2020-09-22
Trump ha smontato le favole neoliberiste. Ecco perché ha vinto (e può farlo di nuovo)
Nel suo ultimo libro l'analista Andrew Spannaus demolisce l'austerità e «l'ideologia del debito pubblico», che il tycoon combatte.Questo testo di Andrew Spannaus potrebbe avere un sottotitolo: Operazione verità. Un sottotitolo che invita alla calma e alla ragionevolezza e che non è affatto polemico. Si pone, infatti, nella scia di quel «mestiere di storico», mestiere a cui nella nostra giovinezza abbiamo guardato con passione. Mi riferisco, per esempio, all'immagine di Henri Pirenne, il grande autore di Maometto e Carlomagno e il fondatore di fatto della storiografia belga, contemporanea e universale insieme: fotografato vestito di tutto punto come un vero snob poco prima di impartire lezioni di storia alla truppa che con Lui era prigioniera nel campo di detenzione tedesco di Holzminden nel corso della Prima guerra mondiale, ancora oggi ci trasmette l'immagine di un ricercatore della verità anche nel pieno delle passioni ideologiche che non gli impedivano di esercitare con obbiettività il Suo compito umanistico. Oppure all'insegnamento di Marc Bloch, martire della resistenza francese, che studiò il potere dei Re taumaturghi, aprendo un filone di studi sulle credenze popolari e il «corpo mistico del sovrano» con una anticipazione prodigiosa e ricca di insegnamenti ancora oggi - anzi, oggi più che mai - attualissimi. E di queste credenze e del «corpo mistico» del potere su cui Kantorowicz ha scritto pagine indimenticabili e non a caso evocatrici dell'«autorappresentazione [del potere] attraverso la metafora corporea [in] una fase, quella della modernità, in cui il potere diventa controllo diretto della vita e dei corpi e in cui il corpo si fa veicolo». Di questo insieme di credenze il libro di Spannaus ci parla, con una persuasione pari alla diretta evocazione di fatti, di episodi, di cifre. E decostruisce un'immagine della realtà virtuale per rimettere il mondo con i piedi per terra e raccontarci come va questo mondo, con verità e senza pregiudizi ideologici. Il contributo più importante è forse quello sulla politica estera nordamericana e sul ruolo degli Usa nel mondo postpandemico che si apre dinanzi a noi. Spannaus realizza una descrizione del ruolo svolto da un settore potente dello stato nordamericano, le sue agenzie d'intelligence e il soft power che ne emana, spesso con una compulsività che richiama tutt'altra cosa rispetto alla dolce pressione dell'egemonia. Esso si dispiega, invece, come ordinamenti di fatto che usano o minacciano l'uso della forza, nel quadro pretoriano del ruolo inusitato assunto tanto dai massmedia quanto dai giudici, i quali hanno trasformato un ordinamento in un potere. Qual è il tema essenziale in cui si disvela il potere pretoriano e insieme il non allineamento dello stato profondo con il potere politico? Ma certamente si tratta - e qui le pagine di Spannaus sono un bell'esempio anche di giornalismo d'inchiesta - del rapporto con la Russia da parte degli Usa dopo l'ascesa al potere di Putin, un leader non più malleabile e condizionabile dall'alta finanza internazionale come lo fu Eltsin. Ho sempre sostenuto che ciò che ha creato un vuoto enorme di potere nel plesso decisivo delle terre e dei mari da cui inizia lo heartland è stata l'assenza di una nuova Yalta o di un nuovo Congresso di Vienna. Infatti - come ci insegnò Henry Kissinger - solo la diplomazia può dar vita a poteri internazionali stabili e non febbricitanti. Il dilagare di Trump altro non fu e non è che lo specchio di questa febbre che permea il mondo da quando la Cina è emersa come nuova potenza marittima. Con essa, e grazie anche al ruolo svolto dall'altra faccia dell'unipolarismo, il mondialismo postwilsoniano si è accompagnato, in verità, all'unipolarismo di guerra nordamericano e si è dispiegato umiliando la Russia, mentre invece doveva fare di essa un'alleata «competitiva» per combattere la vera battaglia: quella contro la Cina. Le pagine di Spannaus sono eloquenti per dimostrare quale errore sia stato, sia economicamente, sia per il gioco di potenza militare internazionale, lasciar dilagare una Cina nuovamente aggressiva all'esterno tanto quanto è repressiva all'interno. E nel futuro la sua aggressività non potrà che aumentare per il fallimento che si delinea della politica neo-maoista di Xi Jinping. [...]L'Europa è una potenza di terra dominata dalla Germania, nazione che ha scelto la Cina per prolungare sul piano internazionale la sua potenza, priva come è di un esercito. Per contare nel mondo in forma non vassallatica ha scelto il legame economico e politico con la Cina, legame che è molto più profondo di quanto non si creda. Basta pensare alla timidezza e al disappunto con cui la cancelliera Merkel ha sconfessato coloro che volevano che pronunciasse una severa condanna contro la repressione a Hong Kong; riluttanza sottolineata dai critici interni anche al suo partito, a cominciare dai leader bavaresi che ne insidiano il potere politico. Una triste fine di carriera tutta tattica e mai strategia. Pas de grande programme, madame, si potrebbe dire citando De Gaulle. Il libro di Spannaus ha pagine molto efficaci che spiegano anche la trasformazione delle volizioni elettorali operaie e delle classi medie nordamericane, insidiate dalla continua diminuzione del reddito alle famiglie e dalla disuguaglianza sociale. Il neopopulismo trumpiano affonda nei disagi socio-economici le sue radici e - non a caso - raccoglie il lascito anche del populismo nordamericano storicamente di sinistra impersonato da Sanders. Ma il contributo più interessante e veramente indimenticabile è rappresentato dalle pagine del Nostro autore in cui si smonta l'ideologia neomagica del debito pubblico. È, del resto, un assunto di base neoliberista e ordoliberista porre sotto lo stesso tetto teorico il debito delle famiglie, delle imprese e dello Stato. Mentre nei primi due casi il debito non è mai redimibile, nel terzo caso esso lo è sempre e Spannaus lo dimostra con pagine di chiarezza antologica che dovrebbero essere lette e rilette dai soloni dell'ordoliberismo. [...] Le guerre degli unipolaristi allievi di Leo Strauss che hanno abbandonato alla ragion di stato per la pace kantiana, eretta non a ideale morale personale, ma a principio ordinatorio post-westfaliano, ha precipitato il mondo nella catastrofe. Lo spirito assoluto, che nel suo realizzarsi nel finito opera ciecamente e non secondo la ragione dello storicismo assoluto, si è reso manifesto attraverso Trump. E questa è la realtà, non ciò che vorremmo nella finitezza dell'essere. Questo moto storico ha di fatto arginato, come ci dimostra Spannaus, il peggio che stava inverandosi attraverso il controllo degli Usa da parte del complesso militare di terra - e quindi antirusso pour excellence - e dell'alta finanza, allorché l'Urss crollò. L'unico modo per ridare una stabilità al mondo dopo quell'evento era ricostruire un duopolio di potere in grado, attraverso una serie di entente cordiale tra Usa e alleati vassallatici strategici nelle aree sensibili mondiali. Un disegno che l'ultimo Obama delineò bene nella Sua famosa intervista a The Atlantic, ma l'asse di tutto ciò non poteva che essere un nuovo rapporto tra Usa e Russia. Il fatto che questo non sia avvenuto, spinse quel gigante della politica estera mondiale che fu Primakov a riprendere la politica estera zarista del grande Aleksandr Michajlovič Gorčakov, il quale comprese che era nelle montagne del «grande gioco» che si decidevano le sorti del mondo. Ma l'Urss fu cacciata da quelle montagne e poi intrappolata dalla Nato e dall'Ue, con la vergognosa entrata nel Wto della Russia avviata sulla via del potere verticale postdemocratico solo nel 2011, mentre la Cina terroristica a dominazione di massa vi era ammessa già nel 2001. Ciò fu fatto per favorire la grande finanza internazionale e le grandi famiglie nordamericane che avevano costruito l'anello del potere che teneva insieme politica ed economia.Il disegno di Primakov, del resto, era un esempio della disperazione a cui era giunta la Russia illudendosi di potere bilanciare con una alleanza con la Cina, la Siria, l'Iran, l'Afghanistan e gli accordi commerciali (specie tra Russia e Cina, e mai sul gas) la non realizzatasi alleanza competitiva con gli Usa in funzione anticinese. Il dispiegamento dell'alleanza russo-turca nel Mediterraneo, del resto, deriva da questa necessità della Russia di essere una potenza euroasiatica nella sua piena interezza. Spannaus ci fa riflettere profondamente su queste relazioni internazionali a molteplici livelli con un'acribia che ci riempie di gratitudine per il ritrovare una impostazione così felice nelle pagine scritte da chi non è storico di professione. E che, forse proprio per questo, con il Suo sguardo pluridisciplinare, è in grado di strappare il velo del gioco di specchi che sui temi dell'Europa ordoliberista e degli Usa di Trump si sono artatamente costruiti in questi ultimi anni. Non si è trattato affatto di un'operazione cospirativa, di un'operazione freddamente consapevole, ma dello spirito dei tempi: quello Zeitgeist in cui siamo tutti immersi. Uno Zeitgeist per cui l'inflazione si manifesta di già con il 2% di aumento dei prezzi e, anzi, quel 2% è l'inflation targeting mai da superare. E allora nessuno sa spiegare come mai anche con una liquidità così enorme come quella iniettata sui mercati dei titoli pubblici, la deflazione non sia stata eliminata o temperata. La risposta sta nelle evidenze economiche e sociali che Spannaus dispiega sotto i nostri occhi quando ci dà il misurato, ma drammatico, quadro del mercato del lavoro e degli effetti disgregatori delle politiche neoliberiste nordamericane e mondiali oggi dominanti. 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