2019-10-13
Brigatisti e mafiosi continueranno
a prendere il reddito di cittadinanza
La riforma allo studio prevede lo stop del sussidio fino alla fine della pena. Ma non si potrà revocare a chi lo sta già ricevendo.Federica Saraceni può stare serena. I suoi 623 euro al mese di reddito di cittadinanza, con tutta probabilità, non verranno toccati. L'ex brigatista, condannata nel 2007 a 21 anni e 6 mesi per associazione con finalità di terrorismo e per l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona, continuerà a percepire l'assegno ogni 30 giorni.Il motivo lo ha spiegato il Corriere della Sera, che ieri ha anticipato i contenuti del Draft budgetary plan, ovvero «il documento che descrive la manovra» richiesto da Bruxelles per essere esaminato e valutato. Il titolo del giornale di via Solferino era robusto e tonante: «Ex terroristi e mafiosi, no al reddito minimo». Roba potente, da far tirare al lettore un bel sospiro di sollievo.Purtroppo, però, le cose stanno così soltanto in parte. «Il reddito», spiega il Corriere, «non potrà più essere incassato da chi è stato condannato in via definitiva per reati di mafia e terrorismo, una modifica che nasce dal caso della ex brigatista Federica Saraceni».Ed ecco il problemino: «Lo stop sarà valido fino alla fine della pena ma sembra difficile, anche se gli approfondimenti sono ancora in corso, che possa essere revocato a chi lo sta già prendendo». Chiarissimo e inappuntabile: la modifica delle regole va a correggere un brutto errore, ma non può essere retroattiva. Dunque la signora Saraceni non avrà bisogno di tornare a «fare le rapine», come aveva immaginato qualcuno, e potrà tranquillamente godersi la paghetta mensile.Se non ci sarà alcuno strabiliante cambiamento dell'ultimo secondo - cosa che allo stato attuale appare improbabile - a Luigi Di Maio toccherà una doccia di ghiaccio e vetri. Il baldanzoso ministro degli Esteri ci aveva messo la faccia, dopo che La Verità aveva scoperchiato il verminaio. In un video su Facebook, ai primi di ottobre, Di Maio aveva sentenziato: «Non possiamo permettere che una brigatista possa ottenere il reddito di cittadinanza». Poi aveva aggiunto: «Ho sentito il ministro Alfonso Bonafede, se sei sotto misure cautelari non puoi prendere il reddito cittadinanza, figuriamoci se si tratta di una persona che è stata condannata, è stata in carcere e sta scontando la pena ai domiciliari. Non lo possiamo permettere. Non serve una legge, ma se dovesse servire presenteremo un emendamento».Eh, in effetti una legge serviva eccome, ma andava fatta subito, al momento di presentare il reddito di cittadinanza, e non a cose fatte. Come ha spiegato il presidente dell'Inps Pasquale Tridico - ribadendolo anche a questo giornale - nel caso della Saraceni «i requisiti reddituali, patrimoniali e occupazionali, requisiti che competono all'Inps, ci sono». Poi Tridico ha precisato che «la norma prevede che non possano avere il reddito coloro i quali abbiano avuto una condanna nei dieci anni precedenti ma nel suo caso si tratta di 12 anni fa. Basta leggere la legge».Che levare alla terrorista i soldi fosse parecchio complicato, lo si era capito. Non per nulla Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro, si era affrettata a mettere le mani avanti, cercando di scaricare un barile piuttosto scomodo: «Federica Saraceni», ha spiegato, «al momento sottoposta al regime di detenzione domiciliare speciale, aveva già avuto accesso al reddito di inclusione, per una somma pari a 461 euro mensili, prima ancora che in Italia venisse introdotto il reddito di cittadinanza, che è una misura più restrittiva nell'accesso per coloro che hanno subito condanne per delitti di particolare gravità».Insomma, è un bel pasticcio, e i 5 stelle non hanno fatto altro che sprofondare ancora di più nel pantano. A far crescere ancora di più l'irritazione contribuisce, ovviamente, anche l'atteggiamento dell'ex brigatista e di chi la circonda. Federica Saraceni voleva distruggere lo stesso Stato che oggi le fa l'elemosina. E suo padre, lo stimato giudice Luigi Saraceni, ha avuto pure il buon gusto di difenderla: «Cosa ne facciamo? Va a fare le rapine o ce ne prendiamo carico? Dobbiamo fare come i nazisti che li infornavano questi qua?», ha gridato ai microfoni di Radio Capital.Giova ricordare che il giudice percepisce una cospicua pensione, e ha incassato un vitalizio da ex parlamentare pari a 4.725 euro lordi (2.420 netti) al mese, sceso a 1.500 euro dopo la recente riforma. Ecco, forse della sua figliola rivoluzionaria potrebbe e dovrebbe farsi carico lui? A quanto pare non ne avrà bisogno. Se questa storia dell'ex brigatista vi fa giustamente infuriare, forse vi consolerete sapendo che - come riporta il Corriere della Sera - i correttivi al reddito di cittadinanza prevedono «l'eliminazione o attenuazione di tutti gli adempimenti burocratici aggiuntivi che oggi vengono richiesti agli extracomunitari, introdotti su richiesta della Lega». Dunque per gli stranieri sarà più facile accedere all'assistenza. Ah, dite che non vi consola affatto? Che strano...
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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