2025-04-22
Vertice di Roma e asse con l’India, Macron tenta il doppio sabotaggio
Emmanuel Macron e Nerendra Modi (Ansa)
Bruxelles, su pressing della Francia, cerca di raffreddare (se non boicottare) l’organizzazione del meeting con Donald Trump. Parigi briga anche per dirottare la Via del Cotone sui porti della Provenza, facendo fuori l’Italia.La nota diffusa dalla Casa Bianca all’indomani dell’incontro tra Donald Trump e Giorgia Meloni parla chiaro. Nelle ultime righe afferma che le trattative sui dazi avverranno a Roma alla presenza del governo italiano e che gli Usa incontreranno i vertici di Bruxelles in quella sede. Una frase che fa eco a un passaggio significativo dell’incontro. Quando Trump, rispondendo ai giornalisti spiega che gli Usa saranno amici dell’Italia «sicuramente finché Giorgia sarà al governo». Non è un dettaglio da poco. Un messaggio alla politica italiana e al Quirinale che ha più volte attaccato la «tecnocrazia» di cui si circonda il tycoon e un messaggio all’Ue che per trattare dovrà fare scalo a Roma. Ecco perché nonostante la telefonata che è intercorsa l’altro giorno tra il premier e Ursula von der Leyen è chiaro che Bruxelles, con la spinta francese, si sta muovendo per raffreddare l’organizzazione del meeting se non boicottarlo. L’obiettivo di Meloni, come ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari a La Stampa e a La Repubblica, è di organizzare il vertice anche a maggio, comunque prima del summit Nato in programma a L’Aja dal 24 al 26 giugno. Il formato è tutto da definire e da parte della Commissione si vanno esplicitando le veline che esprimono dubbi sull’opportunità di tenerlo a Roma invece che nella sede ritenuta più appropriata, ovvero Bruxelles. Non è però solo un tema di forma, ma anche di sostanza. Meloni e Trump si sono impegnati a «collaborare per garantire che il commercio tra Stati Uniti ed Europa sia reciprocamente vantaggioso ed equo». Ma gli Usa - e l’Italia conviene - pongono subito un tema rilevante e che sta molto a cuore all’amministrazione, ovvero l’attività e la tassazione dei colossi tecnologici, su cui Bruxelles tiene acceso un faro. «Sottolineiamo», si legge nel joint statement, «l’importanza delle tecnologie dell’informazione per favorire la libera impresa oltre Atlantico. Abbiamo concordato sulla necessità di un ambiente non discriminatorio in termini di tassazione dei servizi digitali per favorire gli investimenti da parte di aziende tecnologiche all’avanguardia». Il problema è che metà Europa teme che «ambiente non discriminatorio in termini di tassazione» voglia dire rivedere cinque anni di attività della Commissione Ue. Quindi azzerare le barriere di ingresso e abbandonare l’idea di imporre spezzatini ai colossi della Silicon Valley. Barriere che l’Ue pensa di utilizzare per giocare sul doppio tavolo Usa e Cina, aprendo ancora di più il mercato europeo a Pechino. Trump pensa di fare leva sull’Italia tramite il diritto di veto e di chiedere al nostro Paese sforzi in ambito Nato e sforzi per irrigidire le barriere alla tecnologia cinese. I settori si cui si discuterà non saranno solo quelli della Difesa, ma anche delle tlc, della cyber, delle telecamere e dei porti. Non a caso sono bastati tre giorni perché anche a Taranto dove da anni i cinesi provano a infilarsi facendo leva sulla politica locale pugliese si è iniziato a parlare di possibili investimenti Usa. Il perimetro sarebbe quello delle Zes, zone economiche speciali, e l’obiettivo sarebbe quello di agevolare la Via del Cotone. Si tratta della filiera alternativa alla Cina che passa da Europa, Italia, Medio Oriente e India. Non è quindi un caso che Emmanuel Macron, tra i più ostili a un rapporto privilegiato Italia-Usa, miri a infilarsi lungo quest’asse. J. D. Vance dopo aver lasciato Roma si è recato a Nuova Delhi per incontrare Nerendra Modi. Sono le tappe della Via del Cotone. E Macron spera di annunciare entro la fine del mese un maxi accordo per piazzare alla Marina indiana ben 26 caccia Rafale e in futuro anche navi da guerra. Non solo. Meno di due mesi fa, in occasione della visita di Modi in Francia, Parigi aveva annunciato la volontà di rendere il porto di Marsiglia il terminale della Via del Cotone. Macron non è rimasto con le mani in mano e punta a fare in modo che i commerci bypassino la Penisola per approdare in Provenza. Sarà bene porre attenzione al momento perché rischiamo che si ripeta la frattura avvenuta tra Italia ed Egitto quando esplose il caso Regeni. Per carità, non significa che in India ci sia il rischio che si replichi la stessa tragedia. Ma sappiamo che i francesi furono spettatori interessati, che qualcuno ci mise lo zampino. E che la Dgse è molto proattiva all’estero quando si tratta di proteggere la propria grandeur economica. All’Italia toccherà anche capire come scalfire l’asse franco-tedesco e l’ostilità dei socialisti spagnoli. Non a caso Meloni ha preso il telefono e chiamato il leader della Cdu, Friedrich Merz, con l’intento di coordinarsi in parallelo. La posizione tedesca sui colossi del Web e della Silicon Valley appare essere più malleabile rispetto a quella di Parigi, che è il Paese che in caso di riarmo Ue e maxi investimenti nel cloud e nei satelliti ha più da guadagnare facendo crescere le proprie aziende. C’è un mese e mezzo almeno da qui al vertice con gli Usa e si preannunciano settimane complicate e - si teme - ricche di colpi bassi.
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)