2019-02-06
Tagli al Parlamento. La Farnesina difende gli eletti all’estero
La riduzione del numero degli onorevoli preoccupa chi vive fuori Italia: «Sono già pochi, c'è carenza di rappresentanza».Filtra un certo imbarazzo nei corridoi della Farnesina. Perché da qualche settimana il Cgie (Consiglio generale italiani all'estero), sorta di organismo di consulenza del governo sui nostri connazionali che vivono fuori dall'Italia, ha deciso di promuovere una battaglia contro la riforma costituzionale prevista dal contratto di governo Lega-5 stelle per ridurre il numero dei parlamentari. Del resto il Cgie è presieduto dal ministro degli Esteri in persona, Enzo Moavero Milanesi, che non si è mai espresso sulla riforma voluta dalla maggioranza, ma che è ritenuto molto vicino al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ieri in Senato è iniziata la discussione del disegno di legge costituzionale che taglia il numero degli onorevoli che dovrebbero diminuire del 36,5 per cento: da 630 a 400 deputati e da 315 senatori a 200. Non solo. Gli onorevoli eletti all'estero passano da 18 a 12: da 12 a 8 i deputati, da 6 a 4 i senatori. Il progetto arriva in aula dopo che il testo è stato approvato il 19 gennaio dalla commissione Affari costituzionali sulla base di altre proposte e l'incarico di relatore è stato affidato al senatore leghista Roberto Calderoli. Ma la riduzione del numero di rappresentanti non sembra piacere a tutti. In particolare la riduzione degli eletti all'estero non è piaciuta al parlamentino della Farnesina. Per questo il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone, ha preso carta e penna. E ha inviato una lettera aperta a quotidiani e parlamentari. «A 18 anni dall'istituzione della circoscrizione Estero e a più di 15 anni dal primo esercizio di voto per corrispondenza, si mette in discussione il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza di noi italiani residenti fuori d'Italia», scrive Schiavone. «Questa proposta, che è solo aritmeticamente, ma non democraticamente, ipotizzabile, costituisce una gravissima lesione del principio di uguaglianza tra i cittadini, sancito dall'articolo 3 della Costituzione. Se approvata, determinerebbe una profonda discrepanza nel rapporto numerico tra elettori ed eletti e un vulnus nell'applicazione dei basilari principi della democrazia, relegando i cittadini residenti fuori dai confini nazionali a una condizione di inferiorità e marginalità». Secondo l'organismo presieduto da Moavero Milanesi, tutt'ora il numero il rapporto di rappresentanza dei cittadini all'estero (quasi 6 milioni) è già sbilanciato nei confronti degli iscritti all'Aire (Anagrafe italiani residenti all'estero).Dal 2006 a oggi, infatti, la base elettorale in Italia è andata calando, mentre quella degli iscritti all'Aire è aumentata del 60% circa e continua a crescere a causa dei flussi di emigrazione stabile. Prendendo come esempio le elezioni del 2018, stando ai calcoli della Farnesina, «il deputato eletto in Italia rappresenta 96.000 abitanti, l'eletto all'estero 400.000 iscritti Aire; il senatore eletto in Italia rappresenta 192.000 abitanti, l'eletto all'estero 800.000 iscritti Aire». Qui starebbe il conflitto costituzionale, cioè di carenza di rappresentanza. Dal momento che se entrasse in vigore la riforma costituzionale voluta dai gialloblù la differenza tra i cittadini residenti in Italia e quelli residenti all'estero si aggreverebbe «ulteriormente e drammaticamente» sostiene il Cgie: un deputato eletto in Italia, infatti, rappresenterebbe 151.000 abitanti, uno eletto all'estero 687.000 iscritti Aire; un senatore eletto in Italia 302.000 abitanti, uno all'estero 1.375.000 iscritti Aire. Il voto per corrispondenza è stato esercitato dagli italiani all'estero a partire dalle consultazioni referendarie del 15 giugno 2003 e del 12-13 giugno 2005, quindi nelle elezioni politiche del 2006, quando per la prima volta sono stati eletti i 12 deputati e i 6 senatori attribuiti alla Circoscrizione estero. Al primo appuntamento elettorale partecipò circa un milione di italiani residenti fuori d'Italia. Il numero dei votanti è aumentato nelle successive consultazioni politiche del 2008, 2013 e 2018. Alle elezioni del 4 marzo 2018, gli iscritti all'anagrafe estera che avevano diritto di voto erano 4,3 milioni, 700.000 in più (pari al 20%), rispetto alle politiche 2013.«È una battaglia storica del M5s all'esame del Senato, un altro punto del contratto di governo che ci impegniamo a rispettare» spiegava ieri il ministro per i Rapporti con il parlamento, Lorenzo Fraccaro. «Da anni tutti i partiti, dal centrosinistra al centrodestra, propongono di ridurre deputati e senatori. Finalmente passiamo dalle parole ai fatti. Confidiamo nel consenso delle altre forze politiche per approvare all'unanimità una riforma invocata a gran voce dai cittadini». Ma forse l'unanimità non c'è.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)