Il capo dei vescovi Matteo Maria Zuppi rivela la sua ispirazione dottrinaria principale: «Michela mi spiegò chi sono queste persone, che la Chiesa deve accogliere». Poi l’azzardo teologico: «C’è bisogno di credere in Dio? No, basta volersi bene, le religioni non hanno l’esclusiva».
Sono i «queer», la «Q» della sigla Lgbtq+. Dicono di non essere né uomini né donne, ma pretendono la nostra approvazione. Se li assecondassimo, come vuole la legge sulla omotransfobia, li chiuderemmo nella gabbia desolata del loro «non amore».
In partenza il progetto di formazione dedicato a tutti i dipendenti pubblici. Saranno istruiti su come trattare i migranti gay o come registrare i figli delle coppie arcobaleno.