2025-11-22
Controlli maniacali ai test di medicina. Ma le prove d’esame girano su Whatsapp
Le selezioni di ingresso alla facoltà sono l’ennesima figuraccia del sistema universitario. Per la Bernini restano comunque valide.Certo che poi c’è la malasanità o che i migliori laureati se ne vanno: se l’anticamera è questa roba che si è vista nei test d’ingresso a medicina, il minimo è mettersi le mani nei capelli. La cosa paradossale è stata che gli esaminatori avevano invitato gli studenti ad andare in bagno prima dell’inizio delle prove, «sempre sotto la supervisione di un docente», ci raccontano «poiché durante le pause di 15 minuti tra una prova e l’altra sarebbe stato concesso solo in casi di estrema urgenza».Sembrava Full Metal Jacket. «Uno alla volta ci hanno verificato i documenti d’identità, chiesto di riporre nelle borse ogni oggetto personale (telefoni, smartwatch, fogli, penne) e di appendere giacche e cappotti». «Poi abbiamo ricevuto dai professori i codici identificativi da applicare sui plichi delle risposte al termine di ogni prova» e «abbiamo quindi firmato un registro, tenendo con noi la penna fornita per compilare i test, e siamo stati accompagnati ai nostri posti».E non è ancora tutto per capire il clima. «Ognuno di noi aveva tre tesserini, uno per ciascuna materia (chimica, fisica e biologia), che abbiamo consegnato ai professori prima di ricevere una busta sigillata contenente il test, i fogli per la brutta copia e il plico per le risposte. Al termine di ogni prova dovevamo riporre nella busta fornita i fogli di brutta e le domande del test, lasciando fuori solo il plico delle risposte con applicata sopra la targhetta con il codice identificativo. Questo plico veniva immediatamente ritirato dai professori e conservato in una scatola separata». L’ultimo avvertimento è stato esilarante: «I supervisori ci avvertivano espressamente di non toccare la penna dopo lo scadere dei 45 minuti previsti per ogni prova, pena l’annullamento del test». Una roba che nemmeno gli autori più severi del Collegio potevano pensare: severità, rigore, zero margini di intrallazzo.E invece che accade un’ora dopo la fine della rigorosissima sessione d’esame? Che nei gruppi whatsapp degli studenti di medicina già circolavano gli screenshot del test di biologia, cosa teoricamente impossibile perché, appunto, i telefoni dovevano essere riposti nelle borse prima ancora di prendere posto. Invece quello era solo l’inizio dell’ennesima figuraccia: foto dei test, racconti di sedute d’esame dove i test sarebbero stati svolti in modo irregolare con la complicità di alcuni professori; fino alla diffusione di registrazioni audio in cui alcuni studenti dichiaravano apertamente quanto fosse stato facile copiare o utilizzare il telefono per cercare le risposte. «È persino circolata la foto di un test già compilato da uno studente, probabilmente condiviso su varie piattaforme, dove diverse persone sembravano pronte a ricevere le soluzioni».«Annulleremo tutte le prove sospette», si precipitano a commentare dal ministero, come se scendessero dal pero. Anche annullando le prove, a essere sbagliato è il metodo: il ministro Anna Maria Bernini (che ieri ha detto che le prove restano valide) davvero vuole difendere l’opzione per cui, a differenza del vecchio concorso con correzione computerizzata, ora gli esami vengono corretti a mano (!) dai docenti delle singole facoltà? In un sistema accademico dove regnano parentele e amichettismi vari, la correzione manuale alimenta sospetti di favoritismo e dubbi sulla trasparenza del processo. Per esempio, non si può escludere che un compito consegnato in bianco con un piccolo segno distintivo sia riconosciuto e modificato dal professore. Gli stessi dubbi valgono pure per la compilazione della graduatoria, che sembra favorire alcuni giochetti tra università al fine di accalappiarsi gli studenti.Quello che abbiamo visto l’altro giorno getta un’ombra sul sistema universitario in una facoltà centrale qual è medicina e ancor più evidenzia che Miur e ministero della Salute manco si parlano. E meno male che Orazio Schillaci è stato prima preside e poi rettore.
Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.
Cosa ci dice il caso Garofani di ciò che avviene sul Colle? Ne discutono Giuseppe Cruciani e Massimo de' Manzoni.