2019-04-20
Il senso del bullo per gli autogol
Faccio una doverosa premessa: nonostante Matteo Renzi abbia annunciato una querela contro Panorama, non sono io il querelato. La citazione in tribunale riguarda una copertina pubblicata quattro anni fa, quando io non ero direttore e il settimanale aveva un altro editore. Dunque, se mi occupo delle iniziative giudiziarie dell'ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd non è pro domo mea, cioè non devo difendermi o giustificarmi per qualche cosa che mi venga contestato. Ciò detto, permettetemi di dire che la decisione del senatore semplice di Scandicci di mettere mano agli avvocati mi sembra dimostrare che l'uomo non solo non è molto lucido, ma neppure è un politico di razza, perché se lo fosse eviterebbe atti di autentico autolesionismo. Se lo dico non è per tutelare la categoria dei giornalisti, i quali devono rispondere dei propri errori esattamente come chiunque (...)(...) altro. Nemmeno penso che un leader debba farsi amici i giornalisti o anche solo ignorarli come faceva Giulio Andreotti che, pur essendo oggetto di qualsiasi cattiveria o diffamazione, evitò con cura di portare cronisti e commentatori in tribunale. No, dico che Renzi sbaglia a spedire citazioni in giudizio perché rischia di aprire vicende ormai sopite, che in larga parte nessuno ricorda più. Non so chi l'abbia detto, forse proprio il Divo Giulio, ma una smentita è una notizia data due volte, dunque figuratevi un processo, dove oltre a ricordare i fatti con passerella di testimoni seguirà il dibattimento. Immagino già lo spasso dei cronisti quando si discuterà della famosa carta igienica con la faccia dell'ex premier tenuta in bella vista da Marco Travaglio sullo scaffale della libreria: si tratta di diffamazione o di lesione dell'onore? E nel caso, la responsabilità è di chi la espone nel proprio ufficio o di chi l'ha realizzata e messa in commercio? Trattasi di satira oppure di censura? Insomma, il dibattito terrà banco per giorni sulle prime pagine, con le relative conseguenze, che per l'ex leader del Partito democratico potrebbero non essere positive.Di certo non lo sarà la denuncia presentata contro una delle persone che con il fallimento delle banche ha perso i propri risparmi. La signora salì alla ribalta nazionale quando riuscì a intrufolarsi a una kermesse del Pd e, mentre Renzi parlava dal palco, lo interruppe a male parole, accusando l'ex capo di governo di aver praticamente derubato i risparmiatori con il famoso decreto che sancì la bancarotta di Etruria e delle altre banche. Portare in tribunale un'anziana signora, chiedendone la condanna per uno sfogo, servirà a Renzi per risalire nei sondaggi? Credo di no. Nel migliore dei casi risalirà il saldo del suo conto corrente, ammesso e non concesso che i giudici condannino la signora. Ma per il resto che succederà?Ve lo spiego io: accadrà che per settimane, forse per mesi, si parlerà delle banche fallite, riaprendo una ferita che non si era rimarginata, ma neppure sanguinava. Renzi alla fine si intesterà la parte del cattivo, contro la povera pensionata ridotta sul lastrico. Forse l'ex segretario del Pd sarà gratificato da una sentenza favorevole, ma ciò farà salire la sua popolarità oppure aumenterà la percezione di arroganza che molti italiani hanno di lui?Renzi, del resto, ha fatto più volte lo stesso errore nel passato, lasciandosi guidare più dalla reazione che dalla riflessione. Fu così sul finire della scorsa legislatura, quando all'improvviso, mentre già i partiti si preparavano alla campagna elettorale, impose la commissione d'inchiesta sulle banche. Non so a che cosa mirasse con quella decisione, se volesse farla pagare al governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco, o fosse convinto di poter rovesciare il tavolo e prendersi una rivincita contro i partiti di opposizione. Sta di fatto che così facendo riaprì una ferita che appena si era rimarginata, facendola sanguinare. E la sfilata di testimoni di certo non contribuì a risollevare la sua popolarità.Di errori del genere, per arroganza o altro, il senatore semplice di Scandicci ne ha fatti diversi. Primo fra tutti quello che ha liquidato la sua esperienza a Palazzo Chigi. Non avesse detto che, nel caso di sconfitta al referendum, si sarebbe ritirato dalla politica, non avrebbe dovuto mollare la poltrona di presidente del Consiglio e, molto probabilmente, non avrebbe coalizzato i nemici contro di lui. Invece, per protervia o troppa sicurezza, lo sciagurato parlò e il risultato fu una valanga di No. Ora Renzi vorrebbe tornare e in gran segreto prepara un nuovo partito da varare per le prossime elezioni politiche. Se le premesse sono quelle viste in questi giorni, con le querele agli sbancati, il film che l'ex segretario del Pd si immagina, più che Renzi 2 la vendetta, rischia di trasformarsi in Renzi 2 la sconfitta. Perché una sentenza in tribunale non equivale a una vittoria nell'urna.
Tyler Robinson dal carcere dello Utah (Ansa)
Tedros Ghebreyesus (Ansa)