frode ipotecaria nel 2021, dichiarando sia una casa in Michigan sia un appartamento ad Atlanta come sua «residenza principale» al momento di contrarre prestiti. Ne è nata una disputa legale che è arrivata davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, la quale il primo ottobre scorso ha rinviato tutto al prossimo gennaio.L’idea di Trump è di scalzare il membro del board della Fed nominato dal democratico Biden e insediare qualcuno più sensibile alle richieste della Casa Bianca. Questo tentativo per ora è fallito, ma nel frattempo le inattese dimissioni di un altro membro della Fed hanno dato modo a Trump di nominare al suo posto Stephen Miran.Stretto consigliere economico di Trump, autore di un controverso documento sulla ristrutturazione del sistema commerciale mondiale che pare dettare la linea della politica economica di Trump, Miran è convinto che il dollaro sia sopravvalutato. Appena insediato nel board della Fed, Miran ha espresso il suo pensiero sulla politica monetaria attuata dalla Fed, affermando che l’attuale tasso di interesse (4,00% - 4,25%) è troppo alto perché sovrastima il tasso naturale, cioè il tasso reale (al netto dell’inflazione) che mantiene l’economia in equilibrio. Miran invita dunque, in maniera documentata, a tenere conto nella stima del tasso naturale (che lui chiama neutrale) degli effetti anche futuri delle politiche economiche attuate, andando oltre il solito gruppo di dati-chiave utilizzati normalmente dalla Fed.Nelle prossime settimane ci saranno certo nuovi sviluppi, ma per ora Trump ha messo a segno un colpo vincente con Miran. La sentenza della Corte Suprema su Lisa Cook sarà un momento storico, nel caso in cui desse ragione a Trump avallando il potere della Casa Bianca di rimuovere un governatore della Fed. Intanto lo staff della Casa Bianca sta valutando le candidature per la successione a Powell: Christopher Waller, Kevin Hassett, Kevin Warsh, Michelle Bowman, Rick Rieder i principali candidati, ma la partita è ancora lunga.
(Guardia di Finanza)
In particolare, i Baschi verdi del Gruppo Pronto Impiego, hanno analizzato i flussi delle importazioni attraverso gli spedizionieri presenti in città, al fine di individuare i principali importatori di prodotti da fumo e la successiva distribuzione ai canali di vendita, che, dal 2020, è prerogativa esclusiva dei tabaccai per i quali è previsto il versamento all’erario di un’imposta di consumo.
Dall’esame delle importazioni della merce nel capoluogo siciliano, i finanzieri hanno scoperto come, oltre ai canali ufficiali che vedevano quali clienti le rivendite di tabacchi regolarmente autorizzate da licenza rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ci fosse un vero e proprio mercato parallelo gestito da società riconducibili a soggetti extracomunitari.
Infatti, è emerso come un unico grande importatore di tali prodotti, con sede a Partinico, rifornisse numerosi negozi di oggettistica e articoli per la casa privi di licenza di vendita. I finanzieri, quindi, seguendo le consegne effettuate dall’importatore, hanno scoperto ben 11 esercizi commerciali che vendevano abitualmente sigarette elettroniche, cartine e filtri senza alcuna licenza e in totale evasione di imposta sui consumi.
Durante l’accesso presso la sede e i magazzini sia dell’importatore che di tutti i negozi individuati in pieno centro a Palermo, i militari hanno individuato la presenza di poche scatole esposte per la vendita, in alcuni casi anche occultate sotto i banconi, mentre il grosso dei prodotti veniva conservato, opportunamente nascosto, in magazzini secondari nelle vicinanze dei negozi.
Pertanto, oltre al sequestro della merce, i titolari dei 12 esercizi commerciali sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria e le attività sono state segnalate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per le sanzioni accessorie previste, tra le quali la chiusura dell’esercizio commerciale.
La vendita attraverso canali non controllati e non autorizzati da regolare licenza espone peraltro a possibili pericoli per la salute gli utilizzatori finali, quasi esclusivamente minorenni, che comprano i prodotti a prezzi più bassi ma senza avere alcuna garanzia sulla qualità degli stessi.
L’operazione segna un importante colpo a questa nuova forma di contrabbando che, al passo con i tempi, pare abbia sostituito le vecchie “bionde” con i nuovi prodotti da fumo.
Le ipotesi investigative delineate sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte a indagini e la responsabilità degli indagati dovrà essere definitivamente accertata nel corso del procedimento e solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
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«Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video messaggio al gala 50esimo anniversario della National Italian American Foundation a Washington. "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare», ha aggiunto il presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato quest'anno la celebrazione.
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