2024-02-08
I suoi tecnici bocciano le Ffp2 ma il Cdc si oppone: «Rifate studio e conclusioni»
L’ente Usa contesta i propri scienziati dopo il parere sulle mascherine, la cui utilità è simile a quella delle chirurgiche. Il gruppo dovrà ripetere la ricerca con altri colleghi«Cari esperti, vi abbiamo scelto per emettere un parere sull’efficacia delle mascherine, ma il vostro parere non ci piace. Potete riformularlo?»: è più o meno questa la sintesi della lettera inviata dal Cdc Usa (Center for disease control) al gruppo di esperti, da loro nominati, cui aveva chiesto di aggiornare le linee guida dell’agenzia su come controllare le infezioni negli ospedali. Il Cdc, l’agenzia governativa che gestisce la salute pubblica negli Stati Uniti, non aggiornava queste linee guida dal 2007 e voleva a tutti i costi un parere positivo sull’efficacia delle mascherine N95 (uguali alle Ffp2 europee) rispetto alle mascherine chirurgiche, la cui efficacia in comunità, com’è ormai noto e consolidato in letteratura scientifica, non è dimostrata. Le Ffp2 sono le mascherine che i medici italiani sono tuttora costretti a usare in ospedale, seguendo regole che si ispirano proprio alle decisioni del Cdc.L’estate scorsa il Cdc ha chiesto ai suoi esperti dell’Hicpac (Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee) di effettuare una «revisione sistematica» (le revisioni sistematiche sono studi altamente strutturati che si basano sulle migliori prove disponibili) per determinare se davvero le N95-Ffp2 non funzionino meglio delle chirurgiche.Diligentemente, gli esperti nominati dal Cdc hanno inviato a novembre scorso il loro responso in un documento di 80 pagine, 20 delle quali fitte di referenze scientifiche, che aggiornavano le raccomandazioni del governo sul controllo delle infezioni. Indovinate cosa hanno riferito? L’Hicpac ha stabilito che non c’è differenza, il che significa che le N95-Ffp2 non sembrano funzionare meglio delle mascherine chirurgiche in comunità. La review dell’Hicpac si è andata a sommare alla Cochrane Review sulle mascherine, pubblicata il 30 gennaio 2023 ed elaborata dall’epidemiologo britannico Tom Jefferson insieme con l’infettivologo canadese John M. Conly, consulente dell’Oms, e altri: «Non c’è alcuna evidenza che le mascherine facciano la differenza. Punto», ha stabilito Jefferson, uno dei massimi esperti mondiali di epidemiologia, all’inizio dell’anno scorso, puntando il dito sugli obblighi di mascherina «influenzati da studi non randomizzati e osservazionali imperfetti». C’è di più: Conly, esperto mondiale e nel board dei consiglieri scientifici dell’Organizzazione mondiale della sanità, già dal 2021 avverte che le N95-Ffp2 fanno male alla salute, confermando i risultati dello studio clinico randomizzato sulle N95 pubblicato da Jama pochi mesi prima della pandemia. I risultati della review di Jefferson sono stati stigmatizzati dagli stessi Cdc, ma la allora direttrice, Rochelle Walenski, è incappata in una clamorosa gaffe, dichiarando sotto giuramento al Congresso Usa che la revisione era stata «ritirata», il che era palesemente falso: il Congresso è stato costretto a mettere una nota a verbale sulla deposizione di Walenski, scrivendo che la sua affermazione - ossia che il lavoro di Jefferson et al. era stato «ritirato» - era «fake».La sintesi, a ogni modo, è sempre la stessa: nell’anno di grazia 2024 non esiste prova scientifica che le mascherine in comunità proteggano dalle infezioni, che siano chirurgiche o che siano N95-Ffp2. Del resto, prima della pandemia quasi nessuno raccomandava le mascherine per fermare i virus, come la stessa Organizzazione mondiale della sanità aveva statuito nel 2019 e lo stesso Anthony Fauci confermato a 60 Minutes a marzo 2020.Apriti cielo: la decisione dell’Hicpac non è piaciuta né al Cdc né alla lobby degli infermieri. E così, a fine gennaio, l’agenzia ha preso carta e penna e scritto ai suoi esperti: «Abbiamo esaminato il vostro documento. Questa revisione ha individuato diverse questioni per le quali il Cdc vorrebbe richiedere ulteriori input. Pertanto - ha scritto il Cdc - prima di inserire l’attuale bozza nel Registro federale, vorremmo che l’Hicpac e il gruppo di lavoro rispondessero ad alcune nostre domande». Poi, l’oltraggio finale: «Ulteriori esperti in materia verranno aggiunti al gruppo di lavoro per assistere nella preparazione delle risposte». Capito? Gli esperti non danno la risposta auspicata, dunque si cambia la squadra e si chiede ad altri esperti, verosimilmente più compiacenti riguardo i desiderata del Cdc, di dare una mano per riformulare una risposta «scientifica» più gradita. Da notare che tra le domande rivolte dal Cdc agli esperti, ne spicca una a carattere squisitamente politico: «Il linguaggio delle attuali linee guida è sufficiente per consentire l’uso volontario di una mascherina N95 (o di livello superiore) approvato dal Niosh (l’Istituto nazionale per la sicurezza sul lavoro Usa)? Il documento dovrebbe includere una raccomandazione sulle organizzazioni sanitarie che ne consentono l’uso volontario?». Nella pagina Safe Healthcare Blog del Cdc è stato inoltre messo nero su bianco che «è rilevante garantire che la bozza dell’Hicpac non possa essere interpretata erroneamente come suggerimento di equivalenza tra mascherine chirurgiche e N95 approvati dal Niosh, perché non è «scientificamente corretto» né «l’intento della bozza» (sic). Sebbene le chirurgiche possano fornire un certo livello di filtrazione, il livello di filtrazione non è paragonabile alle N95». Mai fino ad oggi era stata pubblicata, da un’agenzia governativa Usa, un’esegesi di un testo scientifico che capovolgesse completamente l’evidenza del testo stesso. Ma nelle istituzioni scientifiche made in Usa ormai tutto è possibile e non è difficile immaginare quale sarà l’esito della seconda revisione pilotata dal Cdc.
Marta Cartabia (Imagoeconomica)