2025-03-03
Stop Meloni: no all’uso di nostre truppe
Giorgia Meloni e Keir Starmer (Ansa)
Il premier vede Keir Starmer: accordo sulla lotta all’immigrazione clandestina e cooperazione sulla difesa con Londra e Tokyo. Poi il muro sull’invio di soldati: «Ragioniamo sull’art. 5 senza Kiev nella Nato».Ora toccherà a Elly Schlein - la segretaria del Pd - dire da che parte sta. Dopo il vertice «atlantico» che si è tenuto ieri a Londra - chiamarlo europeo sarebbe una fake news - è chiarissimo che per stare con l’Europa bisogna stare con l’Italia. Giorgia Meloni ha avuto, prima del vertice con 19 Paesi invitati dal premier britannico a Lancaster House, un bilaterale con Keir Starmer a Downing Street («è stato il primo brunch italo-britannico della storia» ha sottolineato il premier inglese assai soddisfatto) e un incontro con Volodymyr Zelensky, e di fatto assume il ruolo di ambasciatrice dell’Ue presso Donald Trump. Questo incarico sostanziale glielo ha conferito Donald Tusk, premier polacco presidente di turno dell’Ue, che ha detto: «Appoggio la proposta di Giorgia Meloni di organizzare un vertice tra Stati Uniti ed Europa. Tutto l’Occidente compresa la Turchia è per il sostegno all’Ucraina e però non ci dobbiamo dividere dagli Usa; sembra davvero molto necessario l’incontro con il presidente Usa ed è bene che sia stata Meloni a proporlo a Trump anche per i loro rapporti che sono molto buoni». Il presidente del Consiglio - che ha eclissato Ursula von der Leyen - si è mossa come fidejussore dell’Ue e ambasciatrice della Nato presso l’amministrazione Usa - ha avuto un lungo colloquio telefonico con la Casa Bianca - e glielo hanno riconosciuto tutti. Nella conferenza stampa che ha concluso il vertice di Lancaster House Starmer ha ribadito: «L’idea che l’Occidente non si debba dividere proposta da Giorgia Meloni è ottima e condivisa da me e da tutti. Io e lei andiamo molto d’accordo: l’Europa e gli Usa devono lavorare insieme per la sicurezza e devono stare a stretto contatto». Giorgia Meloni ha fatto sapere di avere «in programma un viaggio a Washington anche se non è stato ancora calendarizzato». Parlando con la Bbc il premier britannico ha annunciato: «Abbiamo concordato che il Regno Unito, insieme alla Francia e forse uno o due altri, lavoreranno con l’Ucraina su un piano per fermare i combattimenti. Poi discuteremo quel piano con gli Stati Uniti». Il Canada potrebbe essere aggregato, ma l’Italia appare assai utile a Starmer per contenere le mire di Macron, che in una intervista al Foglio dice: «Abbiamo bisogno che l’Italia sia al nostro fianco, sulla scia di quanto ha fatto Mario Draghi». Giorgia Meloni ha ricordato che lei «è contraria allo scudo nucleare francese e all’ombrello atomico Ue anche perché vorrebbe dire accettare un disimpegno degli Usa che io non prendo in considerazione». Ha poi ribadito il no deciso «all’invio di truppe italiane, ma anche di truppe in generale» perché «bisogna fare una pace che duri» e, senza pensare che l’Ucraina entri nella Nato, serve «un approccio creativo, bisogna pensare out of the box». E fuori dalla scotola cosa c’è? Ad esempio una nuova interpretazione dell’articolo 5 dell’Alleanza atlantica - la risposta congiunta in caso di aggressione - che senza far entrare l’Ucraina nella Nato dica che comunque «da lì bisogna ripartire per fare altre proposte. È come», sottolinea il premier, «se avessimo corso un po’ troppo e bisogna riprendere alcuni ragionamenti che abbiamo tolto dal tavolo troppo frettolosamente». Giorgia Meloni non vuole e che si facciano piani che non partano dalla partecipazione comune di Usa ed Europa, e dunque la Nato è la giusta cornice. Gli indizi che portano a un protagonismo di Roma sono anche altri. Da Downing Street si è ribadito che l’incontro è stato «caloroso e costruttivo» e che «i partner possono lavorare con gli Stati Uniti per avanzare verso una pace duratura per un’Ucraina sovrana». Si sottolinea l’impegno comune nel Gcap – il progetto di un areo da caccia di sesta generazione – che vede impegnati con uno sforzo di diversi miliardi Italia, Gran Bretagna e Giappone. Starmer ha ribadito di guardare al modello Meloni per il contrasto dell’immigrazione clandestina: «La sicurezza delle frontiere è il fondamento di un’economia sicura». Downing Street esalta «le recenti operazioni congiunte condotte con successo per sgominare le bande di trafficanti» e sollecita «la collaborazione tra i Paesi che offre maggiori opportunità di sgominare le bande a monte, direttamente alla fonte». Anche nel bilaterale con Zelensky («L’ho trovato dispiaciuto ma lucido») il presidente del Consiglio ha ribadito il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina. «Sono molto dispiaciuta di quello che è accaduto», ha detto, «non è utile in questa fase lasciarsi andare alle tifoserie: dobbiamo guardare all’obiettivo comune». Zelensky ha ricambiato affermando: «L’Ucraina ha bisogno di una pace sostenuta da solide garanzie di sicurezza. Sono grato all’Italia per il suo continuo supporto». Dunque il ruolo di Meloni è chiarissimo: fare da ponte tra Usa ed Europa e ritagliare per l’Italia un protagonismo atlantico. Giorgia Meloni è stata anche il collante tra la sponda liberal e l’area dei conservatori. Non c’erano i balcanici - e Starmer si è scusato - il che ha reso ancora più importante il suo ruolo di «garante». Anche perché Giorgia Meloni, in mezzo alle fumisterie diplomatiche, ha parlato chiaro, soprattutto in inglese.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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