2024-03-25
Il progetto della tassa globale alle multinazionali è quasi naufragato
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L’amministrazione Biden non ha interesse a far tassare le sue aziende in Europa e i diversi paradisi fiscali, inclusi quelli europei, non hanno interessi a perdere i loro vantaggi in termini di entrate. Tra il 2018 e il 2022, 35 grandi aziende statunitensi - tra cui colossi come Ford, Netflix e Tesla - hanno pagato meno tasse federali sul reddito di quelle pagate ai loro cinque dirigenti più importanti.Tassare le multinazionali sta diventando sempre più un’impresa. Dopo la minimum global tax, approvata nel 2021 dall’Ocse, che sta portando più distorsioni che risultati positivi, a livello internazionale si sta lavorando per cercare di dar vita a una tassazione sulle grandi multinazionali. Progetto che molto probabilmente naufragherà prima della sua nascita. A dirlo è stato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in un’audizione di settimana scorsa dove ha spiegato come dagli incontri del G20 e del G7 è emersa la chiara sensazione che questa tassazione non si farà. Aspetto che non è una buona notizia per l’Italia dato che l’elusione fiscale delle multinazionali costa circa 26 miliardi di euro l’anno al nostro Paese.A opporsi al progetto globale sono sempre i soliti. Da una parte i paradisi fiscali dell’Ue, che non hanno interessi nel vedersi sottratte entrate fiscali e dall’altra parte gli Usa che non vogliono penalizzare i loro gioiellini. Al momento l’approvazione del trattato fiscale internazionale è infatti bloccato da parte dei due terzi del Senato americano e la situazione non sembra essere destinata a cambiare. L’interesse maggiore degli Usa è nazionale. Il presidente americano, Joe Biden, durante un discorso di settimana scorsa sullo Stato dell’Unione, ha infatti sottolineato come uno dei prossimi passi sarà quello di eliminare le varie agevolazioni fiscali concesse negli anni passati alle varie multinazionali. Biden nel dettaglio ha dichiarato di essere pronto a combattere «come un dannato» per rendere giusto il sistema fiscale: «Guarda, io sono un capitalista. Se vuoi guadagnare un milione di dollari, fantastico! Paga semplicemente la tua giusta quota di tasse». Giusta quota di tasse che le multinazionali dovrebbero pagare nei diversi Paesi europei dato che parte della loro ricchezza deriva anche dal Vecchio continente. Tasse basse, compensi alti per i dirigentiSecondo l’ultimo rapporto dell’Institute for policy studies, think tank americano nato nel 1963 che si occupa di economia nazionale e internazionale, le multinazionali americane pagano meno tasse di quanto corrispondono ai loro dirigenti. Tra il 2018 e il 2022 35 multinazionali hanno dato compensi (che comprendono: stipendi, bonus, viaggi, stock option e premi azionari) ai loro dirigenti pari a 9,5 miliardi di dollari contro 1,8 milioni di dollari di tasse pagate. Altre 29 aziende hanno concesso ai loro alti dirigenti più di quanto hanno pagato in tasse federali sul reddito in almeno due dei cinque anni analizzati. E 18, nonostante abbiano riportato profitti netti nell’arco dei 5 anni analizzati, non hanno pagato imposte federali sul reddito. Questo perché sono riuscite a sfruttare in modo intelligente i vari rimborsi presenti nel sistema federale americano. Visto il risparmio ottenuto, queste aziende hanno dato, nel complesso, 5,3 miliardi di dollari di compensi ai loro dirigenti. Nell’insieme lo studio evidenzia come le 64 aziende analizzate hanno fatto registrare profitti complessivi, al lordo delle tasse, pari a 657 miliardi di dollari tra il 2018 e il 2022. L’aliquota fiscale pagata è stata del 2,8% contro un 21%. Percentuale che era stata abbassata dal 27 al 21% dall’amministrazione Trump, con l’obiettivo di attrarre maggiormente le multinazionali Usa a farle ritornare a casa. Dal punto di vista fiscale, l’abbassamento dell’aliquota unita alle diverse agevolazioni ha reso estremamente conveniente, visti i risultati della ricerca, operare in America. Tra le aziende più conosciute analizzate nello studio troviamo Tesla che ha pagato al fondatore Elon Musk e ad altri 4 dirigenti 2,5 miliardi di dollari tra il 2018 e il 2022. Nonostante i profitti netti della società siano arrivati a 4,4 miliardi di dollari, Tesla non solo non ha pagato imposte federali ma ha anche ottenuto un milione di dollari in rimborsi fiscali. Il gigante T-Mobile, stessa dinamica, ha pagato i suoi più importanti dirigenti (5) 675 milioni di dollari, accumulando quasi 18 miliardi di dollari di profitti. Anche in questo caso le tasse pagate sono vicino allo zero contro un rimborso di 80 milioni di dollari. E infine Netflix. Su più di 15 miliardi di utili netti ha pagato 236 milioni di tasse e premiato i suoi più importanti dirigenti con più di 650 milioni di dollari. Dati che evidenziano come le principali multinazionali cercano di pagare meno tasse ovunque. Il problema è che in Europa comportamenti di natura elusivi vanno a danneggiare notevolmente paesi come l’Italia. Ad aggravare la situazione ci sono poi realtà come l’Irlanda, l’Olanda, Malta e Cipro che mettendo in piedi schemi fiscali aggressivi attraggono questi colossi americani a danno delle altre economie. In cambio infatti di posti di lavoro e un indotto economico notevole, permettono alle multinazionali a stelle e strisce di eludere il fisco degli altri paesi europei, andando ad erodere considerevolmente le entrate nazionali. Sono così alti gli interessi in campo, che neanche a livello Ue si è mai riuscito a trovare un accordo per contrastare l'elusione e l’evasione fiscale delle multinazionali.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.