2023-06-05
«La transizione verde per la grande finanza è un business sicuro»
Gianclaudio Torlizzi (Imagoeconomica)
L’esperto Gianclaudio Torlizzi: «Il mercato delle emissioni di CO2, per esempio, è esploso. E i magnati possono pure spacciarsi per etici...».«Dietro la politica green e le grandi scelte sulla transizione ecologica, c’è anche la mano dei gruppi della grande finanza. Non si tratta di fare del complottismo ma di certo tante scelte, se non sono condizionate direttamente, avvengono attraverso un pressing indiretto». Ma quale interesse ha la finanza in questo settore? Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, consigliere del ministro della Difesa e grande conoscitore del mercato delle materie prime, ha un’idea precisa dei rapporti di forza dentro la Commissione europea. «La finanza ha interesse nelle politiche green perché creano mercati rialzisti. Basta guardare agli Ets, i certificati per comprare le emissioni. Il mercato della CO2 per acquistare i diritti a inquinare è passato nel giro di poco tempo da 10 euro a tonnellata di emissioni a 100 euro. E siccome la Ue riduce ogni anno l’allocazione dei diritti gratuiti, la finanza scommette sui rialzi che questo provoca sui mercati. È un gioco in cui si vince e si fa business sicuro. La finanza inoltre sfrutta le sovvenzioni messe a disposizioni dei grandi player industriali ed entra nei consigli d’amministrazione».Quali sono i grandi sponsor delle politiche ambientaliste?«Oltre ai magnati che sono sempre a caccia di nuovi investimenti, ci sono i grandi fondi che influenzano le aziende ad adottare politiche sostenibili. Dietro gli Esg (criteri ambientali, sociali e di governo che qualificano un’attività come sostenibile, ndr.) c’è un business importante. Altro che difesa dell’ambiente, la priorità sono i soldi. Non ci dimentichiamo che la finanza cavalca le mode, contribuisce a creare le bolle speculative. In questo caso può diventare anche paladina della difesa dell’ambiente. È quell’allure etico che piace tanto al politicamente corretto. Ma il connubio tra finanza e lobby del green rischia di creare uno shock all’industria manifatturiera. Bruxelles dovrebbe fare l’interesse generale, non quello di alcuni gruppi di potere».In che senso c’è il rischio di uno shock per l’industria manifatturiera?«Il piano della transizione ecologica è dirigista. Mentre negli Usa si finanziano le aziende che perseguono politiche di abbattimento delle emissioni, in Europa i fondi vanno a una tecnologia precisa che è l’elettrificazione. Si impone ai cittadini e alle imprese di essere green. Ecco quindi l’obbligo dell’auto elettrica o dell’efficientamento degli immobili. È una politica dirigista, in linea con l’impostazione di austerity perseguita da sempre da Bruxelles e favorita dalla finanza che così approfitta dei fondi messi a disposizione. Ma così si rischia di portare l’Europa a una progressiva deindustrializzazione».È la decrescita felice?«Le politiche Esg di sostenibilità disincentivano le aziende ad attività che producono CO2. Gli azionisti premono affinché gli investimenti vadano ad operazioni green. Ma così, per fare un esempio, si disincentiva l’attività di estrazione e raffinazione dei metalli. Nei prossimi anni ci sarà un’estrema carenza proprio di quei metalli che hanno un ruolo importante nella manifattura delle applicazioni green. Penso alla costruzione delle pale eoliche o alla produzione di idrogeno. La conseguenza sarà una fiammata dei prezzi e una guerra per l’approvvigionamento di tali metalli. I consumi di rame, alluminio e nichel sono destinati a crescere in modo importante a fronte di un’offerta inadeguata. I processi di estrazione e raffinazione sono fermi a 10 anni fa perché le major minerarie, piuttosto che investire, sono spinte dagli azionisti a distribuire i profitti registrati negli ultimi tre anni. Si sta creando un corto circuito tra le sollecitazioni a spendere per interventi green che non comprendono l’attività mineraria e la domanda in ascesa di materie prime. La lobby della finanza lucra su queste forze contrapposte». Che conseguenze dobbiamo aspettarci?«L’Europa non avrà un sufficiente grado di approvvigionamento di metalli e sarà sempre più esposta verso la Cina che invece di impantanarsi in politiche ambientaliste estreme, ha investito per sviluppare la disponibilità mineraria, sia a livello interno sia espandendo la sua influenza in Africa».L’Italia che può fare?«È opportuno che il Paese si adoperi per garantire un canale di approvvigionamento. Ho presentato una proposta di Piano nazionale minerario per creare canali di approvvigionamento regolari e svincolarci dalla dipendenza estera. Quanto ai movimenti ambientalisti, non si rendono conto che l’adozione zelante di politiche ambientaliste mette in crisi l’industria manifatturiera. Non ci sono materie prime a sufficienza per centrare i target di decarbonizzazione chiesti da Bruxelles. La commissione Ue è inconsapevole dei rischi legati alla transizione o in balia delle lobby che lucrano sulla transizione ecologica».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.