2020-12-31
Tedeschi e inglesi svelano il bluff dell’Ue. La corsa sanitaria è questione nazionale
Angela Merkel e Boris Johnson (Getty Images)
Londra approva subito Astrazeneca, Berlino fa incetta di siero. Ma quale euro solidarietà: chi prima si immunizza, prima riparte.Comunque la si pensi in astratto su vaccini e vaccinazioni, la velocità e l'efficienza organizzativa con cui un paese consentirà (o non consentirà) ai propri cittadini di ricevere la fatidica iniezione rappresentano qualcosa che ormai va al di là della sfera sanitaria: si tratta di un vero e proprio gamechanger economico e perfino di potenza geopolitica. Chi parte (e dunque arriva) prima, avrà la possibilità di collocarsi meglio sulla linea della ripartenza competitiva.Limitando l'analisi al continente europeo, ci sono due casi che spiccano: Londra e Berlino. Casi diversissimi per le strade seguite (da un lato l'autonomia della scommessa Brexit, dall'altro l'egemonia sull'Ue combinata con una feroce attenzione al proprio interesse nazionale), ma che quasi certamente collocheranno Uk e Germania in pole position, facendone due naturali (e alternativi) poli di attrazione. I tedeschi hanno solo apparentemente giocato la partita nel contesto europeo. Questa è la favoletta buona per i gonzi, quelli che ancora credono che l'Ue, e le istituzioni sovranazionali in genere, siano un pacifico giardino d'infanzia. E invece no: non solo la Germania controlla l'Ue, che considera il proprio cortile di casa, ma, quando si è accorta che il mix di acquisti deciso dalla Commissione Ue era sbagliato (troppo pochi gli acquisiti da Pfizer Biontech e da Moderna, e troppi quelli dalla francese Sanofi, che consegnerà solo nel 2022), non ha avuto esitazioni a mettersi in proprio, garantendosi 30 milioni di dosi in più. Tra l'altro, i rimbrotti a Berlino dei nostri ministri (ieri Francesco Boccia faceva quasi compassione: «L'Italia è un Paese serio») assomigliano alla celebre gag di Woody Allen, quando raccontava di aver affrontato degli aggressori «con un colpo di naso sul pugno e un colpo di mento sulle ginocchia». Che cosa ha fatto la Germania, spiazzando chi credeva che davvero i tedeschi si sarebbero attenuti al mitico articolo 7 dell'atto di impegno con l'Ue, quello per cui i singoli paesi non avrebbero dovuto fare acquisti per conto proprio? Banalmente, ma efficacemente, Berlino ha messo soldi sul tavolo con un consorzio (in parte) tedesco: e peraltro sono già annunciate aperture di ulteriori stabilimenti Biontech sul territorio nazionale. Con tanti saluti alle giaculatorie euroliriche del tipo «uniti siamo più forti». Così, solo oggi alcuni hanno scoperto che Berlino fa gli interessi di Berlino (e Parigi quelli di Parigi). Un'attitudine che a Roma è stata dimenticata da lustri. Tra l'altro, va anche sottolineato il modo in cui la discussione pubblica ha funzionato in Germania: è stato il settimanale Der Spiegel a sollevare pesantissime perplessità sugli acquisti decisi da Bruxelles, e la politica tedesca ha risposto con i fatti. Quanto a Londra, ha scelto una via opposta, e per molti versi assai più coraggiosa. Grazie a Brexit, per due volte l'autorità di controllo britannica ha bruciato in velocità la burocrazia europea dell'Ema. E così ieri il Regno Unito ha dato via libera al vaccino AstraZeneca (l'Ema darà luce verde non prima di fine gennaio), così come era accaduto (anche in quel caso, con quasi un mese di anticipo) per l'ok al vaccino Pfizer.Morale: la Gran Bretagna, che pure ha avuto una gestione dell'emergenza Covid non priva di zig zag e incertezze, e oggi vede una recrudescenza di morti e contagi, è oggi vicina a una clamorosa rivincita. I britannici già vaccinati sono quasi un milione. Già sono attivi 500 punti per la somministrazione (con oltre 10.000 tra medici, infermieri e volontari che hanno ultimato il loro training). Dal 4 gennaio ci sarà un'accelerazione che porterà, a metà mese, a 1 milione di vaccinazioni al giorno. Ed è già avviato lo sforzo organizzativo per tentare di raddoppiare il target e arrivare addirittura a 2 milioni di vaccinazioni quotidiane. L'obiettivo è duplice: uscire di slancio dall'emergenza sanitaria e scatenare una ripartenza economica sensazionale. L'ha spiegato meglio di tutti Allister Heath, direttore del Sunday Telegraph, un conservatore thatcheriano che, pur sostenendo Boris Johnson, non ha esitato a criticarlo quando il primo ministro è sembrato ingabbiato dai suoi consulenti sanitari e ha finito per adottare una politica di chiusure e restrizioni non troppo dissimile da quella dell'Europa continentale. Heath è stato il primo a lanciare l'idea di un Covid Liberation Day, una giornata simbolica di liberazione (tra l'altro, a questi ritmi di vaccinazione, i britannici possono sperare in una Pasqua memorabile). Questo autorevole commentatore ha suggerito di fissare una data sul calendario per creare un effetto di «volta pagina»; ha consigliato di chiedere alla Regina di pronunciare un discorso in quel giorno; ha aggiunto che a suo avviso quella data andrebbe solennizzata con un forte taglio di tasse. Proprio per marcare l'idea di una ripartenza e fissare l'obiettivo di una ripresa a V, in cui alla rapidità della discesa faccia seguito una altrettanto rapida risalita.Non sappiamo se Londra riuscirà nell'impresa, e come si troverà Berlino in quel momento. Ma la sensazione è che, a quel punto, noi saremo ancora con i vaccini contati, con un gran dibattito intorno all'allestimento degli ultrascenografici tendoni-primula e con la mano tesa a Bruxelles in attesa di qualche dose in più.