2023-06-23
La prima trilaterale Roma-Parigi-Berlino per trovare un’unica politica industriale
Esordio lunedì. Riunioni periodiche per cercare di arrivare ai Consigli Ue con un documento congiunto. Un successo italiano.Lunedì prossimo a Berlino si incontreranno il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, il ministro federale dell’Economia e della protezione climatica della Germania, Robert Habeck, e il titolare del Mimit, Adolfo Urso. Nasce la trilaterale stabile dentro l’Ue. I tre Paesi hanno infatti deciso di riunirsi periodicamente e stabilmente per trovare soluzioni comuni per le rispettive politiche industriali e cercare di arrivare ai Consigli Ue con un documento congiunto, che come dice il termine sia precedentemente condiviso e quindi da mettere sul tavolo Ue già redatto. L’obiettivo è semplice. Evitare che nel dialogo con gli Stati Uniti ci siano fughe in avanti, come quella tentata lo scorso gennaio dai ministri francese e tedesco, al contrario, evitare che Bruxelles rappresenti una posizione Ue nei confronti della Cina che però nei fatti non corrisponda alle necessità dei tre Paesi fondatori. È chiaro che per l’Italia la trilaterale rappresenta un successo. È altrettanto vero che si tratta di un percorso tutto in salita e che riserverà sorprese dietro l’angolo, tutte da sminare. Il primo appuntamento, quello di lunedì, riguarda le cosiddette materie prime critiche. Le crisi (la pandemia del Covid, la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina) hanno reso ancor più evidente quanto Germania, Francia, Italia e Ue dipendano dai singoli Paesi per l’estrazione e la lavorazione delle materie prime. Più dell’80% delle terre rare sono estratte in Cina e in Sud Africa, e la Russia ha una posizione dominante nell’estrazione di platino e palladio, con una quota di mercato di circa l’80%. Un approvvigionamento sicuro è fondamentale per le industrie dei tre Paesi, in particolare per le tecnologie necessarie alla transizione digitale. Lo scopo dell’incontro è identificare misure su come i tre Paesi possano cooperare per rafforzare l’accesso stabile alle materie prime. Garantendo flussi continui, evitando colli di bottiglia nella filiera produttiva e mantenendo i prezzi più stabili possibile. Il prossimo Consiglio Ue affronterà il Critical raw material act o Crma. Un testo che mira a garantire che il 10% delle materie prime venga estratto nel Vecchio Continente, un 40% lavorato nell’Ue e un 15% riciclato. Per il resto nessuna materia prima potrà essere importata da un singolo Paese terzo. Questi sono i paletti. Come si sa, il diavolo sta nei dettagli. In un’audizione in Aula, Gianclaudio Torlizzi, uno dei massimi esperti del settore, ha espresso alcuni dubbi sul fatto che ciò che è strategico per Bruxelles lo sia in automatico per l’Italia. «Il problema principale riguarda litio e cobalto: la fornitura di cobalto proviene dalle 2 miniere finlandesi, ma non raggiunge l’obiettivo del 10%. Il litio dovrebbe in teoria raggiungere le soglie di estrazione del 10% se i vari progetti in Finlandia, Portogallo, Austria, Repubblica Ceca, Germania e Francia verranno eseguiti. Il problema riguarda in particolare la raffinazione, data l’assenza di progetti sufficienti al raggiungimento dell’obiettivo del 40%». Come al solito l’Ue ragiona sulla carta e non si basa sulla realtà dei fatti. «Un’altra criticità», spiega sempre Torlizzi, «che emerge è che la strategicità sembra riguardare in larga parte i metalli per le batterie elettriche, mentre bassa sembra essere la sensibilità verso altre materie prime non certo secondo in termini di strategicità se pensiamo ad alcuni acciai utilizzati nel settore della Difesa e a metalli come alluminio e zinco che saranno soggetti a un forte carenza negli anni a venire». L’alluminio rischia per esempio di assistere a un’estrema carenza sul lato dell’offerta nei prossimi anni. Domanda che non sarà possibile soddisfare in ragione del calo della produzione che ovviamente deriva dall’innalzamento dei costi produttivi per colpa - vale la pena ribadirlo - della stessa transizione ecologica e della spinta inflattiva che si porta con sé. Con queste premesse l’appuntamento di lunedì è ancora più importante. Così come sono importanti i gruppi di lavoro avviati in Italia, il cui obiettivo finale è far emergere le possibilità minerarie della Penisola e garantire un minimo di autosufficienza. La Sardegna è ricca di zinco, piombo. Il sud della Toscana di berillio e il confine tra Lazio e Abruzzo di bauxite. Tanto per fare alcuni esempi. Insomma, la prima trilaterale sarà un test importante. Di certo ne seguiranno altre sull’automotive e probabilmente sull’altro tema delicato che va sotto il nome di microchip. La speranza è che da questi incontri nasca anche una posizione congiunta che l’Italia possa sottoporre agli Stati Uniti per trovare un punto di caduta rispetto all’enorme massa di incentivi (L’Ira, Inflaction reduction act) messa a terra dalla Casa Bianca. Incentivi che si rivelano una concorrenza diretta alle nostre aziende.
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