2022-07-24
Trova soldi per i dem e indaga Trump
Giustizia americana sempre più politicizzata: procuratrice distrettuale raccoglie fondi per un candidato democratico mentre guida l’inchiesta sull’avversario legato al tycoon.Sembra proprio che negli Stati Uniti il settore della giustizia sia sempre più vittima di una politicizzazione targata dem. Un’esagerazione? Non esattamente: sono del resto vari episodi recenti a dimostrare questo stato di cose. Giovedì scorso, il candidato repubblicano alla poltrona di governatore dello Stato di New York, Lee Zeldin, ha subito un attentato. Attualmente deputato per l’elefantino e di impostazione trumpista, Zeldin è stato assalito durante un comizio da un uomo che gli ha detto «sei finito», mentre brandiva una sorta di portachiavi con due punte acuminate (uno strumento, pare, destinato all’autodifesa che avrebbe potuto avere conseguenze nefaste, in caso di un colpo in gola). Prontamente bloccato e arrestato, l’aggressore è stato tuttavia rilasciato qualche ora dopo, per giunta senza cauzione. Questa assurda situazione è figlia di un lassismo, introdotto legislativamente nello Stato di New York nel 2019: un lassismo che, come ricordato da Politico, ha da tempo suscitato le critiche non solo dei repubblicani ma anche delle frange più centriste dello stesso Partito democratico. Quel Partito democratico che, rammentiamolo, detiene la maggioranza in entrambi i rami del parlamento statale. Lo stesso Joe Biden ha condannato l’attacco subito da Zeldin, mentre la stampa italiana, in larga parte sempre pronta ad accusare i repubblicani di estremismo, non sembra essersi accorta dell’episodio (salvo rare eccezioni). Un po’ come, del resto, è avvenuto con il tentativo di assassinio del giudice di nomina repubblicana, Brett Kavanaugh, lo scorso giugno. Ma la giustizia politicizzata non si ferma certo qui. Un altro episodio riguarda la procuratrice distrettuale di Fulton County, Fani Willis, che ha organizzato a giugno un evento di raccolta fondi in sostegno della campagna elettorale di Charlie Bailey: attuale candidato dem alla poltrona di vicegovernatore della Georgia. A tal proposito, va sottolineato che la Willis è iscritta al Partito democratico e che sta conducendo da oltre un anno un’indagine sulle presunte interferenze elettorali di Donald Trump in Georgia. Ebbene, tra gli indagati in questa inchiesta figura il senatore statale repubblicano Burt Jones, che è attualmente il rivale di Bailey nella disfida per l’incarico di vicegovernatore della Georgia. Un evidente cortocircuito, insomma, a causa di cui la Willis è stata rimproverata giovedì dal giudice Robert McBurney, che sovrintende alla sua indagine. Anche in questo caso, si è registrata un’attenzione mediatica piuttosto modesta: una situazione ben diversa rispetto agli occhi ripetutamente puntati sulla commissione parlamentare d’inchiesta relativa ai fatti del 6 gennaio (commissione, ricordiamolo, costituita da sette deputati dem e due repubblicani: tutti nominati dalla leader del partito di maggioranza, la Speaker della Camera, Nancy Pelosi). Infine, in tema di politicizzazione, non può mancare il tentativo che i dem stanno portando avanti per strumentalizzare la Corte suprema. Secondo quanto riferito da The Hill, alcuni deputati dell’asinello hanno promosso lunedì un disegno di legge per ampliare il numero dei supremi giudici di quattro unità. Negli ultimi anni, l’aumento dei togati è stato a più riprese proposto da vari settori della sinistra americana: settori che sono tornati alla carica dopo la recente sentenza sull’aborto e che vorrebbero ricorrere a questa misura per diminuire il peso dei giudici di nomina repubblicana (che sono attualmente in maggioranza). Una linea assurda, che esporrebbe la Corte alla partigianeria politica e che fu non a caso criticata dalla stessa togata liberal Ruth Ginsburg nel 2019. Una linea che rischia inoltre di spaccare ulteriormente l’asinello, visto che Biden ha ribadito di recente la sua contrarietà a una simile prospettiva.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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