2022-08-06
Trappola per Bob Kennedy dietro l’eterno mistero sul «suicidio» di Marilyn
Il tempo non ha dato risposte sulla morte della diva. Fra i maggiori indiziati, la Cia e la mafia italoamericana, che l’avrebbe drogata per ricattare il compagno segreto.«Happy birthday to you, Happy birthday Mr President…» cantava Marilyn Monroe il 29 maggio 1962 al Madison square garden di New York, per festeggiare il quarantacinquesimo compleanno di John Fitzgerald Kennedy. All’epoca lei conosceva il presidente già da due anni, tanto da permettersi di definire Jacqueline Bouvier «quel pezzo di ghiaccio», convinta che avesse sposato Kennedy solo per una felice intuizione sul futuro brillante dell’uomo. Quel giorno la first lady non c’era, avendo preferito recarsi a una raffinata mostra equina in Virginia. Dopo il numero della Monroe, Kennedy si appartò a un tavolo con lei e disse: «Ora posso dimettermi da presidente e darmi alla bella vita».Un tête-à-tête emblematico per ravvisarvi il preludio alla tragica morte della stessa Monroe, di lì a qualche mese, nella notte fra il 4 e il 5 agosto 1962. Il presunto omicidio, mascherato da suicidio, di Marilyn Monroe è stato il tragico effetto secondario di qualcosa di complesso che avrebbe potuto includere le attività della Cia, la crisi cubana e la lotta alla criminalità organizzata da Bob Kennedy in veste di procuratore generale, cioè ministro della Giustizia, secondo la denominazione istituzionale negli Stati Uniti?Tutta la carriera di Marilyn Monroe si è consumata nella fase più acuta della Guerra fredda, che spesso aveva fatto sentire il suo glaciale respiro anche nelle vicissitudini personali della diva. Nel 1954, la si ritrova a Seul, per intrattenere i marines che combattevano in Corea. Marilyn, di fronte all’entusiasmo che le manifestarono i marines, dichiarò: «È stato forse l’unico momento della mia vita in cui mi è parso di essere realmente utile a qualcuno».Fatale, sul percorso che doveva condurre Marilyn alla sua fine, fu l’amicizia di Frank Sinatra. I ben noti addentellati di The Voice con il mondo italoamericano dovevano giocare un ruolo essenziale per l’elezione di Kennedy alla Casa Bianca. Da qualche parte si sostenne che, al voto della numerosa comunità etnica trapiantata negli Stati Uniti, si sarebbe aggiunto quello del sindacato e della mafia. Sinatra favorì non poco l’idillio fra la diva e il presidente.L’attrice fu presentata a John F. Kennedy quando questi era ancora senatore dall’attore inglese Peter Lawford, marito di Patricia Kennedy, un’altra sorella del futuro presidente. Forse fu lui che la Monroe chiamò per ultimo, alle otto della sera di quel fatale 4 agosto ‘62. Il contenuto di questa telefonata resta ignoto.Avendo deciso molto presto di scaricarla, mandò il fratello Bob a svolgere il compito di «scacciaguai», capace di rimediare ai misfatti del fratello, sia nell’intricato labirinto di Washington e della scena internazionale sia nell’alcova sempre affollata di John. In questo caso il «messaggero d’amore» si ritrovò oggetto d’amore. Per Marilyn, avendo fallito come signora Dougherty, DiMaggio e Miller, si parava un’altra possibilità di diventare la signora Kennedy. Più precisamente, la signora Bob Kennedy, ricordando che negli Stati Uniti la moglie prende anche il nome oltre al cognome del marito. Un progetto accarezzato, pare, anche con l’affettuosa complicità di Peter Lawford e Patricia Kennedy, che sostenevano con la Monroe la quasi certezza di un suo matrimonio con Bob.Nell’estate del 1962 non furono poche le volte che davanti al numero 5 di Helena drive, l’abitazione delle Monroe, nel quartiere di Brentwood a Los Angeles, si videro stazionare gli uomini della scorta di Bob Kennedy, che era anche divenuto il depositario di torbidi segreti della Guerra fredda. Come il piano d’invasione cubana, attuato senza successo con lo sbarco della Baia dei Porci nel ‘61. O più ancora, il progetto di omicidio di Fidel Castro, compresa l’identità di «Amlash», nome in codice di un alto ufficiale dell’Avana disposto a eliminare il dittatore per conto della Cia.Cosa sarebbe successo se, durante la sua relazione con la Monroe, Bob Kennedy si fosse lasciato sfuggire indiscrezioni di quel calibro?A casa di Bernard Spindel, esperto di intercettazioni, vennero trovate bobine di registrazioni riguardanti l’attrice. La sua villa sarebbe stata sottoposta a sorveglianza elettronica, in considerazione dell’alto livello di alcuni personaggi che la frequentavano.Perché, se era morta a mezzanotte, il dottor Ralph Greenson, psichiatra, ed Eunice Murray, un’infermiera diplomata che lavorava da poco per la Monroe, chiamarono la polizia solo alle 4 del mattino? Che ci faceva uno psichiatra e non un medico generico a casa dell’attrice? Era solo una coincidenza che un figlio della Murray fosse agente della Cia?Causa ufficiale della morte di Marilyn Monroe furono il Nembutal e l’idrato di cloralio. Ma il dottor Thomas Noguchi, anatomopatologo, non trovò tracce di queste sostanze nell’apparato digerente della donna. Spuntò l’ipotesi di una supposta velenosa, che spiegherebbe la scomparsa degli organi intestinali dal cadavere.Quali, infine, gli esecutori e i mandanti?Le ipotesi fin qui emerse sono tre. La prima è quella di una responsabilità diretta dei Kennedy. Dopo che anche Bob l’ha scaricata, si vogliono evitare le minacciate dichiarazioni pubbliche della Monroe sui suoi legami preferenziali con la Casa Bianca. La seconda vede in azione la Cia, che attraverso le intercettazioni ha scoperto che l’attrice sa di troppe «sporche faccende» dalle sue conversazioni con Bob. La terza porta in ballo Jimmy Hoffa, capo del Fist, il sindacato degli autotrasportatori, e la mafia. Per incastrare il procuratore generale e convincerlo a desistere dalla sua lotta alla criminalità organizzata, lo si sarebbe attirato a casa di Marilyn Monroe. La donna sarebbe stata imbottita di barbiturici per inscenarne un tentativo di suicidio e filmare la scena con la presenza di uno sconvolto Bob Kennedy. Secondo questa tesi, lui non si presentò, fiutando la trappola.Per una delle inquietanti coincidenze che Carl Jung definì sincronicità, Marilyn Monroe assistette in tv all’insediamento del presidente Kennedy mentre lei si trovava all’aeroporto di Dallas.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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