Lo scorso maggio, la Polonia rifiutò di firmare l’accordo capestro rinegoziato da Bruxelles. Ora il colosso chiede oltre 1 miliardo di euro per il mancato pagamento di 60 milioni di dosi. Il 6 dicembre la prima udienza.
La sinistra ha venduto la vittoria di Donald Tusk come un ribaltone sui conservatori. Ma il leader centrista, per prevalere alle urne, ha dovuto sfoderare un’agenda di destra su immigrazione ed economia. La partita per le europee è ancora tutta da giocare.
L’Azerbaijan attacca il suo vicino, eppure nessuno in Europa pensa di rifornire la resistenza. Forse perché l’aggressore ci smercia il petrolio. Anche la crisi tra Polonia e Ucraina dovuta al grano lo conferma: gli affari contano sempre più della retorica umanitaria.
Il premier Morawiecki annuncia un quesito molto esplicito: «Sostieni il trasferimento forzato di migliaia di clandestini imposto dalla burocrazia di Bruxelles?». E intanto rinsalda i rapporti con Ungheria e Italia.
Giorgia Meloni a Varsavia: «Capisco la loro posizione: il problema non si risolve con i ricollocamenti ma fermando gli arrivi irregolari». Sulle prossime europee e il futuro dell’Ecr: «Dobbiamo rafforzare la nostra famiglia politica e avvicinare i partiti compatibili».