2019-10-15
Trent’anni fa cadde il Muro di Berlino. Ora una Norimberga del comunismo
Il 9 novembre 1989 migliaia di uomini oltrepassarono la barriera tra Germania Est e Ovest: il regime crollò Tutto nacque da un «disguido» di comunicazione. In pochi mesi le dittature in Europa furono spazzate via.Chi si ricorda più dei vopos? Se si facesse un sondaggio pochi risponderebbero che erano i soldati della Rdt, cioè della Repubblica democratica tedesca, che impedivano anche sparando ai cittadini della Germania dell'Est di fuggire in quella dell'ovest, cioè nella Repubblica federale tedesca. Sono trascorsi 30 anni da quella divisione della Germania; il Muro è crollato, o meglio distrutto, il 9 novembre del 1989. E quella data è ormai considerata simbolica anche della caduta dei regimi comunisti in tutta l'Europa dell'Est (Bulgaria, Ungheria, Polonia, Germania dell'Est, Cecoslovacchia, Romania). Per la verità il regime di Erich Honecker (il presidente si dimise il 18 ottobre, sostituito dal funzionario di partito Egon Krenz) crollò all'inizio di novembre 1989, mentre le altre dittature comuniste (come quella della Romania di Nicolae Ceausescu) vennero spazzate via fra dicembre e gennaio 1990. Un ruolo importante, sicuramente determinante, e non ancora adeguatamente riconosciuto, venne svolto da Mikhail Gorbaciov. Il premier sovietico fece capire con chiarezza che era finito il tempo dell'imperialismo russo che decideva ogni cosa anche nelle dittature dei Paesi dell'Est europeo. E lo disse apertamente anche in occasione di una visita a Berlino est. In altre parole, Gorbaciov, in polemica con Honecker, fece capire che l'Urss lasciava liberi i singoli Stati di dar vita al parlamento e ai governi che ritenevano opportuni per i loro sistemi politici. L'unica condizione che chiedeva era la tutela dei partiti comunisti o almeno di quelli che sarebbero riusciti a sopravvivere. Ma il presidente dell'Urss non poteva immaginare le conseguenze della débacle delle dittature marxiste-leniniste. Il primo segnale della caduta del Muro di Berlino si ebbe il 23 agosto 1989, quando l'Ungheria decise di aprire le frontiere verso l'Austria, consentendo (l'11 settembre) a 13.000 tedeschi dell'Est di andare in Occidente. Veniva a cadere così il primo divieto della Rdt, che definì «traditori» gli ungheresi. Subito dopo cominciarono le prime grandi manifestazioni di massa contro il governo di Berlino Est, con una fila ininterrotta di treni che partivano dall'Ungheria e dalla Cecoslovacchia.«L'esodo dell'estate del 1989», scrive lo storico Constantine Pleshakov nel libro Berlino 1989: la caduta del muro (Corbaccio), «il primo vero schiaffo al regime dal 1953, fu uno choc per la Germania Est. Da quel mondo ermeticamente sigillato, dove perfino le pubblicazioni sovietiche potevano essere vietate perché insopportabilmente revisioniste, era possibile uscire. Honecker era un deciso oppositore della perestrojka; le politiche di Gorbaciov avevano scatenato una tempesta, e il leader tedesco era fermamente intenzionato a evitare che il suo Paese venisse investito da un simile rovescio». Aggiunge lo storico: «Il direttore dei servizi segreti tedeschi, Markus Wolf, dichiarò: “Honecker mostrò i denti e disse: qui non permetterò mai ciò che sta accadendo in Unione sovietica"». Honecker non si aspettava l'esodo del 1989; preferì dimettersi e lasciare il potere al fedelissimo di Mikhail Gorbaciov, Egon Krenz. Pochi sanno che il crollo del Muro avvenne il 9 novembre 1989 per un disguido di comunicazione all'interno del nuovo governo post Honecker, in uno scenario di grande confusione politica. Il Consiglio dei ministri, influenzato dal massiccio esodo, aveva frettolosamente approvato un provvedimento che concedeva nuovi permessi di viaggio in Occidente a chi ne avrebbe fatto richiesta. Il ministro della Propaganda della Ddr, Gunter Schabowski, diede la notizia in tv senza però precisare i tempi e le altre modalità dei permessi, perché, trovandosi in vacanza, non aveva avuto la possibilità di informarsi adeguatamente. Il governo pensava di definire infatti le procedure per questo tipo di viaggi nei giorni successivi. A quel punto la reazione della gente è stata incontrollabile: una grande massa di cittadini si è riversata in direzione dei posti di blocco, cercando di oltrepassare il Muro. Si trattava di decine di migliaia di berlinesi dell'Est. I vopos, presi alla sprovvista, non sono riusciti a contenere questo gigantesco flusso di cittadini esasperati. Dall'altra parte del Muro, i cittadini dell'Ovest accoglievano festosamente i profughi, offrendo loro bicchieri di birra. Subito dopo è cominciata la distruzione, con martelli, scalpelli e picconi, della barriera di cemento armato. Nei giorni successivi si attivarono centinaia di «Mauerspechte» (in tedesco, «picchi del muro»), dando vita anche a un vero e proprio business delle pietre cementizie da conservare come ricordi o vendere ai turisti. Perché il Muro? È stato scritto molto in proposito. Vi è anche un'ampia letteratura su questo argomento. Ricordiamo Il tunnel della libertà di Ellen Sesta, dove si racconta la storia di due italiani che, nel 1961, beffarono i vopos di guardia al Muro, scavando una galleria di ben 165 metri, ma di gallerie sotterranee (anche nei cimiteri), come si è visto anche in qualche film, ne abbiamo viste molte. Anche diversi scrittori tedeschi vi hanno scritto saggi, romanzi e racconti. Renatus Deckert, ad esempio, ha curato una raccolta di racconti di 25 autori (La notte in cui cadde il Muro). Quell'opera di ferro e cemento però non era assolutamente invalicabile: rappresentava talvolta anche una sfida per chi insisteva nella fuga. Infatti circa 5.000 persone riuscirono a scavalcare il muro, mentre 3.200 finirono nelle carceri della Rdt. Ufficialmente le vittime furono 193, ma sicuramente il numero è stato molto più elevato perché di un gran numero di arrestati si perdevano le tracce. Prima della costruzione del Muro, dal 1949 al 1961, oltre due milioni e 600.000 tedeschi dell'Est fuggirono nella Germania federale. Solo nel 1961 ben 160.000 cittadini si rifugiarono a Berlino Ovest. E proprio per bloccare questa continua emorragia, che sembrava inarrestabile (soprattutto di tecnici, laureati e lavoratori specializzati), il governo di Walter Ulbricht, col sostegno del premier dell'Urss, Nikita Krusciov, decise di chiudere il confine fra le due Germanie, blindandolo con un Muro (12 agosto 1961). Prima vennero installate delle barriere con filo spinato e successivamente strutture di cemento armato, che circondarono l'intera Berlino Ovest, per una lunghezza complessiva di 155 chilometri. Dal 1975 il «muro di quarta generazione» venne ulteriormente rinforzato, con torrette, bunker e altre trappole, oltre a un fossato anticarro nella «striscia della morte». Le fughe però, sia pure a rilento, continuarono come si è detto. All'inizio con tecniche artigianali (macchine sportive basse per passare sotto le barricate, saltando dalle finestre degli appartamenti, in seguito murate, utilizzo dei cavi elettrici, arrampicandosi tra pilone e pilone, uso di aerei leggeri, ecc). Sono state anche schedate, per la storia, le vittime: la prima è stata Ida Siekmann (22 agosto 1961) e l'ultimo, Wilfried Freudenberg (8 marzo 1989), caduto con la mongolfiera che si era costruita da solo.Il 9 novembre è anche un Giorno della memoria. Il parlamento italiano ha infatti approvato, il 15 aprile 2005, l'istituzione del «Giorno della libertà» a ricordo dell'abbattimento del muro di Berlino. Questa data però nessuno l'ha mai ricordata. Eppure una recente notizia ne può alimentare il significato, anche nelle scuole: la recente approvazione, a grande maggioranza, del parlamento europeo che ha condannato sia il nazismo che il comunismo. Sulla stessa linea si colloca l'iniziativa di Vladimir Bukovskij, noto da anni per il suo dissenso nei confronti del Cremlino dai tempi dell'Urss. Nei prossimi giorni lo scrittore lancerà un «Appello per una Norimberga del comunismo», di cui anticipiamo qualche passo: «Il processo di Norimberga del 1945-46 ha esaminato e condannato i crimini del nazionalsocialismo e i loro responsabili, arrivando a una definitiva sentenza giuridica, morale e politica di quel totalitarismo. Oggi, dopo le catastrofiche esperienze del cosiddetto “socialismo reale", ma anche di tutte le dittature che in varia forma si sono richiamate e tuttora si richiamano all'ideologia comunista, gli eventi storici esigono un giudizio altrettanto definitivo, non solo storico, bensì anche politico e morale, sugli esiti teorici e pratici di questa ideologia, sui suoi crimini, sulle sue colpe nei confronti dell'umanità. È necessario realizzare una Norimberga del comunismo, un processo globale che verifichi i crimini concreti di questa ideologia. Le varie dittature comuniste e socialiste dal 1917 a oggi hanno causato oltre cento milioni di morti in tutto il mondo. Infatti, oltre che per la soppressione delle libertà individuali e per la diffusione dell'odio di classe, i crimini del comunismo si sono caratterizzati nelle forme del genocidio e delle uccisioni di massa e poiché i genocidi e i massacri sono universalmente riconosciuti come crimini contro l'umanità, è in nome di quell'umanità sterminata che la Norimberga del comunismo deve essere istituita. Il trentesimo anniversario dell'abbattimento del Muro di Berlino è appunto l'occasione simbolica per questa iniziativa di libertà, di giustizia e di umanità». Grazie, caro Bukovskij, siamo con te: dal direttore al più giovane dei redattori e dei collaboratori della Verità.