
Ricavi, margine e utile crescono. Exploit del segmento Vita con 14,4 miliardi di raccolta. La battaglia interna che si è consumata nell’ultima assemblea con la sconfitta del fronte «ribelle» guidato da Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio non sembra aver penalizzato i conti delle Generali. Il primo trimestre è stato infatti archiviato con ricavi, margini, utile e capitale sopra le attese degli analisti anche se la svalutazione degli asset russi ha pesato per 136 milioni sul risultato netto consolidato sceso a 727 milioni, dagli 802 milioni dello stesso periodo 2021. Senza l’onere della Russia (di cui 96 milioni per i titoli a reddito fisso russi detenuti direttamente dal gruppo e 40 milioni per la partecipazione in Ingosstrakh), l’utile netto della compagnia guidata da Philippe Donnet si sarebbe attestato a 863 milioni. L’utile operativo si è attestato a 1,6 miliardi (+1,1%), il risultato non operativo è invece in rosso di 375 milioni (da -275 milioni nei primi tre mesi dell’anno scorso), principalmente per le svalutazioni sugli investimenti russi. I premi lordi del gruppo ammontano a 22.322 milioni, in aumento del 6,1%, grazie allo sviluppo di entrambi i segmenti, Vita e Danni. In particolare, il Vita ha avuto una raccolta lorda di 14,43 miliardi, +6% e oltre le attese del consenso di 13,37 miliardi e il Danni ha segnato premi lordi per 7,889 miliardi, +6,4% e oltre le attese di 7,491 miliardi. La compagnia triestina conferma dunque il tasso annuo composto di crescita dell’utile per azione nel periodo 2021-2024 tra il 6% e l’8%, di generare flussi di cassa netti disponibili a livello della capogruppo nel periodo 2022-2024 superiori a 8,5 miliardi e distribuire agli azionisti dividendi cumulati nel periodo 2022- 2024 per un ammontare compreso tra 5,2 e 5,6 miliardi. Nel corso della conferenza telefonica con gli analisti, il direttore finanziario del Leone, Cristiano Borean, ha inoltre spiegato che nella peggiore delle ipotesi il gruppo potrebbe accantonare altri 163 milioni di euro per coprire la svalutazione degli asset in Russia. Nello scenario più negativo, che sarà chiaro e definitivo solo con la semestrale, quindi quello che comporterebbe l’azzeramento della quota del 38,5% nella quarta compagnia russa Ingosstrakh (quota puramente finanziaria che resta congelata), «ci troveremmo un ulteriore impatto sull’utile netto di altri 126 milioni, per quel che riguarda i titoli di stato russi abbiamo una quota residua di 40 milioni di euro a valore di mercato, che se fosse azzerata anch’essa porterebbe un impatto netto di ulteriori 37 milioni. Quindi in uno scenario estremo» l’impatto sarebbe di 163 milioni», ha sottolineato Borean. Nella trimestrale la partecipazione in Ingosstrakh e i titoli a reddito fisso detenuti direttamente ammontano rispettivamente a 176 milioni (384 milioni a fine 2021) e 40 milioni (188 milioni a fine 2021). In Russia e Ucraina la compagnia ha anche investimenti indiretti e attività finanziarie collegate a contratti unit linked marginali, che sono pari rispettivamente a 43 milioni (111 milioni a fine 2021) e 34 milioni (117 milioni a fine 2021).Quanto al valore dei Btp in portafoglio, sceso da 63 miliardi di fine 2021 a 59 miliardi di fine marzo, il cfo ha spiegato che la diminuzione «è dovuta principalmente, ma non interamente, all’andamento dei tassi d’interesse, anche perché ci sono state delle scadenze, oltre al movimento dei valori di mercato».In Piazza Affari il titolo delle Generali ha chiuso la seduta di ieri con un rialzo dello 0,56% attestandosi a quota 18,10 euro. Nell’ultimo mese le azioni del Leone hanno però lasciato sul terreno il 6,05 per cento.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.