2023-05-19
«Il corpo è un’opinione e la cultura è queer». L’assalto ai più piccoli dei missionari Lgbt
A Milano (domani apre la fiera sull’utero in affitto) e a Roma impazzano le teorie gender. Tra laboratori e corsi per docenti.Chiamarla Wish for a baby è sicuramente più raffinato, più elegante. Domani a Milano comincia quella che potrebbe essere chiamata «fiera dell’utero in affitto». In realtà dicono sia una kermesse per le coppie con problemi di fertilità. La fiera è aperta sabato e domenica ed è allo Spazio antologico East End Studios di via Mecenate 84. Nella homepage del sito c’è scritto: «Sia che abbiate appena iniziato il vostro viaggio verso il diventare genitore, sia che sentiate di avere utilizzato ogni possibilità. In Wish for a baby potrete incontrare gratuitamente i migliori esperti di fertilità di tutto il mondo».Ma cosa vuol dire, esattamente, la frase «sia che sentiate di avere utilizzato ogni possibilità»? Che altre pratiche sono possibili? E poi, ancora. «Conoscerai le più recenti tecniche di fecondazione in vitro, grazie a rinomati professionisti. I nostri relatori discuteranno anche di come scegliere una clinica, dell’adeguatezza di un trattamento all’estero». All’estero? Che bisogno c’è di andare all’estero? Forse perché si sta parlando di una pratica vietata in Italia? A Milano l’utero in affitto, sotto mentite spoglie, diventa fiera. Ma la città guidata da Beppe Sala, non si limita a ospitare una manifestazione quantomeno opaca nei contenuti. Sempre domani pomeriggio, infatti, dalle 15 alle 18, e domenica mattina dalle 11 alle 13, al Mudec, il Museo delle culture, si tengono due «dibattiti-laboratori gratuiti», così vengono definiti, «rivolti ai teenagers sui temi dell’identità di genere e le trasformazioni sociali attuali». Nel sito, parlano di «primo progetto educational rivolto ai teenagers su temi queer». Che bellezza.Erano forse queste le attività culturali a cui doveva essere adibita la zona ex industriale dell’Ansaldo, acquistata nel 1990 dal Comune. Il progetto del Mudec nasce proprio qui, frutto di quella «governance innovativa con una formula di gestione in partnership tra pubblico e privato che vede insieme il Comune di Milano e 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore». Il che significa, Confindustria. Durante il seminario, che avrà come punto di partenza la mostra «Muholi. A visual activist», «i teens lavoreranno sui temi che più sentono urgenti in relazione alle questioni di genere, identitarie e di rappresentazione».«Al termine dell’esperienza laboratoriale, Nicole Moolhuijsen - esperta di pratiche queer - farà una presentazione sull’attivismo Lgbtqia+ nelle istituzioni culturali, evidenziando come la cultura possa servire a mettere in discussione gli stereotipi e creare spazi inclusivi». Ma allora non abbiamo capito quali siano queste questioni di genere. Ossia: se nasco uomo ma mi sento donna, allora il mio sentire si basa su una differenza che non è uno stereotipo, ma è un dato di fatto. Sulla base di cosa mi sento donna? Ve lo chiediamo perché dall’altra parte dello stivale, esattamente a Roma, il Comune (dipartimento Scuola, lavoro e formazione professionale) a guida Pd, nel piano aggiornamento 2023-2026, ha inserito, per i docenti degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, un seminario dal titolo «De-costruire gli stereotipi di genere ed educare alle emozioni e alle restrizioni».Il primo dei quattro incontri è avvenuto il 9 maggio scorso all’Acquario romano. Il video è reperibile su YouTube. Due ore e 45 minuti con protagoniste Sara Marini, pedagogista e formatrice, e Chiara Antoniucci, dottoranda in Psicologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma. Entrambe fanno parte dell’associazione Scosse, associazione romana che lavora su tutto il territorio nazionale e che si occupa di educazione al genere e al rispetto delle differenze. Le relatrici hanno parlato di «sesso assegnato alla nascita». Cosa vuol dire? Che l’assegnazione del sesso è una decisione arbitraria? Che quando siamo venuti al mondo potevano assegnarcene un altro? Non è che quando nasci ti metti in fila e tirano a sorte. O nasci uomo. O nasci donna. Ci sono delle differenze fisiche che non lasciano spazio all’interpretazione. E funziona ancora così in molti ospedali. Se nasci con il cromosoma XY, ti mettono il fiocco azzurro. Se nasci con il cromosoma XX, ti mettono quello rosa.«Pensiamo», hanno detto le relatrici, «che il nido e la scuola dell’infanzia siano strategiche in questo percorso di decostruzione degli stereotipi perché queste etichette riguardano le aspettative, le pressioni che noi riceviamo in base al sesso assegnato alla nostra nascita, in quanto bambini o bambine. Questo limita la nostra libertà». E poi uno sguardo al corpo. E un invito a «vedere rappresentati i corpi e, soprattutto, vedere rappresentati corpi differenti, non solo corpi conformi, ancora una volta, a un modello stereotipico».«Abbiamo presentato una mozione» interviene Federico Rocca, consigliere comunale Fratelli d’Italia «per far sì che siano i genitori a decidere se vogliano parlare o meno di certi argomenti ai loro figli. Una sorta di modulo di consenso informato». «L’agenda gender del Comune di Roma avanza», sbotta Emanuele Mastrangelo, ricercatore del centro studi Machiavelli e papà di una bimba in un asilo, «preparatevi a vederla come linea guida del Comune per l’educazione dei bambini negli asili nido e nelle materne».Insomma la teoria gender è come quella cosa che non entra mai dal portone: provano a infilartela dalla finestra. Il tutto in nome della propaganda ideologica spacciata per eticamente corretta.
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