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A Bruxelles tengono su l’elmetto. Però cominciano a scaricare Kiev
Kaja Kallas (Ansa)
Nella Commissione Ue si deplora il livello «rivoltante» di corruzione in Ucraina. Lo scandalo mazzette rafforza la posizione di Orbán e il veto belga sull’uso degli asset russi. Kallas invece rimane coi paraocchi.

In Europa faticano ad ammetterlo e c’è pure chi - tipo Kaja Kallas, che smania per farci indossare gli elmetti - tiene su i paraocchi. Ma la verità è che lo scandalo delle mazzette in Ucraina ha rotto qualcosa nell’idillio tra Kiev e Bruxelles. Con l’opinione pubblica già stressata dall’ossessiva evocazione di un grande conflitto contro la Russia, messa di fronte alla prospettiva di un riarmo a tappe forzate, anche al prezzo della macelleria sociale, diventa complicato giustificare altre liberali elargizioni a Volodymyr Zelensky, con la storiella degli eroi che si battono anche per i nostri valori.

Stop Meloni: no all’uso di nostre truppe
Giorgia Meloni e Keir Starmer (Ansa)
Il premier vede Keir Starmer: accordo sulla lotta all’immigrazione clandestina e cooperazione sulla difesa con Londra e Tokyo. Poi il muro sull’invio di soldati: «Ragioniamo sull’art. 5 senza Kiev nella Nato».
Nel video, i post fotocopia che i vertici Ue hanno pubblicato su X in sostegno a Zelensky
Oggi un altro velleitario vertice sulla Difesa comune. Per rispondere ai dazi americani Bruxelles punta a Oriente, peccato che Pechino e Nuova Delhi importino pochissimo.
Siluro a Zelensky: «Esilio in Francia». Ombre cinesi sui negoziati
Volodymyr Zelensky (Ansa)
  • Elon Musk insulta l’ex comico («Si nutre di cadaveri dei soldati»), The Donald lo umilia: «Inutile averlo agli incontri, non ha carte. Migliori i colloqui con Putin che con lui».
  • L'Ue verso un nuovo pacchetto da 6-10 miliardi per Kiev. Madrid riesuma gli asset russi: «Investirli nella Difesa». L’amministrazione Usa: «Nessun diktat, ci consultiamo con l’Europa».

Lo speciale contiene due articoli.

I leader europei sanno solo piangere ma per contare serve saper decidere
Ansa

In una situazione internazionale grave come quella di oggi, un (potenziale) attore importante come l’Europa si riunisce per mostrare forza e determinazione, non si riunisce, come due giorni fa a Parigi, per mostrare debolezza, indecisione, indeterminazione e, soprattutto, a ranghi ridotti: pochi e, anche per questo, pochissimo rilevanti.

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