2023-10-23
Alta tensione con l’Iran. Il Papa chiama Biden
I carri armati israeliani al confine con il Libano (Ansa)
Vaticano e Usa contro l’escalation. Telefonata fra la Casa Bianca, Giorgia Meloni e i leader europei. Il timore di aprire altri fronti (Beirut e Siria) frena l’invasione di Gaza. In Italia cortei antisemiti: «Ci mangiamo gli ebrei». Giorgio Cremaschi: «Netanyahu sporco di sangue».Attorno a Israele si stringe un cerchio molto pericoloso che sta allarmando le diplomazie mondiali. Mentre rimane potenzialmente imminente l’ingresso via terra nella Striscia di Gaza, infatti, si moltiplicano scontri al confine sia con il Libano sia con la Siria, mentre Teheran fa sapere di essere pronta a intervenire nel conflitto. E il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha affermato che Washington «ritiene possibile una potenziale escalation nella guerra in corso in Medio Oriente a causa delle azioni dell’Iran e dei suoi proxy nella regione». Per Blinken «gli Stati Uniti non sono alla ricerca di un’escalation e speriamo nel rilascio di altri ostaggi». Capitolo Hezbollah. Benjamin Netanyahu ha affermato che se «decideranno di entrare in guerra con Israele, la risposta dell’Idf sarà inimmaginabile e per il Libano sarà la devastazione totale». Nelle scorse ore i terroristi di Hezbollah hanno lanciato razzi verso il Nord di Israele, alimentando grande tensione. C’è un’ulteriore incognita sul possibile allargamento del conflitto visto che la Cina avrebbe inviato sei navi da guerra in Medio Oriente, due delle quali sarebbero già al largo delle coste del Kuwait. Da Pechino hanno detto che si tratta «di un dislocamento risalente allo scorso maggio».Gli Stati Uniti, come dichiarato dal ministro della Difesa Usa, Lloyd James Austin, «non esiteranno ad agire militarmente in caso di allargamento del conflitto». Il presidente Joe Biden su X ha scritto: «Israele ha il diritto di difendersi. Dobbiamo assicurarci che abbiano ciò di cui hanno bisogno per proteggere la loro gente, oggi e sempre. Allo stesso tempo, il primo ministro Netanyahu e io abbiamo discusso di come Israele debba operare secondo le leggi di guerra. Ciò significa proteggere i civili in combattimento nel miglior modo possibile. Non possiamo ignorare l’umanità dei palestinesi innocenti che vogliono solo vivere in pace». Mentre la Santa Sede ha reso noto che ieri pomeriggio ha avuto luogo una telefonata tra papa Francesco e Biden. La conversazione, durata circa 20 minuti, ha avuto come argomento le situazioni di conflitto nel mondo e il bisogno di individuare «percorsi di pace». Ieri sera inoltre si è svolta una riunione telefonica fra Giorgia Meloni, Biden, Rishi Sunak, Justin Trudeau, Emmanuel Macron e Olaf Scholz sull’evoluzione della crisi.Anche perché sul terreno i percorsi paiono di altra natura: le forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato che durante un raid notturno hanno eliminato Muhammad Katamash, ritenuto il numero due del gruppo di artiglieria di Hamas. Sempre nel raid notturno sono stati uccisi a Jenin (Cisgiordania) due comandanti di Hamas identificati dall’Idf come Muhammad Abu Ali e Muhammad Abu Hussein e tre alti ufficiali di Hezbollah. L’Idf ha anche annunciato di aver lanciato un attacco aereo contro un complesso sotterraneo di Hamas nella moschea di al-Ansar, a Jenin. All’interno, secondo l’Idf, «si nascondeva una cellula terroristica». Secondo l’agenzia stampa Wafa i morti sarebbero almeno due. Ieri mattina è stato aperto nuovamente e sempre per breve tempo il valico egiziano di Rafah, che è stato attraversato da 17 camion di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza ma non con carburante, come ha precisato il coordinatore delle attività israeliane nei Territori, citato dalla tv pubblica Kan: «Contrariamente a quanto riferito da alcuni media, non è entrato oggi combustibile dall’Egitto a Gaza, attraverso il valico di Rafah. I camion hanno spostato combustibile all’interno della Striscia, da un deposito dell’Onu nel versante di Gaza (valico Rafah) verso ospedali della Striscia».La polizia israeliana ha reso noto di essere riuscita a identificare i corpi di 1.075 cittadini israeliani uccisi nell’attacco di Hamas ai kibbutz del Sud del Paese. Tra loro, 769 sono civili e 307 i soldati. La polizia ha poi aggiunto che ci sono i corpi di altri 200 israeliani civili le cui identità non sono ancora state confermate. Secondo il ministero della Sanità palestinese il bilancio delle vittime a Gaza è salito a oltre 4.650 morti, con l’incredibile cifra di oltre 165.000 edifici danneggiati dai raid. A proposito di vittime: altre fonti hanno addotto prove a sostegno della «paternità» palestinese dei frammenti del missile caduto lo scorso 17 ottobre attorno all’area dell’ospedale al-Ahli di Gaza city. Nuovi video dell’Idf mostrano peraltro che almeno sei razzi lanciati da Hamas da Gaza sono ricaduti sulla città stessa. Da inizio ottobre, l’Idf riporta «che almeno 550 razzi hanno fatto la stessa fine». Da Gaza intanto prosegue il lancio dei missili verso Israele e ieri le sirene sono suonate a Beit Shemesh vicino a Gerusalemme, ma anche nel Sud e nel centro di Israele. Capitolo allargamento del conflitto. Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli Esteri iraniano, ha di nuovo avvisato gli Stati Uniti e Israele durante un incontro con il suo omologo sudafricano Naledi Pandor a Teheran: «Vorrei avvertire gli Stati Uniti e il regime fantoccio israeliano che se non metteranno immediatamente fine ai crimini contro l’umanità e al genocidio a Gaza, tutto sarà possibile in qualsiasi momento e la regione andrebbe fuori controllo».Come detto il rischio escalation rimane la maggiore preoccupazione: tra i motivi del ritardo dell’incursione a Gaza da parte di Israele ci sarebbe il timore di evitare più fronti contemporanei: Cisgiordania, Libano e Siria. Al confine con l’Egitto, invece, per errore un carro israeliano ha colpito una postazione del Cairo, senza fare vittime.In Italia prosegue l’onda anti Israele: un video ha rivelato come nella manifestazione di sabato a Milano, alla quale hanno partecipato circa 4.000 persone, si sono ascoltati cori come: «Mentre Israele bombarda con le bombe, politici e giornalisti bombardano con le bugie»; oppure «Apri le frontiere e ci mangiamo i sionisti, apri le frontiere e ci mangiamo gli ebrei». Anche stavolta ad aizzare la folla tra bandiere palestinesi e quelle con «falce e martello» c’era Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei palestinesi in Italia. Clima non diverso sul Web, dove personaggi come Giorgio Cremaschi (ex capo sindacale della Fiom, oggi esponente di Potere al popolo), scrivono: «Che Meloni capo del governo della Repubblica Italiana abbracci il criminale Netanyahu sporco di sangue e colpevole di genocidio è una vergogna di cui chiedere scusa ai palestinesi e al mondo»; «Non si deve credere a niente, niente, niente di ciò che dicono i governanti di Israele, Usa, Ue, Nato e ai loro mass media. La loro è solo l’infame propaganda del genocidio a Gaza. Loro mentono sempre #FreePalestine».
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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