2019-09-24
«Ti amo, mamma». Il derby di Lukaku ha fatto dimenticare il Circo Wanda
All'Inter ha iniziato da protagonista: gol, prudenza sui social e vittoria dedicata a chi l'ha aiutato nel riscatto dalla miseria.«Dedicato alla donna che ho maggiormente nel cuore». Eccone un altro. Dopo aver letto il tweet arrivato a bruciapelo, i tifosi dell'Inter in estasi per l'esito del derby hanno trattenuto per un attimo il respiro, memori di recenti uragani social conditi da tanga, glutei, frasi sibilline, quadricipiti e gruppi laocoontici degli Icarders. Alla lettura del destinatario («Ti amo mamma») la tensione è improvvisamente svanita; Romelu Lukaku sembra immune dal circo digitale. Quei tre gol in quattro partite di campionato, simbolo dei 12 punti e del primato in classifica; quel colpo di testa da ariete (sembrava Mark Hateley con la maglia sbagliata) arrivato a chiudere i conti sono per lei, Adolpheline, che quando lui aveva sei anni gli allungava con l'acqua il pane e latte per farlo durare di più.«Non eravamo solo poveri, eravamo proprio al verde», distingue il centravanti belga in maglia nerazzurra, che oggi guadagna sei milioni di euro e fa risalire le sportellate, l'irruenza, la determinazione alle quattro lettere che compongono la parola «fame». La fame ad anversaFame del quartiere più misero di Anversa; fame dopo che suo padre Roger aveva finito i soldi guadagnati con una rapida carriera da calciatore professionista nello Zaire, oggi Congo; fame nera quando vide arrivare l'ufficiale giudiziario a pignorare anche la televisione («Non potevo più vedere neppure le partite»). Del resto la tv serviva a poco, visto che per intere settimane stavano con la luce tagliata per via delle bollette non pagate. «Facevo la doccia in piedi con le pentole e scansavo i topi in giro per casa». Infine disperazione davanti alle lacrime di quella mamma dal cuore grande che un giorno ascoltò la sua promessa: «Giocherò nell'Anderlecht e risolverò i nostri problemi».scommessa vintaIl blues di Lukaku sa di riscatto cominciato a 14 anni, quando effettivamente entrò nelle giovanili della storica squadra di Bruxelles e fece una scommessa con l'allenatore che troppo spesso se lo dimenticava in panchina: «Se mi fai giocare segno 25 gol entro novembre. Se non ci riesco torno in panchina in silenzio, ma se ci riesco tu pulisci i pulmini per le trasferte e prepari pancake per tutti ogni giorno». Era settembre. Sotto Natale il coach sfornava pancake a raffica. Morale? Risponde il bomber: «Mai scherzare con chi ha visto gli occhi della miseria». Quello sguardo ha fatto e continua a fare la differenza. Da allora Lukaku non si è più fermato: gol di piede, di testa, in contropiede, a chiusura di un triangolo, trascinandosi dietro i difensori come Obelix. Con l'Anderlecht, il West Bromwich, (il Chelsea no), l'Everton, il Manchester United, il Belgio dove con 48 reti in 81 presenze è il miglior marcatore della storia. A 26 anni i suoi numeri sono da gigante buono: 1.90 centimetri per 94 chili, oggi ne ha ancora un paio di troppo sulle spalle e si vede. Antonio Conte lo ha voluto a tutti i costi per far capire a un popolo, anestetizzato dagli exploit in area di rigore di Mauro Icardi, che un centravanti può essere protagonista invece che lampione anche quando non segna. È costato 65 milioni, è stato a un passo dalla Juventus (se Paulo Dybala avesse accettato il trasferimento oggi il belga giocherebbe con CR7), è il Fattore L di questo inizio di stagione. Il rapporto con in tecnico è stato sintetizzato bene a Tiki-Taka da Antonio Cassano: «Conte lo ha sponsorizzato, lo ritiene il numero uno per il suo gioco. E Lukaku è il classico giocatore che può andare in guerra per lui». i dubbi di mouI suoi movimenti sembrano talvolta pigri, il suo piede è più che buono ma non è vellutato. Josè Mourinho, che sul pianeta nerazzurro rimane il pontefice massimo, non è riuscito a valorizzarlo fino in fondo a Manchester (30 gol in 58 partite sono comunque un gran bottino) anche per via di numerosi infortuni. Uno da brivido: a fine 2017 subisce un colpo tremendo in uno scontro con Wesley Hoedt del Southampton ed è costretto a uscire in barella con la maschera a ossigeno. Questo non gli impedisce di stabilire un record nel 2018: è il più giovane giocatore di sempre a raggiungere il traguardo delle 100 reti segnate in Premier league. «Volevo diventare il miglior giocatore di sempre in Belgio, sentivo dentro una missione, una rabbia per le sofferenze della mia famiglia». ha imparato l'italianoA Milano ha cominciato da protagonista. In un mese ha segnato sui livelli del miglior Icardi, ha fatto dimenticare il Circo Wanda, ha riacceso i riflettori sugli eccessi razzisti delle curve, ha preso per il bavero Marcelo Brozovic trasformando l'indolenza del croato in energia positiva, ha vinto il derby. E ha già imparato l'italiano prima di Cristiano Ronaldo e meglio di Josè Altafini. What else?