2025-02-14
Le terre «rare» dell’Ucraina fanno comodo agli Stati Uniti. Ma solo per salvarsi la faccia
I minerali promessi a Donald Trump gli saranno utili per dare l’idea di aver riscosso il debito col Paese. Che è straziato da un conflitto alimentato da Joe Biden e Ue e perso in partenza.Una delle cose che, se non rattristato, mi ha comunque lasciato perplesso è che sul conflitto in Ucraina v’è stata la generale tendenza di schierarsi su un fronte o su un altro. Sembra si tratti di una partita di calcio. «Putin è un criminale, non gliela si può dar vinta, ha invaso uno Stato sovrano», e via di questo passo, dicono alcuni miei amici. «W Putin, Zelensky è un servo degli americani, ha portato il proprio popolo al massacro», e via di questo passo dicono altri miei amici. E, naturalmente, per alcuni Putin ha vinto; per altri, Putin ha comunque perso, non fosse altro perché - dicono - non ha raggiunto il suo vero obiettivo di invadere l’Europa e ricostituire il dominio russo del tempo sovietico. Ciò che mi rattrista è il dover costatare che quasi nessuno sembra aver voglia di ammettere che questo conflitto ha lasciato solo sconfitti. A dire il vero è stata, per tre anni, la posizione di Papa Francesco, ma per qualche misteriosa ragione nessuno gli ha dato retta. Peggio: se rammentiamo i primi giorni, le parole del Papa erano spesso così snobbate: «Ma cosa vogliamo che dica mai il Papa». A me sembra che, comunque vadano le cose, possiamo dire che tutti hanno perso. Certamente Mosca che, oltre a subire sanzioni nonché l’emergere, qua e là nel mondo, di sentimenti ostili verso la Russia, oltre ad aver dovuto impegnare risorse per proteggere la propria sicurezza nazionale, stornandole così dal benessere dei propri cittadini, ha anche subito irrimediabili perdite di troppe giovani vite. Non da meno l’Ucraina, che ha avuto violata una intangibilità territoriale che perfino la Russia - e più volte negli anni - le aveva riconosciuto, l’economia devastata, città e strutture critiche distrutte, sfollati, rifugiati e morti. Lo stesso vale per il cosiddetto Occidente collettivo. La Nato, l’America, l’Unione europea: tutti hanno perso. Col conflitto in Ucraina è emersa allo scoperto tutta l’aggressività della Nato, e perfino quei benpensanti che han voluto continuare a crederla un Patto di difesa - e questo anche dopo i fatti in Jugoslavia, in Libia e in Iraq - stanno riconsiderando le proprie convinzioni. In particolare, si consolida la convinzione che l’America tenda a considerare la Nato una sorta di proprio braccio armato in Occidente. E, quanto agli Stati Uniti, sono stati gli stessi americani, eleggendo Donald Trump, a comprendere la loro sconfitta per mano di chi li ha governati negli ultimi quattro anni. Sulla sconfitta della Unione europea - quella Ursula von der Leyen, Mario Draghi, Sergio Mattarella, e dei loro sodali - ci sarebbe da scrivere un capitolo a sé e, al momento, meglio stendere il proverbiale pietoso velo.Una nuova buzz word aleggia in questi giorni nell’aria: «terre rare». Zelensky le vende con lo stesso spirito del venditore delle lozioni per capelli e, a leggere alcune cronache, Trump le acquisterebbe pure. Cioè, fatemi capire: Zelensky vorrebbe ripagare gli aiuti ricevuti con le terre rare d’Ucraina? Capisco che la parola «rare» possa trarre in inganno, ma quegli elementi sono tutto fuorché rari. Si chiamano così perché, avendo proprietà chimiche molto simili, sono (o, meglio, al tempo in cui furono chiamati «rari», erano) difficili da separare, e sembravano rari. Per far breve una storia lunga mi verrebbe da dire: chissenefrega delle terre rare d’Ucraina. Immagino che Trump lo sappia bene e forse farà il finto tonto con Zelensky per apparire al mondo intero di aver riscosso il debito. Più seria, e anche un po’ inquietante, trovo la prospettiva, non esclusa dal presidente americano, secondo cui un giorno l’Ucraina potrebbe diventare parte della Russia.Ora, se una cosa ha insegnato questo conflitto, è la ferma volontà degli ucraini di poter autogovernarsi. È una volontà plurisecolare, per cui, per la pace del mondo, sarebbe bene che non si negasse all’Ucraina l’esistere come Stato. L’errore dagli stessi ucraini commesso è stato di voler esistere «contro» i russi, in una condizione oggettiva che, invece, non concede loro neanche di vivere «senza» i russi. Già in passato ho puntato il dito contro l’articolo 10 della Costituzione che si dettero nel 1996, ove si dichiara che l’ucraino è la lingua ufficiale dello Stato. Un articolo prodromico di guerra civile - scrivevo - se messo nelle mani sbagliate. Queste arrivarono col governo in carica nel 2019 che, in nome di quell’articolo 10, promulgava leggi di discriminazione linguistica che non esistono da nessuna parte del mondo. Discriminazione russofobica, dove il russo, tutt’altro che minoranza, è lingua madre per quasi la metà dei cittadini d’Ucraina.Un caro amico, eccelso giurista e con precedenti incarichi istituzionali ai massimi livelli - del cui nome terrò riserbo ma, per intenderci, il livello è quello di presidente di Camera o Senato, o vice-presidente del Consiglio - da fiero anti-putiniano mi ha obiettato l’insussistenza della mia preoccupazione con queste parole: «Dire che in Ucraina non si può parlare russo è come dire che in Irlanda o a Malta è proibito parlare inglese perché la lingua ufficiale è, lì, rispettivamente il gaelico o il maltese». Orbene, se questa è l’argomentazione, allora essa non regge perché il maltese e il gaelico, pur lingue «nazionali», sono riconosciute come lingua ufficiale sullo stesso piano dell’inglese (articolo 5 della Costituzione maltese e articolo 8 della Costituzione irlandese - quest’ultima, tra l’altro, è scritta a fronte pagina nelle due lingue). Come, d’altra parte, l’articolo 70 della Costituzione svizzera riconosce tre lingue ufficiali (tedesco, francese e italiano), e il Canada riconosce nel Quebec il francese come lingua ufficiale. O, se vogliamo, nel nostro piccolo, ci siamo ben guardati dall’imporre l’italiano in Sud Tirolo. Al contrario che in Ucraina, ove hanno inteso affermare con ottusa forza l’identità ucraina. Non ci sono ori, diamanti e, men che meno, terre rare che tengono: l’Ucraina non può farsi sparire con un tratto di penna, esattamente come non può farsi coi russi che lì vivono. Se non si sopprimono tutte le leggi discriminatorie russofobiche promulgate dopo il 2014, se non si sopprime l’articolo 10 della Costituzione, se questa non si riscrive, con pagine a fronte, nelle due lingue ucraina e russa, se lo Stato d’Ucraina non prende atto della propria ineluttabile condizione multi-culturale, i plurisecolari sforzi per esistere come tale saranno destinati a essere stati vani. Studiamo la Storia, celebriamo giornate del ricordo e simili amenità, ma a volte sembra che nulla si sia imparato e tutto si sia dimenticato. Trovo proprio curioso che non ci si sia mai rassegnati all’ineluttabile circostanza per cui ogni tentativo di far prevalere le idee sulla realtà non ha mai portato nulla di buono.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.