Le proteste guidate dall’opposizione e dal sindacato aggravano lo scontro tra Tunisi e Bruxelles. Saied accusa l’Ue di ingerenza dopo la risoluzione del Parlamento europeo e minaccia di rivedere la cooperazione in un clima politico sempre più teso.
Sono giorni di altissima tensione fra la Tunisia e l’Unione europea con il presidente Kais Saied che ha convocato al Palazzo di Cartagine l'ambasciatore dell'Ue, Giuseppe Perrone. L’uomo forte di Tunisi ha vivamente protestato contro «il mancato rispetto delle regole diplomatiche e la gestione, al di fuori dei canali ufficiali noti alle relazioni diplomatiche in qualità di ambasciatore dell’Unione europea, presso lo stato della Tunisia e le sue istituzioni».
Al di là di ogni formalità, Saied è andato su tutte le furie dopo l’incontro di Perrone con il segretario generale del sindacato Ugtt (Union generale tunisienne du travail) Noureddine Taboubi. Questa potente organizzazione sindacale da giorni sta agitando il Paese nordafricano per protestare contro il caro vita e la situazione economica tunisina. Il Parlamento europeo ha anche votato a maggioranza una risoluzione che chiedeva il rilascio di Sonia Dahmani, avvocato e critica di Saied, liberata nei giorni scorsi, ma rimasta comunque sotto sorveglianza giudiziaria.
In un messaggio alla televisione nazionale il presidente tunisino ha tuonato contro le istituzioni europee. «La risoluzione del Parlamento europeo è una palese ingerenza nei nostri affari, sono loro che possono imparare da noi lezioni sui diritti e sulle libertà». Kais Saied ha anche messo in dubbio ogni tipo di collaborazione con l’Europa, se non cesseranno immediatamente tutti i tentativi di interferenza negli affari interni del paese affacciato sulla costa del Mediterraneo. Intanto anche il fine settimana scorso ha visto le strade della capitale riempirsi di manifestanti che, guidati da tutta l’opposizione e dal sindacato, hanno approfittato delle innegabili difficoltà economiche della Tunisia per organizzare una protesta diretta contro il presidente Kais Saied. L’opposizione accusa la presidenza di non permettere il dissenso e di arrestare arbitrariamente politici ed attivisti che chiedono libertà di espressione. Sabato proprio durante una di questa proteste la polizia ha portato via Chaima Issa, giornalista e scrittrice, ma soprattutto membro di spicco del Fronte di Salvezza Nazionale, l’ombrello politico che ha radunato la quasi totalità dell’opposizione tunisina. Questa alleanza politica era scesa in piazza dopo che la Corte d’Appello aveva condannato 40 imputati, molti dei quali oppositori di Saied, a decine di anni di carcere per «cospirazione contro la sicurezza dello Stato» e «appartenenza a un gruppo terroristico». Anche Chaima Issa aveva già una condanna a 20 anni e il suo arresto era già programmato, ha pubblicamente dichiarato la polizia.
Stando ai dati dei manifestanti nelle strade erano presenti circa 2000 persone, che hanno occupato il centro cittadino, tutti vestiti di nero e con rumorosi fischietti e sgargianti nastri rossi. Il Fronte di Salvezza Nazionale è un mosaico molto complesso di partiti, ma il nerbo rimane costituito da una fortissima anima islamista. Il Movimento Ennahda e ancora di più la Coalizione della Dignità, sono due entità politiche di chiara ispirazione islamista che hanno rappresentato per anni la Fratellanza musulmana in Tunisia. Nonostante l’abbandono ufficiale dell’islamismo radicale da parte di Ennahda, fuori dai grandi centri abitati i suoi sostenitori sono ancora molto vicini alle posizioni dei Fratelli.
La Fratellanza musulmana è considerata un’organizzazione terroristica in Egitto, Arabia Saudita, Bahrain, Siria, Russia ed Emirati Arabi Uniti, mentre la Giordania ed il Libano l’hanno messa al bando da pochi mesi. Più ambigua la posizione europea, mentre negli Stati Uniti l’amministrazione Trump ha deciso di avviare la procedura per classificare alcune sezioni della Fratellanza come organizzazioni terroristiche. La Coalizione della Dignità tunisina è nata proprio per contestare l’allontanamento, blando e poco convinto, di Ennahda dagli ideali della fratellanza e il suo leader Seifeddine Makhlouf è un populista con legami con i movimenti dell’Islam radicale in tutto il mondo arabo. La situazione della Tunisia resta estremamente delicata con un’economia debole e fortemente indebitata. Il presidente Kais Saied vanta ancora un grande seguito nella popolazione della sua nazione, ma ha bisogno di appoggi internazionali e soprattutto di prestiti come quello che dovrebbe arrivare dal Fondo monetario internazionale per il quale l’Italia, principale partner ed alleato strategico di Tunisi, sta facendo pressioni da tempo.






