2022-12-12
Tangenti dal Qatar: altre ispezioni agli europarlamentari socialisti
Perquisiti, in presenza di Roberta Metsola, i locali di Marc Tarabella: criticava Matteo Salvini, magnificava in aula i progressi per i lavoratori qatarioti e lodava Paolo Gentiloni. Che adesso balbetta: «È un danno di reputazione molto serio».Il socialismo europeo continua a tremare per l’intrigo sull’asse Qatar-Marocco-Bruxelles: prima per il tintinnio delle manette dell’altro giorno, poi per la convalida degli arresti di quattro dei sei fermati per i reati di concorso in organizzazione a delinquere, riciclaggio di denaro e corruzione, e infine per una nuova perquisizione disposta dalla Procura federale del Belgio a casa dell’europarlamentare socialista belga - ma di origini abruzzesi - Marc Tarabella (che a gennaio 2021 aderì ad Articolo 1), il cui ufficio a Bruxelles era già stato sequestrato. E tra gli arresti convalidati c’è anche quello della vicepresidente del Parlamento europeo, la socialista greca Eva Kaili (nella cui abitazione sono stati trovati sacchi di denaro), fermata venerdì, insieme al suo compagno, il maestro di vela (assistente parlamentare dell’eurodeputato dem Andrea Cozzolino) Francesco Giorgi, all’ex eurodeputato (ora espulso da Articolo 1, ma eletto con il Pd) Antonio Panzeri (risultano coinvolte anche la moglie Maria Colleoni e la figlia Silvia Panzeri), e al dirigente della Ong fondata nel 1993 da Emma Bonino e celebre per le sue battaglie per la protezione dei diritti umani No peace Without Justice (anche lui italiano) Niccolò Figà Talamanca. Rilasciati sotto condizioni Luca Visentini, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, e il padre di Kaili che era stato sorpreso con una valigia piena di contanti mentre usciva da un hotel di Bruxelles.«Viene sospettato il versamento d’importanti somme di denaro e l’offerta di regali significativi a terzi aventi una posizione politica o strategica tale da permettere, in seno al Parlamento europeo, d’influenzare le decisioni del detto Parlamento», ricostruisce la Procura. E, così, sabato sera verso le 20, la polizia giudiziaria si è presentata al domicilio di Tarabella, vicepresidente della delegazione per i rapporti con la penisola arabica. «Nell’interesse dell’inchiesta, nessuna altra informazione verrà per ora fornita. La stampa sarà informata di eventuali nuovi sviluppi con comunicati». Con questa dichiarazione i magistrati di Bruxelles si sono arroccati. Per ora si sa che, come prevede la legislazione belga, la perquisizione è stata eseguita alla presenza e sotto il controllo della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Dall’abitazione di Tarabella è stata portata via attrezzatura informatica. Secondo le autorità inquirenti (coordina le indagini l’Ufficio centrale per la repressione della corruzione guidato dal giudice Michel Claise), un paese del Golfo non specificato, che la stampa locale indica nel Qatar, avrebbe tentato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo. Tarabella, durante il dibattito in plenaria a Strasburgo sui mondiali di calcio in Qatar, il 21 novembre scorso, aveva tenuto un discorso che magnificava il percorso fatto dal paese del Golfo: «Bisogna riconoscere oggi che il Qatar è l’unico Paese della penisola arabica che ha abbandonato la kafala, questo sistema di dipendenza dei lavoratori. Salario minimo, versamento su conto corrente, organizzazione di consulenze all’interno delle aziende, anche se ancora oggi i sindacati non sono autorizzati. Quindi oggi, il discorso unilateralmente negativo mi sembra dannoso per l’evoluzione dei diritti in futuro in Qatar. Perché l’importante è che, spente le luci dei mondiali, l’evoluzione positiva continui non solo in Qatar, ma che possa estendersi a tutti i Paesi della penisola arabica. Se ci sono 2 milioni di lavoratori migranti in Qatar, ce ne sono 40 milioni in tutta quest’area e tutti meritano un destino molto più favorevole».E pensare che Tarabella all’inizio era anche contrario alla designazione del Qatar per i mondiali 2022. Poi, di colpo, il 26 ottobre, l’eurodeputato ha dichiarato alla stampa che colpire il Qatar fosse «ridicolo e ipocrita» perché «il Paese ha fatto molti sforzi, soprattutto in termini di diritti del lavoro». Ora dal Qatar mettono le mani avanti: «Lo stato del Qatar respinge categoricamente ogni tentativo di associarlo ad accuse di cattiva condotta». I suoi rapporti con l’Italia sono tutti dentro ad Articolo 1: «Prendo la tessera di Articolo 1», disse l’eurodeputato, «perché in Italia c’è bisogno di più sinistra di governo». In aula a Strasburgo era tra coloro che bacchettavano Matteo Salvini, accusandolo di «assenteismo» alle riunioni della commissione. E se la prese con Matteo Renzi per i suoi viaggi in Arabia Saudita. Ma è anche l’eurodeputato della mozione Ue pro aborto. Alla nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo commentò che «era un uomo di grande qualità». Ora proprio Gentiloni mette sulla vicenda giudiziaria un carico da novanta: «È un danno di reputazione molto serio. Il Parlamento europeo è sempre stato la punta di diamante dal punto di vista dei diritti, magari non ha avuto poteri sufficienti ma sui principi è sempre stato un punto di riferimento». Poi ha aggiunto: «È una vicenda gravissima, vergognosa e intollerabile, che se fosse confermata tratterebbe di esponenti del Parlamento e attivisti che avrebbero ricevuto soldi per chiudere un occhio sulle condizioni di lavoro in Qatar». Per il Commissario Ue potrebbe trattarsi di «una delle più drammatiche storie di corruzione di questi anni». E che sembra allargarsi a macchia d’olio. I magistrati, infatti, contano di raccogliere nuovi indizi, oltre che dalle possibili rivelazioni durante gli interrogatori dei fermati, anche dal materiale sequestrato durante le perquisizioni. Poi potranno presentarsi alla presidenza del Parlamento europeo e chiedere di entrare nell’edificio di Bruxelles ma anche in quello di Strasburgo, chiedendo la partecipazioni delle autorità francesi.