Vere o finte, le pellicce sono sempre più protagoniste sulle passerelle e negli scaffali dei negozi. Un tempo status symbol, poi cadute in disgrazia a causa delle campagne delle associazioni animaliste, le pellicce naturali stanno tornando nei guardaroba delle consumatrici millennial, oltre ad essere molto richieste su mercati enormi come la Cina. E sull'altro versante le pellicce ecologiche, molto più morbide e belle rispetto al passato, stanno conoscendo una diffusione sempre maggiore.
Ce n'è insomma per tutti i gusti, come ha sintetizzato Wang Honghui, vicedirettore del gigantesco complesso di produzione e design Haining China Leather City, dove viene realizzata la metà dei prodotti in pelliccia naturale made in China: «Ci sono due distinti gruppi di consumatori e c'è spazio per entrambi nel mercato: qualcuno ama il caffè, qualcun altro il tè». Di sicuro la Cina è di gran lunga il maggiore mercato mondiale delle pellicce naturali, che secondo le stime vale circa 30 miliardi di dollari a livello globale nel settore retail (in totale il giro d'affari del settore, comprese le attività di produzione, supera i 40 miliardi): nel Paese del Dragone le vendite al dettaglio ammontano a 17 miliardi di dollari all'anno, una cifra colossale. Nessun altro mercato singolo, nemmeno quelli di Russia e Stati Uniti, arriva a sfiorare i 5 miliardi all'anno.
E in Italia? Dopo anni di declino, le prospettive sembrano tornate positive per i pellicciai del nostro Paese. Secondo le ricerche annuali commissionate dall'Aip, Associazione Italiana Pellicceria, a Price Waterhouse Coopers, negli ultimi dieci anni il valore della produzione italiana nel canale commerciale era infatti sceso dagli 1,8 miliardi di euro del 2006 e 2007 agli 1,6 miliardi del 2011, fino a toccare gli 1,2 miliardi nel 2016, con un calo dell'11,3% solo tra il 2015 e il 2016. Lo scorso anno, tuttavia, il trend che sembrava segnato si è invertito: nel 2017, in base all'ultimo report di Pwc presentato in occasione della terza edizione della fiera specializzata Theonemilano, il valore della produzione delle aziende italiane della pellicceria, a livello retail, ha registrato un aumento del 3,5% a 1,37 miliardi di euro, crescendo più veloce del +2,5% annuale registrato dall'industria del fashion made in Italy (tessile, pelle, pelletteria, abbigliamento e calzature). Un impulso considerevole a questa crescita arriva dalle esportazioni, cresciute del 4% grazie all'aumento della domanda da parte di mercati come Cina, Russia e Francia, mentre sono calate le richieste da Usa, Svizzera, Giappone ed Emirati Arabi. Ma è indicativo anche il dato sui consumi interni di pellicce vere, aumentati lo scorso anno dell'1,8% fino a sfiorare il miliardo di euro (996 milioni), dopo una serie di segni meno tra il 2012 e il 2016.
Questo nonostante proprio il 2017 sia passato alla storia come l'anno in cui i big della moda hanno iniziato a dichiarare, uno dopo l'altro, il loro «no» all'utilizzo di pellicce vere nelle loro collezioni. Nella lista figurano nomi come Armani, Hugo Boss, Stella McCartney, Michael Kors, Jimmy Choo, Ralph Lauren, Calvin Klein, Burberry, Tommy Hilfiger, Gucci, imitati dopo pochi mesi da Versace , Furla, John Galliano e dal colosso della moda online Yoox Net-a-Porter. Non solo: la scorsa primavera la città di San Francisco ha messo completamente al bando la vendita delle pellicce, mentre in autunno il British Fashion Council ha deciso, dopo aver condotto un sondaggio tra gli stilisti in procinto di partecipare alla London Fashion Week, di non far salire più nessun tipo di pelliccia animale sulle passerelle di Londra.
Una serie di decisioni che riflettono un cambiamento di mentalità, guidato da una crescente attenzione ai diritti degli animali, e che è alla base della sempre maggiore diffusione delle pellicce ecologiche.
Su questo mercato i dati disponibili sono pochi, anche se la tendenza è evidente: non ci sono praticamente negozi che non espongano, tra le vetrine della collezione invernale, capi in pelliccia sintetica. Le «faux fur», letteralmente pellicce finte, sono più economiche e più leggere rispetto a quelle naturali: due caratteristiche che le rendono appetibili per i consumatori, specie i più giovani. Negli Stati Uniti, per esempio, secondo Business of Fashion il mercato è cresciuto del 2% dal 2012 al 2016 e ora vale 114,6 milioni di dollari. A rappresentare il settore nel 2016 è nato il Faux Fur Institute, che raggruppa oltre 220 marchi di moda che usano quasi esclusivamente pellicce finte. Secondo il fondatore, Arnaud Brunois, i brand di pellicce ecologiche avevano visto un aumento degli ordini del 10% tra il 2016 e il 2017.
Dietro al successo delle faux fur ci sono certamente ragioni legate a una maggiore consapevolezza ambientale. Tuttavia, anche su questo punto il dibattito è aperto: i produttori di pellicce obiettano infatti che i prodotti sintetici sono realizzati con materiali non biodegradabili e microplastiche che spesso vanno a finire nelle falde inquinandole, a differenza del pelo naturale. Gli animalisti, dal canto loro, rispondono citando le emissioni di anidride carbonica legate all'allevamento degli animali da pelliccia, oltre alla formaldeide e agli altri materiali tossici usati per la concia e la tintura.
Di sicuro questo dibattito, spesso molto acceso, ha portato a situazioni paradossali: come le truffe «al contrario», con pellicce naturali vendute come finte. È successo qualche mese fa a Milano, dove la polizia locale ha sequestrato in un negozio nel quartiere di Chinatown oltre 8mila capi di vestiario contenenti pellicce di origine animale, ma indicate in etichetta come sintetiche. E lo scorso anno erano finiti sotto accusa anche diversi siti di ecommerce, tra cui Amazon e Groupon, che avrebbero venduto capi contenenti pellicce vere spacciandoli per «cruelty free».
Chiara Merico
INFOGRAFICA
Patchwork e animalier per conquistare le più giovani
La pelliccia, sia essa vera o faux, ha conquistato le passerelle per questo autunno inverno. I più grandi stilisti hanno deciso di riscoprire questo classico e aggiornarlo per la clientela più giovane con l'utilizzo di colori e tagli innovativi. Invece che utilizzare stampe a righe per cappotti e giacche, sulle passerelle hanno sfilato capi che vedono le sfumature naturali della pelliccia farla da padrone. Nero, beige e bianco si fondono per creare un look unico. La volpe viene invece applicata a strisce alle giacche così da creare un gioco di illusioni con le fodere. Per chi invece ama apparire, il trend animalier - uno dei principali trend di stagione - appare anche nelle pellicce, con i pattern più disparati dalla zebra al più comune leopardo. Così come lo stile patchwork che vede la fusione di materiali dai diversi colori e texture. Dolce&Gabbana è l'esempio principe di questo trend, avendo fatto sfilare un cappotto multicolor di pellami diversi, dalla pecora alla volpe, passando per il visone e il procione. Quest'anno abbiamo visto anche il ritorno dei dettagli in pelliccia, assenti dalle passerelle dagli anni 60. Così i colli e le maniche di giacche e cappotti si arricchiscono i morbida pelliccia, e insieme a loro anche scarponcini, sciarpe e persino abiti e pantaloni. I motivi geometrici che hanno spopolato negli ultimi anni sono stati interpretati anche con l'uso di pellicce. Lo ha fatto Fendi che ha usato pelli diverse per creare accessori con le due F, in un perfetto ritorno alla logo mania dei primi anni 2000. E se i più grandi marchi hanno deciso di tornare alla pelliccia, lo street style non è da meno. In un'interpretazione più moderna e rock 'n' roll, troviamo i capi più iconici della storia della moda, come la giacca di jeans, arricchiti da pellicce colorate. La parola d'ordine in questo caso è maxi, tutto deve essere più vistoso, colorato e divertente possibile in un tentativo di dare unicità a ogni capo.
Zainetti fatti con i peluche, orecchini e cover per i cellulari: è un inverno di pelliccia

Se non amate i capispalla in pelliccia ma non volete rinunciare alla possibilità di arricchire il vostro look con quello che è il vero trend di questa stagione invernale, non temete. Gli stilisti hanno pensato anche a voi. Sono molteplici gli accessori di pelliccia (vera o finta che essa sia) che hanno arricchito i look sulle passerelle invernali. Ecco la nostra selezione di must have per questo inverno 2018/2019.
Borse. Essere «fluffy», letteralmente morbidoso, coccoloso, sembra la parola d'ordine. Lo è almeno per Balenciaga che in passerella, al fianco di completi grigi classici dal taglio vagamente maschile, porta borse oversize in pelliccia arricciata in colori sgargianti, quasi fluo. Stefano Gabbana e Domenico Dolce prendono invece i pupazzi, quelli che da ragazzini si tenevano nella propria cameretta, e li trasformano in borse-zainetti con le forme degli animali da abbinare anche ai più seri o eleganti abiti da sera. Così carini da essere copiati, in versione cheap, dall'inglese Topshop che declina l'orsetto in uno zaino da poche decine di euro. E ancora, Jeremy Scott, lo stilista di Moschino, porta in passerella borse dai colori shock e neon. Come Dries Van Noten, che sfila con borse in pelliccia gialle.
Scarpe. Sono l'amore di ogni donna e, anche in questo caso, non mancano le varianti in pelliccia. Dolce&Gabbana ha creato la variante della sua più classica scarpa con il tacco 10 centimetri ricoperta di pelliccia maculata, zebrata o rosa cipria. Lo stesso pellicciotto (sintetico) viene utilizzato per le ballerine che gli stilisti declinano in una versione con il laccetto sul collo del piede. Sono ormai diventate parte della collezione le ciabatte di Gucci con l'interno in pellicciotto. Ai piedi di vip e star di tutto il mondo, da Milano a Los Angeles, sono un vero e proprio simbolo di come la pelliccia possa essere portata - ai piedi - in tutte le stagioni. Fendi porta il visone sulle classiche «slide», le ciabattone simili a quelle che si portano in piscina. Il costo per questi gioiellini che faranno infuriare gli animalisti con la loro banda di pelliccia bianca come la neve con il logo della maison, è di oltre 1.000 euro.
Cappelli. Dal basco alla francese che si trasforma in un tripudio di peluche maculato, passando per le più classiche calottine in lana decorate con pon pon di pelliccia colorati. Dimenticate il vecchio colbacco che indossavano le vostre nonne perché per questa stagione invernale anche il più noto cappellino da baseball abbandona la sua veste smart e si veste di pellicciotto.
Se tutto questo non fosse già sufficiente, oltre alle più classiche sciarpe e ai guanti che diventano, anche nella versione senza dita, degli «orsetti» che scaldano le mani, sappiate che molti stilisti si sono sbizzarriti al punto da creare per questa stagione invernale orecchini lunghissimi che terminano con palline di peluche e cover per il cellulare, come quella firmata Moschino, in cui la pelliccia è l'orso logo del brand. Insomma, un po' per tutti i gusti.
Nato in una fabbrica di giocattoli, il Teddy coat di Max Mara è il preferito dalle star di tutto il mondo

Morbido, caldo e soprattutto molto chic. Il cappotto perfetto per l'inverno rimanda alla nostra infanzia, fatta di pupazzi da coccolare sotto le coperte.
Si chiama «Teddy Bear Icon coat» ed è stato lanciato da Max Mara. Il direttore creativo del brand - Ian Griffiths - ha infatti riscoperto questo cappotto tra gli archivi della maison che lo aveva già realizzato negli anni 80 e ha deciso di sviluppare nuovamente la tecnologia per produrre questo capo, nato nelle fabbriche tedesche di giocattoli per bambini.
Avvolgente e stravagante, il teddy bear coat nasce da tessuti peluche in fibre nobili (cashmere, alpaca e cammello) e negli anni è stato declinato in otto diverse colorazioni e due versioni, lunga e corta. Vincitore del premio «best of the best 2017» nella categoria cappotti donna, è bastato poco perché diventasse un vero e proprio trend, amato da celebrities e non solo e, come sempre accade, declinato in varianti high street per soddisfare tutte le tasche.
Mango, Zara, H&m e Uniqlo, tutti i grandi nomi della moda low cost hanno dato vita alla loro versione del cappotto, passando dall'utilizzo di pellicce ecologiche alla lana bouclé. Il brand amato dalle it girl di Instagram I.Am.Gia ha proposto una versione già corta del cappotto teddy con due grandi tasche e una comoda zip, da utilizzare sia con un paio di comode sneaker che con dei tacchi vertiginosi. Free People sceglie invece di unire la morbidezza del tessuto peluche alla grinta del jeans, creando una giacca dai dettagli denim per offrire una soluzione ancora più grintosa. House of Cb, marchio inglese low cost che negli anni è riuscito a conquistare il cuore della famiglia Kardashian, propone il cappotto bear nei colori rosso e cipria, da indossare posato sulle spalle sopra un super sexy body di pizzo.
Il successo del teddy bear icon coat e le sue varianti sta proprio qui, nella sua capacità di adattarsi a ogni stile e personalità. Un capo comodo e caldo per i mesi invernali da poter portare per andare in ufficio come per uscire a cena, sempre mantenendo quel tocco fashion.
Mariella Baroli