via della seta cina

La Via della seta resta solo in Puglia. Chi traghetta i cinesi e chi ferma i polacchi
Michele Emiliano (Imagoeconomica)
Ugo Patroni Griffi (l’authority) è regista a Brindisi e la sinistra ferma i polacchi-americani a Taranto, Qui nelle settimane scorse, come La Verità ha rivelato, sta avvenendo lo sbarco di un maxi consorzio di Varsavia con investimenti anti Pechino per 60 milioni. Ebbene, i polacchi hanno depositato dieci giorni fa la richiesta all’autorità portuale che gestisce la struttura tarantina ed è presieduta da Sergio Prete (unico italiano a comparire tra gli esperti dello Shangai international shipping institute). Al momento, però la domanda sarebbe ferma sulla scrivania di Prete. C’è chi dice, per volere di Emiliano. Tutto avviene in una regione, la Puglia, dove la politica estera sembra farla più Massimo D’Alema che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Senza dimenticare che sia Brindisi sia Taranto sono sotto la cosiddetta Zes (zona economica speciale) di cui si è occupato il ministro Raffaele Fitto.
La Meloni liquida la Via della seta. E in Italia arrivano i polacchi con l'ok degli Usa
Xi Jinping e Sergio Mattarella (Ansa)
  • Promessa mantenuta: non è stata rinnovata l’intesa con la Cina firmata, unico Stato del G7, nel marzo 2019. In contemporanea nel porto di Taranto sbarca un maxi consorzio di Varsavia con investimenti anti Pechino per 60 milioni. E con la benedizione americana.
  • Ora il governo pensa a un nuovo corridoio dei «mercanti». La guerra a Kiev cambia gli equilibri e marginalizza Berlino.

Lo speciale contiene due articoli.

Risiko di Xi e Putin in Medio Oriente e Africa
Vladimir Putin e Xi Jinping (Ansa)
La Via della seta è su un binario morto e la Cina cerca un equilibrio con Mosca per pesare di più nel Golfo o accrescere l’influenza nel Continente nero. Il presidente russo è a Pechino con Viktor Orbán per il Forum sui commerci. Il solo italiano presente è Massimo D’Alema...
Fermate quel Dragone. Così la Cina ci conquista
iStock
  • La Via della seta, secondo Luigi Di Maio, doveva servire per vendere le nostre arance a Pechino. E invece è accaduto il contrario. Dal commercio alle infrastrutture, siamo diventati una colonia.
  • I rapporti disinvolti con il colosso asiatico pongono anche problemi di sicurezza e sovranità. Da monitorare attentamente.
  • Nelle Marche, i calzaturifici storici sono messi in crisi dalla concorrenza con gli occhi a mandorla.

Lo speciale contiene tre articoli.

Sulla Via della Seta si sveglia pure Prodi: «Non ci dà benefici»
Romano Prodi (Ansa)
  • Il Professore cambia idea solo adesso sull’accordo con Pechino. Ma dietro l’offensiva della Cina sui porti non vede alcun pericolo.
  • Pirelli: dopo la mossa del governo sul golden power lascia l’ad designato Giorgio Bruno, che avrebbe dovuto prendere il timone in base agli accordi tra i cinesi e Marco Tronchetti Provera. Al suo posto arriverà Andrea Casaluci.

Lo speciale contiene due articoli.

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