2022-09-11
I «terzisti» fanno campagna per il Pd
Nella newsletter dell’Osservatorio per i conti pubblici solo attacchi al centrodestra. Meno male che l’ente guidato da Carlo Cottarelli (e ora da Gianpaolo Galli) doveva essere super partes.Con terzisti così, chi ha bisogno di commentatori schierati? Lo hanno pensato in molti, leggendo l’ultima newsletter dell’Osservatorio dei conti pubblici italiani, l’organismo dell’università Cattolica di Milano che, citiamo dal sito ufficiale, «promuove, attraverso analisi, ricerca e comunicazione, una migliore gestione della finanza pubblica e una maggiore comprensione dei conti pubblici nel nostro Paese». Deus ex machina dell’iniziativa, come noto, è stato inizialmente Carlo Cottarelli, il quasi premier con lo zainetto. Che ora, tuttavia, si è candidato col Pd e allora ha deciso di lasciare la guida della struttura a Gianpaolo Galli. Cioè a un ex deputato del Pd. Ma dicevamo della newsletter con cui l’Osservatorio illustra agli iscritti gli aggiornamenti sulla sua meritoria opera di trasparente e disinteressato monitoraggio. L’ultimo numero è stato particolarmente denso di indicazioni sulla reale funzione dell’ente. Si parte con un -apparentemente anodino - esame del programma elettorale di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Titolo: «La spesa del centrodestra». Nelle poche righe di presentazione, si legge di «disposizioni vaghe» e che «non indicano le coperture finanziarie», ma in ogni caso «si prevede un aumento di costi annui per lo Stato compreso tra i 111 e i 165 miliardi di euro». Altro approfondimento: «Quanto costerebbe adeguare lo stipendio degli insegnanti al livello medio europeo?». Si tratta di una proposta fatta (anche) dal Pd e che in ogni caso si rivolge a un blocco socio-professionale storicamente orientato a sinistra. «Il costo della riforma», leggiamo, «sarebbe di circa 11,6 miliardi l’anno». Ma qui non ci sono commenti né indicazioni valutative, non si danno giudizi. Insomma, pare di capire che la cosa si possa fare. Andiamo avanti e troviamo «Il costo del programma del Movimento 5 stelle». Anche qui si premurano di farci sapere che la lista dei desideri grillina «non quantifica i costi delle misure e non dice nulla sulle possibili coperture. Il costo annuo da noi stimato delle principali misure è di circa 65 miliardi di euro. Tuttavia, dal momento che molte misure non sono valutabili, il costo reale è più elevato». Ancora: la newsletter invita gli iscritti alla lettura di due articoli di Galli usciti per il Foglio. Titoli: «Cosa si scopre leggendo la flat tax di Salvini dalla sua app» (spoiler: niente di buono, almeno a sentire «l’imparziale» tecnico) e «La rottamazione delle cartelle della destra è un buco di centinaia di miliardi». E così si conclude quella che pare a tutti gli effetti una vera e propria lettera informativa di partito. Nulla di male, ovviamente: i think tank ufficialmente o ufficiosamente legati a movimenti politici sono una presenza fissa in tutte le democrazie occidentali. Il problema è l’aura di terzietà, autorevolezza e competenza che circonda l’Osservatorio dei conti pubblici italiani, che in passato è stata anche all’origine di importanti incarichi pubblici affidati all’ente. In Cattolica, molti cominciano a provare sincero imbarazzo: perché una struttura che è sotto l’ala dell’ateneo deve schierarsi in modo così plateale nell’agone politico? In compenso, l’uscita allo scoperto dell’Osservatorio è invece la benvenuta nella misura in cui contribuisce a risolvere un equivoco: l’unica qualifica per essere definiti «competenti», in Italia, è l’essere candidati del Pd. O esserne stati deputati.