2025-08-28
Trump ribalta la Fed e minaccia nuovi dazi all’Ue
Cacciato un membro del board nominato da Biden. Intanto riparte lo scontro con Bruxelles sul comparto tecnologico.Donald Trump va allo scontro con la Fed. Il presidente americano ha infatti licenziato Lisa Cook, che è un membro del board dei governatori della Banca centrale degli Stati Uniti. L’inquilino della Casa Bianca ha giustificato la sua mossa invocando l’articolo II della Costituzione e il Federal Reserve Act del 1913. In particolare, la Cook è stata accusata dall’amministrazione americana di frode sui mutui ed è per questo stata deferita a un procedimento di natura penale. Un annuncio, quello di Trump, che la diretta interessata ha rispedito al mittente. «Il presidente Trump ha dichiarato di volermi licenziare “per giusta causa”, quando non esiste alcuna causa ai sensi della legge e lui non ha l’autorità per farlo», ha dichiarato, per poi aggiungere: «Non mi dimetterò». «Il tentativo di Trump di licenziarla, basato esclusivamente su una lettera di deferimento, è privo di qualsiasi fondamento fattuale o legale. Presenteremo una causa per contestare questa azione illegale», ha affermato, dal canto suo, l’avvocato della Cook, Abbe Lowell. «Se fossi in lei, nelle sue circostanze, andrei in congedo subito», ha invece detto il direttore del Consiglio economico nazionale degli Stati Uniti, Kevin Hassett. Dal punto di vista legale, il Federal Reserve Act consente al presidente di licenziare i membri del board dei governatori della Fed soltanto per «giusta causa»: una fattispecie talmente ampia da risultare non troppo chiara. È del resto la prima volta che un inquilino della Casa Bianca si muove in vista di un simile siluramento. Siamo quindi anche a corto di precedenti storici. «La Federal Reserve rispetterà qualsiasi decisione del tribunale», ha comunque dichiarato un portavoce della Banca centrale.Chiaramente la questione, nel complesso, è di natura politica. Trump è da mesi ai ferri corti con il presidente della Banca centrale americana, Jerome Powell, criticandone la politica monetaria a suo dire troppo restrittiva. L’inquilino della Casa Bianca, che gli avversari accusano di voler minare l’indipendenza della Fed, auspica infatti da tempo un deciso taglio dei tassi d’interesse. Lo scontro con la Cook, nominata da Joe Biden nel board a gennaio 2022, si inserisce quindi all’interno di questo quadro. Senza poi trascurare lo spoil system che Trump sta cercando di portare avanti in varie istituzioni statunitensi. A inizio agosto, un’altra esponente del board dei governatori designata da Biden, Adriana Kugler, si era dimessa dall’incarico. Il presidente americano l’ha quindi sostituita con l’attuale presidente del Council of Economic Advisers della Casa Bianca, Stephen Miran, che, in attesa di essere confermato dal Senato, è uno strenuo fautore del taglio dei tassi. Tra i principali architetti dei dazi, Miran sostiene che le politiche tariffarie dell’amministrazione Trump non determineranno un incremento dell’inflazione. È quindi convinto della necessità di una politica monetaria più espansiva come stimolo all’economia statunitense. Non è forse un caso che lo scontro con la Cook sia esploso più o meno contemporaneamente alle nuove minacce di dazi, formulate da Trump nei confronti dell’Ue nel comparto tecnologico. «Come presidente degli Stati Uniti, mi opporrò ai Paesi che attaccano le nostre incredibili aziende tecnologiche americane. A meno che queste azioni discriminatorie non vengano eliminate, io, come presidente degli Stati Uniti, imporrò dazi aggiuntivi sostanziali sulle esportazioni di quel Paese verso gli Stati Uniti e istituirò restrizioni all’esportazione sulla nostra tecnologia e sui nostri chip altamente protetti», ha tuonato l’inquilino della Casa Bianca, innescando l’irritazione della Commissione europea. Questo significa che le fibrillazioni commerciali tra Washington e Bruxelles potrebbero non essere ancora finite. Era d’altronde abbastanza chiaro come, agli occhi di Trump, la tutela delle grandi aziende tecnologiche americane fosse una questione di primaria importanza. Tra l’altro, come abbiamo visto, la Casa Bianca minaccia di intervenire pesantemente in un comparto strategico come quello dei microchip. In tutto questo, ieri sono scattati i dazi americani al 50% contro l’India. Trump punta a mettere sotto pressione Nuova Delhi per spingerla sia ad accettare le condizioni di Washington su un eventuale accordo commerciale sia a rompere i suoi rapporti con la Russia dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico. Il rischio, per la Casa Bianca, è che l’India si avvicini a Pechino: alla fine di questa settimana, Narendra Modi si recherà infatti in Cina per il summit della Shanghai Cooperation Organisation. È in un tale quadro che, lunedì, Trump ha minacciato la Repubblica popolare con dazi più elevati, nel caso quest’ultima dovesse ridurre l’export di magneti e terre rare. «Devono darci dei magneti, se non ce li danno, allora dobbiamo imporre loro dazi del 200% o qualcosa del genere», ha dichiarato. D’altronde, come spiegò lo stesso Miran in un’intervista alla Verità lo scorso maggio, per l’amministrazione Trump i dazi sono principalmente legati alla tutela della sicurezza nazionale. Il loro obiettivo è infatti quello di rilanciare il manifatturiero americano e rendere resilienti le catene di approvvigionamento nei settori considerati strategici. «Il problema principale è che non si può combattere una guerra senza la produzione di acciaio e alluminio in America», dichiarò a giugno, in audizione al Senato, il segretario al Commercio americano, Howard Lutnick. Si condivida o meno, la strategia dei dazi, portata avanti dall’amministrazione Trump, segue una sua logica. Una logica non priva di rischi, ma che ha un suo senso.
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)
(Ansa)
La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. Nell'esplosione hanno perso la vita 3 carabinieri e sono risultate ferite 15 persone tra forze dell'ordine e vigili del fuoco. (NPK) CC
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Mario Venditti. Nel riquadro, Silvio Sapone in una foto agli atti dell’inchiesta di Brescia (Ansa)