2025-06-05
Dal tattico nucleare al ricercatore. Ecco i nuovi sherpa di Washington
Michael Anton e Alexander Alden
Michael Anton tratta con l’Iran, Alexander Alden ha di recente incontrato il ministro degli Esteri serbo.«Il presidente Trump è tornato in carica con un mandato inequivocabile da parte degli elettori. Vogliono un’America forte. Un’America forte, impegnata nel mondo, ma guidata da un obiettivo chiaro: promuovere la pace all’estero e la sicurezza e la prosperità qui in patria», con queste parole Marco Rubio si presentò, il 15 gennaio scorso, davanti alla commissione per gli Affari esteri del Senato, nel corso dell’audizione parlamentare che avrebbe successivamente portato alla ratifica della sua nomina a segretario di Stato. Nell’occasione, Rubio spiegò i punti essenziali di una politica estera incentrata sul principio dell’America First: una politica estera, cioè, fondata sulla difesa dell’interesse nazionale. «Per il nostro Paese, anteporre l’interesse dell’America e degli americani a tutto il resto non è mai stato così rilevante o necessario come lo è ora», sostenne. Ebbene, sono passati alcuni mesi da allora. E, nonostante nel lontano 2016 fosse stato un acerrimo avversario di Donald Trump, Rubio è diventato man mano uno dei protagonisti principali della sua attuale amministrazione. È quindi utile dare un’occhiata ad alcuni esponenti del suo entourage più ristretto, che sono a sua volta collegati a un interessante network di think tank conservatori.A fine maggio, Politico ha riportato che Alexander Alden è diventato senior advisor di Rubio: in particolare, la testata ha riferito che avrebbe recentemente preso parte a un incontro tra il vicesegretario di Stato americano, Christopher Landau, e il ministro degli Esteri serbo, Marko Duric. Alden è stato ricercatore presso lo Scowcroft Center for Strategy and Security dell’Atlantic Council e aveva anche fatto parte della prima amministrazione Trump. Oltre a essere consulente per Palantir Technologies, ha altresì lavorato al Claremont Institute. Parliamo di uno dei più influenti think tank conservatori del panorama politico statunitense, che pubblica la Claremont Review of Books. Si tratta di una rivista trimestrale su cui, nel 2018, firmò una recensione Michael Needham, che all’epoca era amministratore delegato di Heritage Action for America: braccio lobbistico del principale think tank conservatore statunitense, la Heritage Foundation. Fu proprio nel 2018 che Needham divenne capo dello staff di Rubio, che allora era senatore della Florida. Era invece lo scorso dicembre, quando Trump lo ha nominato Counselor del Dipartimento di Stato: una sorta di sottosegretario che risponde direttamente al segretario di Stato. Finora, si è occupato soprattutto di dossier collegati alla Nato e all’America Latina.Emerge poi un’altra figura particolarmente influente in seno all’entourage di Rubio. Ci riferiamo al Director of Policy Planning del Dipartimento di Stato, Michael Anton, che Trump ha nominato come capo negoziatore nei colloqui tecnici sul nucleare con l’Iran. Un aspetto senza dubbio interessante risiede nel fatto che Anton proviene da ambienti politici non estranei all’area neoconservatrice: sedette nel Consiglio per la sicurezza nazionale ai tempi dell’amministrazione di George W. Bush e fu anche portavoce dell’allora consigliere per la sicurezza nazionale, Condoleezza Rice. Addirittura, nel 2011, difese pubblicamente l’ex vicepresidente americano, Dick Cheney, da alcune critiche che gli erano state mosse dal giornalista Bob Woodward. Poi ci fu la svolta. Nel settembre 2016, Anton pubblicò sotto pseudonimo proprio sulla Claremont Review of Books un saggio in cui criticava i conservatori anti-trumpisti, de facto auspicando una vittoria del tycoon newyorchese contro Hillary Clinton alle elezioni presidenziali di quell’anno. È interessante notare come il mentore di Anton fosse Harry V. Jaffa: allievo di Leo Strauss, si trattava di un influente filosofo politico i cui allievi fondarono, nel 1979, il Claremont Institute. Tutto questo, senza trascurare un dettaglio di non poco conto: e cioè che Anton è uno studioso di Niccolò Machiavelli.Insomma, è abbastanza chiaro come l’entourage di Rubio sia connesso a un network politico-culturale gravitante attorno ad alcuni dei principali pensatoi conservatori statunitensi. Si tratta di un substratum da tenere in debita considerazione, se si vuole avere contezza della filosofia che sostanzia l’attuale politica estera di Washington. Il cambio di paradigma di cui Trump si sta facendo promotore passa anche dalle elaborazioni teoriche dei think tank.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)