2022-05-04
Telefonata fiume tra Macron e Putin. E Mosca evoca lo «tsunami atomico»
Emmanuel Macron e Vladimir Putin (Ansa)
Dopo la tregua elettorale, il presidente francese riprende l’azione diplomatica, ma dal lungo colloquio con lo zar ottiene solo vaghe promesse. La tv russa mostra l’arma nucleare Poseidon e minaccia Londra.Evacuati 100 civili dalle industrie Azovstal, sono ricominciati fitti bombardamenti contro le forze ucraine lì asserragliate. In serata esplosioni a Leopoli e altre città.Lo speciale contiene due articoli.«I negoziati sono bloccati»: parola di Vadym Prystaiko, ambasciatore dell’Ucraina nel Regno Unito, che intervistato ieri mattina dalla tv inglese Itv ha aggiunto che «molti ucraini credono di dover sconfiggere fisicamente i russi sul campo di battaglia» ma al tempo stesso ha ammesso che «è molto difficile prevedere come si possa vincere la guerra in questo momento». Lo stallo dei negoziati è evidente, la strada per una soluzione diplomatica è interrotta. Cerca di renderla di nuovo percorribile Emmanuel Macron, che ieri è tornato a sentire al telefono Vladimir Putin dopo l’interruzione dei frequenti contatti tra Eliseo e Cremlino per la campagna elettorale che si è conclusa con la rielezione del presidente francese. Due ore e 10 minuti è durato il colloquio tra Putin e Macron, che non si sentivano dallo scorso 29 marzo: il presidente francese, a quanto riporta il Cremlino, ha espresso a Putin la sua preoccupazione per la sicurezza alimentare globale: «In questo contesto», ha fatto sapere l’ufficio stampa della presidenza russa, «Putin ha sottolineato che la situazione in materia è complicata principalmente dalle misure sanzionatorie dei paesi occidentali. L’Occidente», ha aggiunto Putin, «potrebbe contribuire alla cessazione di queste atrocità esercitando un impatto appropriato sulle autorità di Kiev e fermando la fornitura di armi. Il leader russo ha detto di essere disposto al dialogo anche se, ha sottolineato, «il governo di Kiev non è serio nei negoziati». L’Eliseo ha diffuso la versione francese del colloquio, secondo la quale Macron ha lanciato a Putin, un appello affinché «la Russia sia all’altezza delle sue responsabilità di membro permanente del Consiglio di sicurezza, mettendo fine alla sua aggressione devastatrice in Ucraina». Il presidente francese ha ribadito «l’estrema gravità delle conseguenze della guerra di aggressione condotta dalla Russia contro l’Ucraina» e ha offerto «la sua disponibilità a lavorare con le organizzazioni internazionali competenti per contribuire a togliere il blocco russo delle esportazioni di derrate alimentari ucraine attraverso il Mar Nero con conseguenze sulla sicurezza alimentare mondiale». Macron ha inoltre sottolineato «il permanere della sua disponibilità a operare alle condizioni di una soluzione negoziata per consentire la pace e il pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina», ha ribadito la sua esigenza di un cessate il fuoco e ha chiesto alla Russia di «permettere il proseguimento delle evacuazioni dall’acciaieria Azovstal». Si è tolto per qualche minuto l’elmetto il premier italiano Mario Draghi, che ieri a Strasburgo, nel corso del suo intervento al Parlamento europeo, ha detto che «aiutare l’Ucraina vuol dire soprattutto lavorare per la pace. La nostra priorità è raggiungere quanto prima un cessate il fuoco per salvare vite. Una tregua darebbe anche nuovo slancio ai negoziati, che finora non hanno raggiunto i risultati sperati». Bellicoso come di consueto il premier britannico Boris Johnson, che ieri si è collegato con la Rada, il parlamento ucraino: «L’Ucraina vincerà, l’Ucraina sarà libera», ha detto Johnson, «ho detto a chiunque conoscessi che l’Ucraina avrebbe combattuto e avrebbe vinto, eppure c’erano alcuni che credevano alla propaganda del Cremlino che l’armata russa sarebbe stata come una forza irresistibile che andava come un coltello nel burro, e che Kiev sarebbe caduta in pochi giorni. Oggi avete dimostrato loro che si sbagliavano completamente», ha aggiunto il leader britannico, che ha anche fatto autocritica sull’atteggiamento occidentale dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca nel 2014: «Siamo stati troppo lenti», ha detto Johnson, «non abbiamo imposto le sanzioni che avremmo dovuto imporre. Non possiamo riprodurre questo errore». Clima rovente: domenica scorsa la televisione di Stato russa Rossija 1 in prima serata ha mandato in onda un video con una simulazione sul missile sottomarino russo Poseidon, un’arma subacquea, a propulsione nucleare, lunga circa 20 metri e con un peso fino a 100 tonnellate. «L’esplosione di questo siluro termonucleare vicino alla costa britannica», ha detto il conduttore, «causerebbe un’onda di tsunami gigante alta fino a 500 metri, che trasporterebbe anche dosi estreme di radiazioni e dopo il suo passaggio sulla Gran Bretagna lascerebbe un deserto radioattivo. Non c’è modo di fermarlo». Il capo di stato maggiore dell’esercito Usa, Mark Milley, ha affermato durante un’audizione al Senato che, con la guerra in Ucraina, «siamo entrati in un nuovo mondo, più instabile, dove il rischio di scontro tra superpotenze è più alto. Russia e Cina sono due potenze con significative capacità militari che vogliono stravolgere l’ordine mondiale basato sul diritto», ha aggiunto Milley, «occorre essere pronti. Il nostro esercito è pronto a fare tutto il necessario per mantenere la pace e la stabilità in Europa». Il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite si riunirà domani, giovedì 5 maggio, per discutere della situazione in Ucraina. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/telefonata-fiume-tra-macron-e-putin-e-mosca-evoca-lo-tsunami-atomico-2657258748.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pioggia-di-missili-sullacciaieria" data-post-id="2657258748" data-published-at="1651610689" data-use-pagination="False"> Pioggia di missili sull’acciaieria Dopo aver esitato a sferrare l’attacco definitivo all’acciaieria Azovstal di Mariupol e aver concesso un corridoio per l’evacuazione di 100 civili che si trovano ora in salvo, le forze russe sembrano aver deciso di sferrare il colpo finale alla struttura. Il complesso è stato bombardato fin dalle prime ore del mattino di ieri, poi i russi avrebbero lanciato l’assalto per entrare nell’impianto. Due donne sarebbero morte nell’offensiva e altri civili sarebbero stati feriti. «La situazione nell’acciaieria Azovstal è molto complicata, i russi stanno cercando di assaltare l’impianto utilizzando veicoli blindati»: così ha descritto la situazione il comandante della 12ª brigata operativa della Guardia nazionale ucraina, Denis Schlega, chiedendo un cessate il fuoco urgente. Il ministero della Difesa russo ha spiegato questo cambiamento di strategia con la motivazione che «i militari del battaglione Azov stavano traendo vantaggio dalla tregua concordata per mettere in salvo i civili asserragliati nell’impianto». Le forze ucraine - secondo l’agenzia di stampa Ria Novosti - avrebbero «approfittato» del cessate il fuoco per uscire dal seminterrato dove si trovavano e prendere posizione negli edifici della fabbrica. «Ora le unità dell’esercito russo e della Repubblica popolare di Donetsk stanno iniziando a distruggere queste postazioni di fuoco», ha affermato ancora il ministero. E mentre la battaglia decisiva per le sorti di Mariupol infuria, a rischio appare il completamento dell’evacuazione dei civili. Sul punto, lo scambio di accuse tra Kiev e Mosca è pesante. Secondo il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, duemila residenti starebbero aspettando vicino a Berdyansk, a un’ottantina di chilometri dalla città portuale, per essere evacuati a Zaporizhzhia, ma le truppe russe non lo permetterebbero. «Ci risulta che undici autobus siano scomparsi da qualche parte, avrebbero dovuto procedere verso Zaporizhzhia, ma si sono persi. Si perdono in questi centri di filtraggio, i nostri residenti vengono presi e rapiti», denuncia Boychenko. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni delle autorità dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk (Dpr), che annunciano il successo dell’evacuazione di 393 persone, tra cui 59 bambini, da Mariupol a Bezymennoye nelle ultime 24 ore. «I civili evacuati da Mariupol sono alloggiati in un centro che fornisce assistenza agli sfollati, istituito dal ministero delle Emergenze della Dpr. Dal 5 marzo sono 26.765 in totale le persone evacuate in questa direzione», riferisce il quartier generale della Dpr. E intanto i primi 100 civili che erano fuggiti da Azovstal sono arrivati a Zaporizhzhia e a loro si sono unite lungo il percorso auto di persone in fuga da diversi villaggi. Le Nazioni Unite hanno confermato che un convoglio con 127 civili è giunto nella città controllata dalle forze ucraine. Ieri sera, infine, esplosioni sono state udite a Leopoli, nell’Ovest del Paese.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)