2025-01-28
Trump adotta il modello Albania a El Salvador
Washington stringe accordi con il Paese centroamericano affinché ospiti gli irregolari espulsi che le nazioni d’origine si rifiutano di accogliere. Intanto la Colombia, che faceva le bizze, è già stata domata da Donald: «Ce li riprendiamo tutti».Se c’è un concetto chiave in grado di riassumere la linea che l’amministrazione Trump sta tenendo sul contrasto all’immigrazione clandestina, è quello di «deterrenza». Sia chiaro: alti numeri di rimpatri avvenivano già ai tempi del secondo mandato di Barack Obama e dell’amministrazione Biden. Il problema era che, con Joe Biden, si era altresì registrato il record storico di clandestini intercettati al confine meridionale. Molti di essi venivano inoltre rilasciati sul suolo americano: una situazione che, in un certo senso, alimentava a propria volta gli arrivi. Ora, la musica è però cambiata. Il Dipartimento per la sicurezza interna ha reso possibili gli arresti nelle scuole e nelle chiese. Tutto questo, mentre, nella sola giornata di domenica, sono stati fermati quasi mille clandestini per un totale di almeno 2.681 arresti dall’insediamento del nuovo presidente lo scorso 20 gennaio. Secondo il Washington Post, l’amministrazione punta inoltre a incrementare il numero quotidiano di arresti, per arrivare a circa 1.200 al giorno.Nel frattempo, la Cbs ha riferito che, stando ad alcuni funzionari del governo americano, sarebbero in corso delle trattative con El Salvador: l’obiettivo è quello di stringere un accordo con questo Paese, affinché ospiti quegli irregolari espulsi che le nazioni d’origine - come per esempio il Venezuela - si rifiutano di accogliere. El Salvador otterrebbe quindi la designazione di «Paese terzo sicuro». Si tratta di un’intesa che era già stata negoziata dalla prima amministrazione Trump, ma che Biden aveva successivamente cassato. In particolare, pare che l’attuale presidente americano voglia utilizzare questo eventuale accordo soprattutto per i membri della pericolosa gang venezuelana Tren de Aragua: secondo Fox News, la Dea ha arrestato 50 esponenti di questa banda, durante un raid effettuato domenica mattina in Colorado. Del resto, già a inizio gennaio, il nuovo responsabile della frontiera meridionale, Tom Homan, aveva riferito di trattative per stringere accordi di accoglienza con dei Paesi terzi. Questo vuol dire che, pur facendo le dovute distinzioni di contesto, la strategia del governo Meloni dei centri in Albania non è affatto assurda, perché è chiaro che, al di là del ricollocamento dei migranti, svolge anche una funzione di natura deterrente.Ma l’amministrazione Trump sta altresì utilizzando strategie di deterrenza e coercizione per i rimpatri veri e propri. Domenica mattina, gli Stati Uniti avevano organizzato dei voli per rimandare in Colombia alcuni immigrati irregolari. Lo stesso governo di Bogotà aveva inizialmente dato il proprio assenso, per poi tuttavia revocarlo, mentre gli aerei erano già in volo. A quel punto, Trump ha minacciato di imporre dazi del 25% al Paese latinoamericano, oltre a delle misure restrittive per i visti concessi ai funzionari colombiani. Nonostante il presidente della Colombia, Gustavo Petro, abbia provato in un primo momento a fare la voce grossa, ha poi di fatto ceduto, mettendo addirittura a disposizione il suo aereo per effettuare i rimpatri. «Il governo della Colombia ha accettato tutte le condizioni del presidente Trump, tra cui l’accettazione illimitata di tutti gli immigrati clandestini provenienti dalla Colombia rimpatriati dagli Stati Uniti, anche a bordo di aerei militari statunitensi, senza limitazioni o ritardi», ha dichiarato la Casa Bianca domenica sera, per poi aggiungere: «Gli eventi di oggi rendono chiaro al mondo che l’America è di nuovo rispettata». «Abbiamo superato la situazione di stallo con il governo degli Stati Uniti», ha affermato, dal canto suo, il governo di Bogotà.Era invece la giornata di ieri, quando il presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha reso noto che il suo Paese, la scorsa settimana, ha accolto circa 4.000 espulsi dagli Stati Uniti, di cui la «grande maggioranza» era messicana. Questo significa che la Sheinbaum ha ammorbidito la sua posizione originaria: a dicembre, si era infatti detta contraria ad accogliere degli espulsi che non fossero messicani. Segno del fatto che anche il Messico sta man mano assumendo una linea più conciliante nei confronti di Trump. Un Trump che, la settimana scorsa, ha annunciato di voler ripristinare la cosiddetta «Remain in Mexico policy»: una politica che obbligava i richiedenti asilo negli Stati Uniti di attendere l’esame delle loro domande in territorio messicano. Tutto questo senza dimenticare che il presidente americano sta valutando l’idea di schierare 10.000 soldati aggiuntivi alla frontiera meridionale degli Stati Uniti.Nel frattempo, l’amministrazione Trump sta affrontando delle tensioni con la Conferenza episcopale statunitense, che ha criticato la linea dura sull’immigrazione clandestina. A scendere in campo a difesa della Casa Bianca è stato il vicepresidente, JD Vance, che è cattolico. «Penso che la Conferenza episcopale degli Stati Uniti debba effettivamente guardarsi un po’ allo specchio: quando ricevono oltre 100 milioni di dollari per aiutare a reinsediare gli immigrati illegali, sono preoccupati per questioni umanitarie? O sono preoccupati per il loro profitto?», ha dichiarato. Secondo Axios, la Conferenza episcopale americana gestisce il 18% dei ricollocamenti di immigrati in tutto il Paese. Tra l’altro, nonostante in campagna elettorale avesse chiarito l’intenzione di tenere la linea dura sull’immigrazione illegale, Trump, lo scorso novembre, ha vinto nettamente nel voto cattolico.
Alice Weidel (Getty Images)