2024-05-23
Lo scoop sui «fondi neri di Toti»? Una bufala inventata dai giornalisti
Giovanni Toti (Imagoeconomica)
Dopo due settimane un pool di testate ripesca dalle carte un passaggio di soldi tra due conti correnti usati per le «spese politiche» e monta un caso su un episodio che per gli investigatori è irrilevante.«Fondi neri sul conto di Toti» (La Repubblica). «Toti e i 55.000 euro dal conto del comitato a quello personale» (Corriere della Sera). «Toti e il mistero dei 55.000 euro finiti sul conto personale» (La Stampa). «Soldi sospetti nei conti di Toti» (Il Secolo XIX). Ieri i principali giornali hanno sparato questi titoli che hanno fatto subito immaginare una svolta nell’inchiesta sul governatore della Liguria Giovanni Toti. La premiata stamperia riunita dei quotidiani italiani si è accorta solo due giorni fa di un presunto passaggio cruciale dell’ordinanza di misure cautelari emessa nei confronti di Toti e di altri indagati, un documento che da due settimane tutti i cronisti compulsano senza sosta. Eppure quel capitoletto era sfuggito a tutti. Sino all’epifania di queste ore. Ma la storia della pistola fumante dei fondi neri di Toti è una notizia vera o una patacca costruita a tavolino? Se la risposta giusta fosse la prima, tutti i giornalisti che seguono il caso sarebbero colpevoli di negligenza. Ma temiamo che l’ipotesi corretta sia la seconda. Il presunto scoop, citato nell’ordinanza, è contenuto nell’informativa conclusiva della Guardia di finanza del dicembre 2023. Si trova a pagina 297 dell’Evidenza investigativa firmata dal comandante del Gico Federico Pecoraro e dal capitano Dante Aquino. Il focus è sui soldi inviati al comitato elettorale di Toti dall’imprenditore Aldo Spinelli, presunti corrotto e corruttore. Siamo a ridosso delle elezioni del settembre 2022 e il governatore è alla ricerca di finanziamenti. Il 2 del mese, gli investigatori, dopo un pranzo avvenuto sulla barca di u sciù Aldo con Toti ospite, captano alcune conversazioni tra le segretarie dei due indagati per la trasmissione di documentazione. Per le Fiamme gialle «la documentazione citata dalle donne nel corso delle telefonate è plausibilmente quella prevista per procedere all’erogazione liberale in favore di movimenti politici». Il 25 maggio e l’8 settembre Spinelli aveva fatto inviare due bonifici da 15.000 euro sul conto del Comitato Giovanni Toti, soldi tracciati e regolarmente denunciati. A giugno c’erano state le elezioni comunali genovesi e a settembre le politiche. In quel periodo Spinelli puntava all’assegnazione in porto dell’area dove una volta si trovava l’ex Carbonile dell’Enel. Obiettivo che raggiugerà a dicembre di quell’anno. Per la Procura di Genova i finanziamenti in chiaro dell’ottantaquattrenne terminalista erano in realtà tangenti collegate a concessioni e proroghe. Spinelli chiede spazi e Toti risponde intercettato con frasi come questa: «Ti vengo a trovare che non sono ancora venuto prima delle elezioni». Per i pm il classico sinallagma corruttivo. Ma, nelle carte, nessuno parla di fondi neri, né di utilizzo illecito dei finanziamenti. Ecco che cosa scrivono gli investigatori (capitolo contenuto come detto anche nell’ordinanza e nella richiesta di misure cautelari): «La circostanza (l’erogazione liberale, ndr) trovava poi effettivamente riscontro nel bonifico di 15.000 euro effettuato dalla Spinelli Srl ed accreditato in data 8 settembre 2022 sul conto del Comitato Giovanni Toti Liguria». A questo punto le Fiamme gialle introducono la questione dei bonifici inviati dal Comitato a Toti. Un passaggio di denaro che non viene considerato illecito e che per questo non viene contestato dai magistrati, ma che i giornali trasformano, con grande malizia, nella prova di creazione di fondi neri. Un’accusa che, se fosse stata verificata, sarebbe stata citata già nel primo comunicato della Procura e sarebbe stata contestata nei capi d’accusa del giudice. E, invece, nulla di tutto questo è accaduto. Nell’annotazione si legge solo quanto segue: «Le indagini finanziarie consentivano anche di rilevare che, posteriormente al ricevimento delle erogazioni liberali effettuate dalla Spinelli srl al Comitato Giovanni Toti Liguria (del 25/05/2022 e del 08/09/2022), dal conto corrente […] intestato al citato Ente […] venivano disposti dei bonifici nei confronti del conto corrente […] intestato a Giovanni Toti (persona fisica), abitualmente utilizzato come “conto politico”. Le movimentazioni finanziarie provenienti dal sopra citato conto (del Comitato,ndr) venivano accreditate come di seguito: in data 10 giugno 2022 10.000 euro; in data 21 settembre 2022 10.000 euro; in data 20 ottobre 2022 35.000 euro», tutti bonifici «con causale “contributo per attività politica”». Tutto chiaro? I colpevolisti potrebbero obiettare: ma la destinazione dei fondi è indicata dai totiani. In realtà i finanzieri hanno fatto i doverosi controlli, arrivando a questa conclusione: «Gli accertamenti bancari consentivano di verificare che tale rapporto bancario veniva solitamente utilizzato per sostenere spese correlate all’attività politica posta in essere da Giovanni Toti e dal proprio entourage. Delegata ad operare sul citato conto era Marcella M., segretaria di Giovanni Toti». Il capitolo dell’informativa si chiude così, in modo del tutto neutro, confermando che i soldi su quel conto non erano utilizzati per spese voluttuarie o personali. Inoltre parte di quel denaro sarebbe stato usato per risarcire la deputata di Italia viva Raffaella Paita, che aveva fatto causa a Toti per un post pubblicato su Facebook ritenuto dal Tribunale diffamatorio. In primo grado, il governatore è stato condannato a pagare 25.000 euro, più il costo della pubblicazione della sentenza sui giornali e le spese di lite quantificate in circa 5.000 euro. Il conto finale sarebbe stato di circa 35.000 euro, che il governatore avrebbe pagato dopo l’Appello. In conclusione, al momento, nell’inchiesta non c’è traccia di fondi neri. L’avvocato di Toti, Stefano Savi, ieri mattina, quando ha letto le locandine dei giornali, è rimasto sconcertato: «Gli stessi finanzieri hanno ammesso che quei soldi sono stati utilizzato per fini politici. Non vi è dubbio che non ci sia stato nessuno utilizzo personale di quei finanziamenti da parte del mio assistito, anche perché il conto era gestito con rigore dalla segretaria di Toti e tutte le uscite sono avvenute tramite carta di credito, in modo tracciabile. Ci riserviamo di verificare se chi ha scritto articoli suggestivi o pubblicato titoli a effetto abbia commesso reati. Di certo non era in buona fede, vista l’inequivocabilità della documentazione. I cronisti stanno raschiando il barile, con poca attenzione per la deontologia». Persino gli investigatori sono rimasti basiti per la strumentalizzazione dell’informativa da loro realizzata: «Anche noi ci siamo stupiti per questi titoli a effetto» ha commentato una fonte. «Se ci fosse evidenza di fondi neri ci sarebbe una contestazione ben specifica, ma se questa non c’è è perché questi fondi non sono stati trovati. Oramai la fantasia non ha più limiti. È una corsa a chi la spara più grossa. Sono tutte cose fuori dal contesto, dal perimetro dell’inchiesta. Si è scritto di filoni sulle mascherine, sulla sanità privata che non c’entrano niente con l’indagine. Più che pagine di cronaca sono ormai pagine di letteratura fantasy». La cronaca vera è che questa mattina Toti verrà sentito dai magistrati. L’interrogatorio dovrebbe iniziare verso le 11 e si dovrebbe svolgere in una caserma della Guardia di finanza. La linea di difesa è sempre la stessa: nessun finanziamento illecito e decisioni prese sempre per il bene della comunità.
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