2025-08-15
«Gli uomini del sindaco taglieggiavano gli ambulanti per i posti alle feste»
I commercianti denunciano: «Ci chiedevano 400 euro più Iva in nero per l’utilizzo degli spazi al Palio dei bracieri e di pagare fatture a ditte indicate da rappresentanti del Comune. Cresta pure sui fusti della birra».C’era anche chi «taglieggiava» gli ambulanti nella Wonderland di Matteo Ricci, per dieci anni sindaco di Pesaro. Eppure il candidato alla presidenza delle Marche quando terminò i suoi due lustri da primo cittadino pubblicò sui social un messaggio che oggi suona surreale. «In questi dieci anni ho servito Pesaro con onestà, l’ho amata profondamente, ci ho messo tutto me stesso, anche i difetti […]. È stata un’avventura straordinaria, condivisa con una squadra compatta, seria, preparata, di gente che ha sempre avuto nella testa l’unico obiettivo di fare il bene della città». Ma quel team, invece, sembra abbia fatto «un gran bel po’» di pasticci. Sotto gli occhi di un sindaco che assicura di non essersi accorto di nulla. Il simbolo della disfatta è la gestione del Palio dei bracieri e dei mercatini in genere. La corsa estiva pesarese è al centro dell’inchiesta perché veniva usata come un bancomat dall’ex factotum di Ricci, Massimiliano Santini, il quale ha ammesso davanti ai pm di avere mascherato con contratto fittizio la mazzetta da 100.000 euro ricevuta dal sodale Stefano Esposto, uno degli organizzatori della kermesse.Ma il Palio, format di cui Santini deteneva il marchio, era diventato una gallina d’oro per l’intera cricca che ruotava intorno a Ricci. Addirittura si racconta che i concorrenti, 10-12 per contrada, quindi più di cento, pagassero una finta assicurazione a un omino che batteva cassa direttamente a bordo pista. C’è stata anche una diatriba, con pubblicazione di una fattura sui social, per i costi delle capannine di tela, messe a disposizione dei punti di ristoro dalla società Pesaro feste, la stessa che, per esempio, aveva fornito tavoli e sedie per la cena popolare al termine della turné di presentazione del libro Pane e politica di Ricci. Pare che Pesaro feste chiedesse all’organizzazione per l’allestimento degli stand una cifra molto più bassa di quella poi effettivamente pagata dagli operatori. Insomma Esposto e Santini avrebbero fatto una bella cresta anche sulle bancarelle affittate nel fossato di Rocca Costanza, cornice del Palio. Stesso discorso per la birra. Per anni i punti di ristoro sono stati costretti a comprare decine di fusti di marchi commerciali a un prezzo molto più alto di quello di mercato (per esempio 90 euro anziché 50-60) e il ricarico sarebbe finito cash nelle tasche degli organizzatori. Ma l’anno scorso, quando intorno alle associazioni sotto inchiesta erano già iniziati a circolare rumors, i rivenditori di birra si sarebbero rifiutati di pagare quelle cifre astronomiche e, attraverso un accordo stragiudiziale, Esposto avrebbe riconosciuto dei crediti ai ribelli. Ma il Palio era una gallina dalle uova d’oro e gli organizzatori hanno provato a fargliene fare il più possibile. Emblematica è la storia di un ambulante che ci ha chiesto di rimanere anonimo («Io a Pesaro devo continuare a lavorare»), ma che si dice disposto a ripetere il suo racconto anche davanti agli inquirenti. Il suo gazebo è stato uno dei primi a entrare nel fossato della Rocca: «Gli organizzatori, per concederci il “posteggio”, prendevano i soldi in nero e poi dopo qualche anno volevano buttare fuori me ed altri perché avevano trovato altri che gli davano più soldi di noi. Insomma erano un po’ dei mercenari». Che cosa significa che prendevano soldi in nero? «Che non ci facevano la fattura». E quanto pagavate? «All’epoca, parlo del periodo prima del Covid, dovevamo dare 400 euro più Iva. Quando poi mi hanno detto che avevano trovato uno che faceva i panini e gli dava 1.000 euro e che mi avrebbero cacciato via se non gli avessi dato la stessa cifra, ho risposto che mi conveniva starmene a casa». E dopo che cosa è successo? «Chiamai l’Ufficio commercio del Comune e gli dissi: “Guardate, succede questo e questo. Siccome io lavoro perché ho una famiglia da mantenere e non vado al palio perché mi diverto a vedere gente che corre con i bracieri in mano, se mi date il posto bene, se no chiamo i giornali e gli racconto che non mi fate la fattura”. Mi hanno risposto: “No, stia buono, non faccia niente”». Sarebbe interessante capire se qualcuno abbia mai informato della questione il sindaco. L’ambulante, però, non è stato cacciato, né gli è stato chiesto di andare in municipio a esporre meglio i fatti. «Dopo dieci minuti mi è arrivata la telefonata di Esposto. Mi disse: “Sono il braccio destro di Santini. Il tuo posto c’è come tutti gli anni, tutto a posto, solita cifra. Mandami i dati per la fatturazione”. Gli ho risposto: “I miei dati dovreste già averli, sono tanti anni che vengo”. Replica: “Ah, se me li puoi rimandare, perché adesso non li trovo”. Insomma, dai, hanno cercato di sistemarla così». Chiediamo conferma della mancata fatturazione e il nostro interlocutore ribadisce: «Mi davano solo una ricevuta in bianco di quelle in doppia copia, di quelle che si trovano in tutti i negozi di articoli per ufficio, dove scrivevano che avevo dato un contributo all’associazione». La nostra fonte ci assicura che prima di entrare nello staff di Ricci, Santini «era un ragazzo per bene», con cui si era trovato anche a mangiare una pizza. Ma poi era cambiato: «Quando è stato assunto si è un po’ montato la testa. Io lo chiamavo e gli mandavo i messaggi e non mi rispondeva più oppure mi scriveva di essere impegnato in una riunione, sciocchezze così». Questo sistema non riguardava solo il Palio, ma i mercatini in genere. Germano Gabucci, 61 anni, pesarese, ex capo ufficio acquisti di una Spa del settore del mobile, ha deciso di metterci la faccia e di raccontare la sua esperienza con nome e cognome. Il 30 luglio ha anche provato a presentarsi al Comando provinciale della Guardia di finanza per mettersi a disposizione degli inquirenti. Gli hanno detto di contattare il 117. In quel momento tutta la caserma era in fibrillazione per l’interrogatorio di Ricci. «Quando ho iniziato a lavorare a Gabicce mare, come organizzatore di un mercatino estivo sul porto, mi hanno chiesto un contributo da 500 euro da versare in tesoreria. A Pesaro è andata diversamente». Che cosa intende? «Andavo all’Ufficio commercio e venivo puntualmente rimbalzato. Il sindaco non era ancora Ricci. In città girava voce che le “ruote della dirigente andassero unte”, ma a me non aveva chiesto nulla. Poi conobbi una ragazza che era molto amica del neo assessore al commercio, Enzo Belloni, e mi feci accompagnare da lui. Gli riferii ciò che avevo saputo e che si diceva nell’ambiente degli ambulanti. Due settimane dopo, ci disse: “Magari fosse solo quello che mi avete raccontato voi”. Da allora iniziammo a lavorare. Ho organizzato 4 o 5 mercatini e in cambio mi chiedevano di pagare, quasi sempre in nero, delle persone che non conoscevo. Gente che in qualche modo aveva collaborato con il Comune o con iniziative realizzate dal municipio sul territorio. Alla fine l’obolo era di circa 500 euro a mercatino per anno». Gabucci a questo punto tira fuori una fattura che con i suoi mercatini c’entrava davvero poco: «Ho chiesto a tutti quelli che ho dovuto pagare di emetterle e questa ragazza è stata la sola che me l’ha fatta avere, forse perché era l’unica in possesso di una partita Iva. Era una fotografa di Pesaro. Come vede le ho dato 423 euro». La descrizione del servizio era questa: «Adesione evento comunale “La notte della danza”». «Che neanche so che cosa sia» chiosa Gabucci.Insomma chi otteneva l’incarico di organizzare i mercatini, alla fine, doveva pagare qualcuno che con quegli stand e quegli eventi non aveva niente a che vedere. Una pratica denunciata nell’avviso di garanzia inviato a Ricci, Santini, Esposto e ad altri 21 (ma il numero degli indagati sta aumentando di giorno in giorno) dove vengono citati i fratelli Della Biancia, Italo e Angelo, anche loro organizzatori di mercatini con la loro Promo D. I due sono finiti sotto inchiesta perché, su richiesta di Santini, avrebbero inviato due bonifici per un totale di 9.000 euro per pagare uno degli artisti dei murales. Belloni avrebbe parlato male a Gabucci proprio dei Della Biancia: «Ero entrato con i miei stand nel centro commerciale Rossini (che si trova a pochi metri al comando provinciale della Gdf, ndr) e quasi subito siamo stati mandati via con la scusa che alcuni degli ambulanti non rispettavano gli orari. L’ex assessore mi disse che i due fratelli avevano dato 500 euro a testa al direttore e alla segretaria del centro commerciale per crearmi una cattiva reputazione sulla piazza e non farmi lavorare più lì. Non so se fosse vero. Sono, invece, certo che dopo il Ferragosto del 2014 è stato Belloni a impedirmi di organizzare eventi come il June beer fest che ho allestito dal 2012 al 2014. Mi disse che l’area non era più disponibile e così al posto delle birre artigianali che portavo io, hanno organizzato una sagra solo con bevande al luppolo industriali». Da quel giorno Gabucci non ha più avuto niente a che fare con il politico, anche se ci mostra il messaggio che gli ha inviato un suo amico il 9 agosto scorso, quando Santini aveva cambiato avvocato da 5 giorni ed era già pronto a vuotare il sacco con i pm. Leggiamo: «Sentite questa: la moglie di Belloni lavora come cassiera alla Coop; sono tre giorni che verso metà mattinata arriva Santini, la va a cercare in cassa e poi inizia a importunarla dicendole che lui rovinerà anche il marito, quando parlerà, tutto questo davanti ai clienti. Lei è costretta a chiudere, entra nell’ufficio del reparto casse e rimane lì finché lui non esce dal negozio. Stamattina è dovuto intervenire anche il direttore perché lui non andava via e aspettava davanti alla sua cassa che lei tornasse. Da fonte certa». Nella chat Gabucci commenta: «Comunque mi fa strano che Belloni non sia inquisito. Io ho chiesto di essere ascoltato proprio per parlare di lui». È questa l’aria che si respira a Pesaro in questo periodo. E pensare che Ricci, il 13 aprile 2024, rispedì al mittente l’invito «a fare pulizia» dentro al partito che era arrivato da Giuseppe Conte, dopo che un’inchiesta giudiziaria barese aveva coinvolto alcuni amministratori dem. Un’intervista al Corriere della sera del candidato governatore venne intitolata: «Credo nell’alleanza con il M5s, ma da Conte non accetto lezioni di moralità». Su Facebook l’allora sindaco rilanciò l’articolo e aggiunse questo commento: «Fare della vicenda pugliese una questione nazionale, magari per lo 0,5 in più, è inaccettabile. II Pd è da sempre il partito della legalità e i nostri amministratori sono ogni giorno in prima linea contro mafia e illegalità». Chissà se i 5 stelle la pensano allo stesso modo. Almeno nelle Marche.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.