2025-08-07
Torna il libro che predisse la fine dell’Europa
Jean Raspail (Getty Images). Nel riquadro la copertina del libro «Il campo dei santi» con la prefazione di Maurizio Belpietro, in edicola con La Verità e Panorama dal 13 agosto
Mercoledì 13 agosto uscirà con «La Verità» la nuova edizione dell’opera di Jean Raspail «Il Campo dei Santi», romanzo del 1973 che parla di migranti e di un Occidente che, accogliendoli, si autodissolve. Capolavoro di realismo messo ingiustamente all’indice.A cogliere il senso profondo di questo capolavoro della letteratura è stato Rod Dreher, uno dei più acuti osservatori (e critici) della modernità. Il Campo dei Santi, spiega, «non parla tanto di migranti, ma di noi e di come noi popoli dell’Occidente, a lungo paralizzati dall’umanitarismo sentimentale e dall’odio di sé di un’élite spiritualmente corrotta, abbiamo ancora il potere di riscrivere questa tragica storia». La tragica storia da riscrivere è certo quella delle migrazioni di massa che funestano da troppi anni l’Europa, ma anche e soprattutto - appunto - quella dei popoli europei che stanno distruggendo la loro identità sacrificandola sull’altare del buonismo umanitario.Un libro aveva previsto tutto questo, ancora nel 1973. Un romanzo intitolato Il Campo dei Santi e scritto da Jean Raspail, un francese illuminato dal genio e dalla preveggenza, grande scrittore troppo a lungo ignorato, anche se amatissimo in segreto da tanti. Ingiustamente accusato di razzismo (era un cattolico d’acciaio, un artista dal cuore buono), Raspail è stato messo in un angolo per anni e ora gode di un meritatissimo revival. Sta per uscire una nuova edizione ben tradotta del suo grande libro e La Verità, in collaborazione con l’editore Signs, fra pochi giorni manderà in edicola la prima edizione italiana completa del Campo dei Santi, finora conosciuto al pubblico di casa nostra soltanto attraverso le edizioni di Ar.Come ha scritto Rod Dreher, Il Campo dei Santi è considerato un romanzo «così controverso che oggi poche persone rispettabili oseranno ammettere di averlo letto. [...] Questo libro del 1973 è così pericoloso, a giudizio della censura della classe dirigente, che è difficile trovare la versione inglese, tradotta da Norman Shapiro e pubblicata nel 1975. Fortunatamente Vauban Books, un piccolo editore americano, pubblicherà a metà settembre una nuova traduzione di qualità superiore a cura di Ethan Rundell. La trama segue una flottiglia di migranti composta da un milione di persone che salpa dall’India e, dopo essere stata respinta da Egitto e Sudafrica, si dirige infine verso una Francia indifesa. I veri cattivi non sono i migranti, ma l’élite europea che accoglie l’invasione come una forma di espiazione morale per la propria ricchezza e la propria bianchezza. Nella narrazione di Raspail, i migranti invadono la Francia e, in effetti, l’Occidente, e, non volendo assimilarsi, pongono fine alla civiltà».In realtà, letto oggi, questo libro si può considerare un capolavoro di realismo. E anche al momento dell’uscita alcune importanti personalità politiche, tra cui François Mitterrand, ne riconobbero il valore. «Sapevano che la sua visione cupa era corretta», chiosa Rod Dreher. Che giustamente aggiunge: «In un’epoca in cui il governo britannico ha reso la critica ai migranti un potenziale reato ai sensi dell’Online safety act, è impossibile immaginare che i leader europei accoglieranno con favore questa nuova edizione del romanzo». Lo stesso Dreher, quando nel 2015 lo lesse per la prima volta, era pieno di pregiudizi: «Mi aspettavo che non fosse altro che una cospirazione razzista, ma mi sono sentito in dovere di constatarlo con i miei occhi, mentre l’Europa affrontava una crisi migratoria in tempo reale», racconta. «Sebbene il ritratto dei migranti offerto dal libro sia profondamente inquietante, non ho potuto ignorare la sua inquietante intuizione: le élite europee mascherano la resa della civiltà con una virtù umanitaria. Rileggendo il libro un decennio dopo, [...] avendo vissuto in Europa e avendo visto cosa l’immigrazione di massa ha causato a questo continente e, cosa ancora peggiore, avendo visto fino a che punto le classi dirigenti dei Paesi europei e di Bruxelles sono disposte a spingersi per punire gli europei che si oppongono alla loro colonizzazione, tutto ciò mi rende molto più solidale con la visione spietata di Raspail».Quella che Dreher definisce «visione spietata» è in verità una puntualissima analisi dei mali del nostro tempo, che sono stati individuati nel dettaglio dallo studioso statunitense Nathan Pinkoski. Secondo quest’ultimo, Raspail ha prodotto una sorta di «esperimento mentale che esplora le conseguenze del crescente desiderio europeo di auto-cancellazione della civiltà». Non solo il romanziere francese ha previsto l’invasione migratoria, ma ha anche individuato prima di tutti quella malattia che Roger Scruton chiamava oicofobia, cioè l’odio per la propria terra, la propria storia, le proprie radici. Raspail è, dunque, il diagnosta del wokismo e, al tempo stesso, una formidabile medicina contro il politicamente corretto imperante. Nessuno più di lui ha osato prendere di petto i lati oscuri della tolleranza occidentale, nessuno ha visto con tanta precisione le nostre debolezze e il nostro incontrollabile impeto autodistruttivo.Il Campo dei Santi va, dunque, letto e riletto oggi con grande attenzione. Non solo perché è avvincente e scorretto più di un libro di Michel Houellebecq, ma soprattutto perché parla di noi. Ci dice come siamo davvero, scopre uno specchio che i più hanno paura di guardare.
Sandro Mazzola (Getty Images)
Una foto di scena del fantasy «Snowpiercer» con Chris Evans e Tilda Swinton firmato dal coreano Bong Joon. Nel riquadro una tavola del fumetto