2019-04-06
Torino fa la guerra a mamma e papà mentre in periferia si crepa prima
Chiara Appendino pronta a dar battaglia contro il provvedimento che riporta madre e padre sui documenti. Eppure avrebbe problemi veri da affrontare, come il crollo dell'aspettativa di vita lontano dal centro.Chissà se Chiara Appendino si ricorda di essere il sindaco di Torino. Il dubbio sorge, specie quando si nota che la signora non vede l'ora di lanciarsi a testa bassa in battaglie che con la sua città hanno poco se non nulla a che fare. In particolare, la pentastellata non perde occasione di avvolgersi nella bandiera arcobaleno, e forte di cotanto vessillo è disposta a tutto, anche a violare la legge (cosa che, teoricamente, un amministratore locale dovrebbe evitare). Adesso, per esempio, se l'è presa con la famiglia tradizionale. Come noto, grazie all'intervento di Matteo Salvini, sui documenti ufficiali verrà ripristinata la dicitura «madre» e «padre» al posto di «genitori». Sacrosanto: dopo tutto, senza una madre o senza un padre un bambino non può nascere, persino nei casi di fecondazione eterologa o utero in affitto. All'Appendino, tuttavia, questa faccenda della riproduzione tra maschi e femmine proprio non va giù. «Come ho sempre detto, penso che sia un passo indietro rispetto ai tanti in avanti che sono stati fatti in questi anni a Torino in tema di diritti», ha scritto il sindaco su Twitter. Curiosa affermazione, davvero. A quanto pare, a Torino hanno trovato un modo alternativo di concepire i figli. Sarebbe interessante se il primo cittadino mettesse a disposizione dell'umanità la straordinaria scoperta. Ci illumini: quali strabilianti passi avanti sono stati fatti sotto la Mole? Trovano i figli dentro i Ferrero Rocher? Non paga, la Appendino ha spiegato: «Stiamo cercando di capire quali siano i margini a disposizione per intervenire». Chiaro: il sindaco si darà da fare per aggirare la nuova norma, in modo da tutelare le «famiglie arcobaleno». Lo stesso farà il suo collega (del Pd) Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte. La Regione, ha fatto sapere, pagherà le spese legali a chi vorrà ricorrere contro il provvedimento (le associazioni Lgbt hanno già annunciato azioni). La lotta della Appendino contro mamme e papà di sesso diverso, però, va avanti da parecchio tempo. Lo scorso anno, l'esponente dei 5 stelle ha consapevolmente deciso di forzare la legge e di procedere alla registrazione all'anagrafe di bambini nati all'estero tramite pratiche vietate in Italia. «Siamo orgogliosi», disse la bellicosa Chiara, «che Torino sia stata la prima città italiana a consentire alle coppie omogenitoriali di veder riconosciuto il diritto ai loro figli di avere entrambi i genitori. Questa amministrazione continuerà a registrare sugli atti di nascita l'annotazione che attesta il riconoscimento dei bambini da parte di entrambi i genitori dello stesso sesso». Cristallino: le norme vanno rispettate soltanto quando fa comodo. Se in Gazzetta ufficiale c'è scritto che sui documenti devono comparire «madre» e «padre», l'Appendino si sente in diritto di fare come le pare. Se la legge italiana vieta la gestazione per altri - e punisce con severità chi vi ricorre - il primo cittadino torinese se ne frega e va avanti. Alla signora, è evidente, piace provocare. La settimana scorsa, proprio mentre a Verona si teneva il Congresso mondiale delle famiglie, ha deciso di esporre sulla balconata del palazzo comunale uno stendardo con la scritta (in inglese) «Torino ama tutte le famiglie, siete benvenute». Come a dire: a Verona sono dei bigotti che discriminano gli omosessuali, noi invece siamo bravi e accoglienti. Un po' stupisce che l'Appendino abbia così tanto tempo libero da potersi occupare anche degli affari di altre città. E dire che le gatte da pelare non le dovrebbero mancare. La nostra eroina arcobaleno, infatti, farebbe meglio a mostrare un poco più di attenzione a quel che accade a casa sua. Per esempio, non l'abbiamo vista così attenta ai «diritti» quando a Torino è andata in scena, in occasione della settimana della moda, una bella sfilata di donne velate. In quel caso, nessuno stendardo, nessuna dichiarazione indignata: i diritti delle donne le interessano solo quando si tratta di lesbiche che vogliono avere un figlioletto. Ma, si sa, i bisogni delle minoranze vengono prima di tutto. Non a caso il sindaco ha tentennato a lungo prima di procedere allo sgombero degli stabili occupati da migranti nell'ex villaggio olimpico. Che volete: lì gli unici danneggiati dall'integrazione mancata erano i comuni cittadini torinesi... E dire che la Appendino avrebbe dovuto essere la rappresentante delle periferie. Nel 2016, quando fu eletta, fece scalpore una ricerca che mostrava come, seguendo il percorso del tram numero 3 dal centro di Torino verso i quartieri più periferici, l'aspettativa di vita degli abitanti calasse di 5 mesi ogni chilometro. Uno studio analogo uscito pochi giorni fa mostra che la situazione è cambiato, ma in peggio. Nel 2016 in periferia si viveva 5 anni in meno, ora 10. Il sindaco avrebbe dovuto prendersi cura di chi vive nei dintorni delle fermate più disagiate. Ma, in piena estasi Lgbt, deve avere confuso il tram con i trans.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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