2023-11-25
Pfizer denuncia il governo polacco dopo la rivolta contro i contratti Ue
Lo scorso maggio, la Polonia rifiutò di firmare l’accordo capestro rinegoziato da Bruxelles. Ora il colosso chiede oltre 1 miliardo di euro per il mancato pagamento di 60 milioni di dosi. Il 6 dicembre la prima udienza.Pfizer batte cassa in Polonia e chiede 6 miliardi di zloty (Pln), l’equivalente di 1,37 miliardi di euro, per i vaccini anti Covid pattuiti a livello Ue. Varsavia aveva già avvisato che 60 milioni di dosi in più non le avrebbe volute e che sarebbero rimaste inutilizzate a fine pandemia, però il colosso farmaceutico non intende ragioni. Secondo il quotidiano economico polacco Dzniennik Gazeta Prawa, la prima udienza si svolgerà il prossimo 6 dicembre presso il tribunale di Bruxelles. Il contratto, infatti, era stato firmato dalla Commissione europea, il che significa che è soggetto alla legislazione belga. Comunque vada il contenzioso civile, sarà l’ulteriore conferma delle condizioni capestro imposte dal presidente Ursula von der Leyen agli Stati membri, costretti ad accollarsi anche dosi fuori emergenza sanitaria. Già a marzo 2022, il primo ministro Mateusz Morawiecki aveva scritto al capo della Commissione, ribadendo che non avrebbe ritirato nuovi vaccini Pfizer per i costi che la Polonia doveva sostenere, costretta ad accogliere un alto numero di profughi dell’Ucraina, in fuga dalla guerra con la Russia. Oltre 11 milioni avevano varcato il confine, circa 1,5 milioni sono rimasti nel Paese ricevendo alloggio, assistenza sanitaria, istruzione, accesso al mercato del lavoro.Dopo un anno di inutili negoziati, lo scorso maggio l’ex ministro della Sanità Adam Niedzielski ha poi inviato una lettera pubblica agli azionisti di Pfizer facendo appello alla «responsabilità sociale d’impresa». Invitava l’azienda a ridurre quantità e pretese. A marzo, infatti, la Commissione europea aveva autorizzato la Polonia a rinegoziare gli accordi, primo Paese europeo ad avere ottenuto il via libera. L’ex ministro sottolineava come la maggior parte delle dosi «verrà distrutta a causa della limitata durata di conservazione e della limitata domanda», e che l’Unione europea non poteva nemmeno utilizzare le dosi in eccesso perché «attualmente non ci sono governi interessati ad accettare donazioni».Invece, Pfizer si era limitata a proporre meno dosi ed esigeva il pagamento di una penale altissima di cancellazione: la metà del prezzo di una dose, tra l’altro non ancora prodotta. «Nonostante la mia migliore volontà di trovare un compromesso, Pfizer non è pronta a mostrare un livello soddisfacente di flessibilità e a fare proposte realistiche in risposta alla mutata situazione sanitaria in Europa», si leggeva nella lettera di Niedzielski visionata da Euractive. «La situazione epidemica è cambiata, ma soprattutto quella geopolitica, i contratti per i vaccini contro il Covid-19 devono cambiare», dichiarò l’ex ministro in un’intervista a Polska Agencja Prasowa (Pap), l’agenzia di stampa polacca. A gennaio di quest’anno sottolineava che Moderna e Pfizer differiscono notevolmente nel loro approccio nel rendere più flessibili i contratti. A inizio 2023, infatti, la Polonia disponeva ancora di quasi 7 milioni di dosi di vaccino anti Covid Moderna e l’azienda farmaceutica aveva accettato di cancellare il 60% delle consegne programmate. Un bel respiro di sollievo per il governo di Varsavia che si non si era trovato costretto a ricevere circa 4 milioni di ulteriori vaccini e pagare per essi 420 milioni di Pln.A protestare per vaccini imposti in quantità esorbitanti e con costi insostenibili sono stati molti Stati, che hanno cercato di rinegoziare i contratti conclusi dalla von der Leyen con l’ad di Pfizer, Albert Bourla. Intese riservate che portarono all’accordo dell’aprile 2021 per 1,1 miliardi di dosi del vaccino BioNTech/Pfizer al costo di 21,5 miliardi di euro per i contribuenti europei. Intese raggiunte attraverso sms, tutt’oggi blindatissimi. A maggio, la Commissione europea aveva dichiarato di aver raggiunto un accordo con Pfizer, riducendo i 450 milioni di dosi che dovevano essere ancora consegnati nel 2023 e suddividendole nei prossimi quattro anni. Il contratto rivisto garantisce circa 70 milioni di dosi di vaccino ogni anno dal 2023 al 2026 per gli Stati membri, lasciando tra l’altro poco spazio nel mercato a concorrenti come Moderna, Novavax e Sanofi ed altri sviluppatori di vaccini con autorizzazioni per la distribuzione nell’Ue.La Polonia non ha firmato l’accordo e Pfizer ha aspettato il post elezioni per presentare il conto. «Lo ha fatto solo quando è cambiato il governo e quando la guerra in Ucraina non era più sulle prime pagine dei giornali», scrive il quotidiano polacco. «I rappresentanti della Pfizer, nonostante le ripetute dichiarazioni di essere pronti al dialogo e di comprendere come il nostro governo concentra i suoi sforzi per aiutare un Paese devastato dalla guerra, non hanno presentato soluzioni concrete», ha commentato Iwona Kania portavoce dell’attuale ministro della Salute, Katarzyna Sojka.Mercoledì, Sojka ha detto all’emittente TVN24 che c’è qualche speranza di risolvere la causa Pfizer «in modo positivo». Ha osservato che Varsavia non è sola nella questione, poiché «altri Stati dell’Ue dovranno affrontare cause simili».
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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