2021-01-20
Tra Pfizer e Bruxelles è cane non morde cane
Con l’impasse del caos consegne ci si aspetterebbe una presa di posizione dura dell’Europa. Invece i commissari non accusano il colosso e anzi parlano di altre forniture in arrivo. Che infatti valgono 8 miliardi e nessuno vuole innescare un contenzioso...La «narrazione» arcuriana dei ritardi nella consegna dei vaccini Pfizer comincia già a mostrare le sue falle. «Le difficoltà sulla produzione di vaccini non riguardano gli ordini già fatti, ma la carenza mondiale di capacità di produzione» legata al reperimento delle materie prime come gli eccipienti ha detto ieri la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, al Parlamento europeo. In ogni caso «a marzo l’Europa dovrebbe avere a disposizione un numero impressionante di dosi da poter utilizzare in tutta l’Unione», ha aggiunto il vice presidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas. Mentre il presidente, Ursula von der Leyen, ha assicurato che l’obiettivo «è quello di vaccinare il 70% della nostra popolazione adulta entro l’estate». A Bruxelles, dunque, chi ha firmato i contratti con le case farmaceutiche per conto di tutti i Paesi membri dell’Unione non lancia allarmi né tuona contro Pfizer come invece hanno fatto in questi giorni il commissario straordinario Domenico Arcuri. Le parole della Kyriakides anzi confermano che il problema non è rimanere a secco di vaccini. Ma risolvere il cavillo della differenza tra dosi effetive e flaconi consegnati.Come ha spiegato ieri La Verità, i Paesi europei - Italia compresa - hanno infatti pagato l’acquisto in base al numero di dosi e non di flaconi. Quando si sono iniziate ad usare le prime partite del vaccino Pfizer-Biontech si è visto che una volta estratte cinque dosi con le siringhe di precisione resta un residuo sufficiente a fare almeno un’altra somministrazione. L’Aifa (l’Agenzia italiana per il farmaco) e il ministero alla Salute, sulla scia dell’Fda americana, avevano dato un preliminare via libera all’estrazione di sei dosi e a quel punto ci si è trovati con il 20% dei vaccini in più rispetto a quelli attesi e pagati. L’8 gennaio però, l’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali) ha stabilito che ogni fiala contiene sei dosi, e non cinque come indicato fino a quel momento. Le dosi per ogni fiala sono così ufficialmente diventate sei e Pfizer ha dovuto decidere se mandare meno fiale oppure inviarne la quantità prevista inizialmente facendosi però pagare di più. Il 15 gennaio ha così scelto di ridurre le consegne di flaconi quel tanto che basta a compensare il pregresso giustificando la mossa con la generica necessità di apportare «alcune modifiche dei processi». Un esplicito riferimento al «malinteso» delle dosi avrebbe infatti potuto portare a un contenzioso con la Ue imbarazzante sia per Bruxelles sia per Pfizer che con BioNtech ha tutto l’interesse di continuare a fare affari con l’Europa per le prossime commesse. Al momento la Ue ha accesso a 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer. Lo scorso 8 gennaio ha però concordato di estendere il contratto per poter acquistare fino a 300 milioni di dosi aggiuntive che verranno consegnate a partire dal secondo trimestre del 2021 e saranno suddivise tra i Paesi sulla base della popolazione di ciascun Stato membro, come avvenuto per il primo lotto. Questa nuova fornitura dovrà però essere formalizzata con un nuovo contratto i cui dettagli vanno ancora definiti, per questo anche a Pfizer forse conviene risolvere in maniera indolore il malinteso sul numero delle dosi e guardare avanti. L’assegno del resto è corposo: quando l’europarlamentare belga Eva De Bleeker ha reso pubblici per errore i prezzi delle singole dosi, ancora coperti da segreto, si è scoperto che un vaccino di Pfizer-Biontech costa 12 euro. Mettiamo che, comprendendo i costi della logistica, il conto salga a 13 euro, il totale di 600 milioni di dosi vendute all’Europa dovrebbe portare nelle casse di Pfizer-BioNtech un assegno di circa 7,8 miliardi con un profitto netto attorno al 30 per cento. Pfizer e BioNtech hanno comunque assicurato che torneranno al programma originale delle consegne alla Ue «a partire dalla settimana del 25 gennaio, con un aumento delle consegne a partire dalla settimana del 15 febbraio». Per altro, anche nelle settimane precedenti all’annuncio dei «ritardi» Pfizer ha sempre consegnato una o due volte durante la settimana, mentre col rallentamento le consegne verranno spalmate su tre giorni. Di certo non un grande sconvolgimento. «Se si tratta di un ritardo di una sola settimana le conseguenze potrebbero non essere così gravi, lo possiamo definire un piccolo rallentamento», ha detto ieri il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini. E le regioni si trovano in mezzo a questo caos. I governatori lamentano danni enormi, minacciano di ricorrere alle vie legali e Arcuri invoca addirittura uno «sforzo di solidarietà» a chi ha più disponibilità . Il tema dei ritardi di Pfizer è finito sul tavolo della conferenza Stato-Regioni riunita ieri in tarda serata cui ha partecipato lo stesso commissario. Che però dovrebbe sapere se, e dove, è stata già usata la sesta dose di scorta. Dotazione utile adesso per fronteggiare i rallentamenti. Invece c’è chi ha già superato il 100% delle dosi consegnate, come la Campania. E chi ha accelerato la corsa anticipando il secondo giro di iniezioni per mostrarsi più virtuoso. Tutte le regioni avrebbero inoltre dovuto tenere da parte almeno il 30% delle dosi ricevute per cominciare i richiami in sicurezza.È stato fatto? A pensar male sembra che il vero problema non sia la mancanza dei vaccini quanto quella dei vaccinatori, considerando anche il flop del bando degli infermieri.
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