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(Ansa)
- Nonostante i pochi casi al mondo si moltiplicano gli allarmi su un salto di specie. La risposta? Sempre la puntura...
- Covid: svelati i messaggi dei «Fauci boys» sulla teoria, finora bollata come cospirazionista, di un’origine legata a un vaccino anti Aids.
Lo speciale contiene due articoli.
I virus H5N1 starebbero mutando per infettare l’uomo. I patogeni responsabili dell’influenza aviaria avrebbero questa missione, secondo i simpatici auspici degli ormai esperti del terrore. Eppure la Food and drug administration, l’agenzia regolatoria statunitense, sottolinea che l’altamente patogeno dell’H5N1 «si riferisce a un impatto grave sugli uccelli, non necessariamente sugli esseri umani».
«Il virus dell’influenza aviaria continua a diffondersi nell’Unione europea, e altrove, provocando un’elevata mortalità tra gli uccelli selvatici, spillover tra i mammiferi selvatici e domestici e focolai negli allevamenti», ha comunicato l’Autorità europea per la sicurezza alimentare Efsa, senza registrare contagi umani nel Vecchio continente.
Il passaggio ai bovini da latte, segnalato negli Stati Uniti (il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha individuato 15 aziende agricole in sei Stati con problemi di aviaria), sarebbe per alcuni la conferma che dopo tassi, orsi, gatti, linci, lontre, procioni, leoni marini, delfini, furetti, visoni, volpi, leopardi, maiali, il virus che prima infettava gli uccelli ora si starebbe preparando all’assalto umano. Prima passando per i gatti, che si sarebbero ammalati in Polonia e negli Usa bevendo latte crudo.
«Oggi l’aviaria non è più un problema di quella specie (aviaria, ndr), dovremmo forse smetterla di chiamarla così perché oggi si sta avvicinando pericolosamente all’uomo. Dire che non va consumato il latte crudo, in Usa almeno, vuol dire che ci può essere un potenziale rischio che l’H5N1 diventi il prossimo problema pandemico», ha dichiarato sulla Stampa l’infettivologo Matteo Bassetti.
I rischi per la salute umana a oggi evidenziati sono molto bassi. Pochissimi i casi registrati negli ultimi tempi: un lavoratore di un allevamento del Texas, risultato positivo ad aprile dopo essere stato in contatto con mucche da latte con aviaria, e che ha lamentato solo una congiuntivite, è il secondo contagio rilevato negli Stati Uniti. Il precedente risale al 2022, un detenuto infetto dopo che si era occupato dell’abbattimento di uccelli presso un impianto di pollame commerciale in Colorado.
Sempre quest’anno, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) elenca un positivo a marzo in Cile e nello stesso mese il virus fu trovato anche in uno studente del Vietnam che aveva intrappolato uccelli selvatici vicino a casa sua prima e dopo le vacanze del Capodanno lunare. «Dal 2003 al 1° aprile 2024, sono stati segnalati in tutto il mondo da 23 Paesi un totale di 889 casi e 463 decessi causati dal virus dell’influenza A (H5N1)», evidenzia l’Oms. Si tratta di appena 42 casi l’anno, nei complessivi 23 Paesi, tanto per rendersi conto della minaccia.
«Nella comunità scientifica la preoccupazione è grande», riferisce invece Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), appena rientrato dal congresso della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid) di Barcellona. Secondo il professore, «la circolazione nei mammiferi indica che il virus sta evolvendo in una direzione chiara: ha imboccato una strada che inevitabilmente, prima o poi porterà all’arrivo nell’uomo il quale potrà diventarne serbatoio e diffusore».
Nella dichiarazione rilasciata ad Adnkronos salute, l’ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia e direttore del laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili, parla dell’aviaria come della prossima, possibile pandemia. «È inevitabile che quando il virus entrerà più e più volte nell’uomo potrà assumere quella “fitness”, cioè quella capacità di adattamento alle cellule umane, che permetterà all’uomo di fare da reservoir e quindi da diffusore per altri uomini».
Per farci dormire sonni più tranquilli, ha aggiunto che sebbene il contagio tra umani non sia mai stato confermato, «non è detto che una trasmissione uomo-uomo non sia già possibile, o che quantomeno qualche ceppo non si sia già stabilizzato nell’uomo». Pronto a essere stimolato, per contagiare come ogni dannato virus. Aggiungete che «non esistono vaccini specifici per prevenire l’infezione da virus dell’influenza A (H5N1) nell’uomo», secondo la rassicurante nota dell’Oms, e vedrete se di aviaria non si parlerà con toni sempre più allarmistici.
Magari invocando a gran voce misure di contenimento e nuovi vaccini salvifici, di cui si farà alfiere l’immancabile Roberto Burioni, scivolato sempre più in basso nelle sue esternazioni sui social. Incapace di cogliere le riflessioni di Susanna Tamaro sulle conseguenze della pandemia affidate al Corriere della Sera, il professore ha attaccato il quotidiano («Perché ospitate simili scemenze?») e in modo greve la scrittrice dicendo che «ci spiega i vaccini producendosi in una mirabile crestomazia di “ragionamenti” identici a quelli dei somari antivaccinisti. Ne dovevamo uscire migliori, invece ne siamo usciti tutti virologi, anche la Tamaro».
Non contenta, la virostar che al linguaggio scientifico preferisce il trash pur di farsi ancora notare, innalza un peana al vaccino «che ha salvato molte decine di milioni di vite, compresa forse pure la tua», aggiunge sempre rivolto alla scrittrice. «Permettendoti di partecipare da viva alle Olimpiadi delle bojate», erutta il professore. Nel salotto di Fabio Fazio, di cui è l’esperto di fiducia, evidentemente si usa così.
Mail segrete: «Tracce di Hiv nei laboratori di Wuhan»
Se non bastavano le mille indagini che stanno chiudendo il cerchio sull’origine da laboratorio del virus Sars Cov-2 (pochi giorni fa è stato ascoltato al Congresso anche Peter Daszak della Ecohealth alliance), è dalla Germania che arriva un’altra pista investigativa sui pericolosi esperimenti effettuati in Cina, stavolta sul virus dell’Hiv.
Come La Verità ha documentato in questi anni, le tesi finora accertate si erano in gran parte concentrate sulla presenza del famoso sito di scissione della furina. Meno attenzione era stata prestata ad altre anomalie e, in particolare, alla presenza dei cosiddetti inserti di Hiv, il virus dell’Aids, segnalati per la prima volta dal gruppo di ricerca indiano Pradhan e altri alla fine di gennaio 2020, ripresi dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier e presto liquidati come «teorie del complotto». Gli esiti delle ricerche del gruppo Pradhan sugli inserti di Hiv erano arrivati anche al gruppo di scienziati riuniti intorno a Anthony Fauci e diretti da Kristian Andersen dello Scripps research, autore insieme con Andrew Rambaut, Ian Lipkin, Edward Holmes e Robert Garry del famoso paper The proximal origin of Sars Cov-2. Il documento, pubblicato su Nature il 17 marzo 2020 stabiliva - senza lasciare spazio al dubbio - che il virus aveva origine naturale. Ma non era vero.
Negli stessi giorni in cui Prashant Pradhan pubblicava le sue ricerche, i «Bethesda boys» (dalla sede del Niaid di Anthony Fauci, che si trova a Bethesda) erano concentrati a spingere la teoria dell’origine naturale del virus per distogliere l’attenzione dalla possibilità che il virus fosse stato ingegnerizzato a Wuhan. I timori, soprattutto di Fauci, che emergessero le responsabilità americane nel laboratorio cinese da lui finanziato, erano tali che immediatamente i suoi uomini avevano preso le distanze da Pradhan e dagli inserti Hiv.
Una recente richiesta di accesso agli atti Foia ha consentito di leggere le loro email e i messaggi Slack di quei giorni, chiarendo che in realtà la tesi di Pradhan non era stata liquidata perché inverosimile ma perché troppo eclatante: anche i Bethesda Boys avevano notato le anomalie ma, come scriveva Edward Holmes in un’email del 4 febbraio 2020 a Jeremy Farrar (ex direttore del Wellcome trust) e in un messaggio su Slack lo stesso giorno, «se lo diciamo passeremo per pazzi». La sorte poi toccata a Montagnier che invece aveva preso la ricerca di Pradhan molto sul serio concludendo, fin dall’inizio, che l’origine del Sars Cov-2 era in laboratorio: il solo fatto di averlo ipotizzato gli è valsa la gogna della comunità scientifica. Secondo Montagnier, lo scenario più probabile era che il virus fosse stato progettato nel tentativo di creare un vaccino contro l’Hiv, utilizzando un coronavirus come vettore, come confermava, in una delle email rese pubbliche dopo la richiesta di accesso agli atti, anche Kristian Andersen: «Non riesco a togliermi dalla testa l’idea che la versione fuga da laboratorio sia fottutamente probabile», scriveva Andersen, «e sia possibile perché stavano già facendo questo tipo di lavoro: i dati molecolari sono pienamente compatibili con quello scenario». Nessuno dei Bethesda boys in quel momento immaginava che a Wuhan si stesse sperimentando un vaccino contro l’Hiv, ma in realtà era proprio questo l’obiettivo del progetto di virologia cooperativa tedesco-cinese che ha dato origine a un laboratorio proprio a Wuhan, non solo presso il Wuhan institute of virology (Wiv) finanziato dal Niaid ma anche presso l’Union hospital; i due istituti collaboravano assiduamente.
I Repubblicani Usa stanno lavorando da due anni per far emergere i mille indizi che confermano la teoria della fuga da laboratorio, ma se c’è una «pistola fumante» con le impronte digitali tedesche, più ancora che americane, è proprio a Wuhan. Il lavoro sull’Hiv veniva fatto proprio lì, al Wiv, con il suo famoso deposito di coronavirus.
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2024-05-03
Tornano i virologi e invocano nuovi sieri: «La futura pandemia sarà quella d’aviaria»
(Ansa)
- Nonostante i pochi casi al mondo si moltiplicano gli allarmi su un salto di specie. La risposta? Sempre la puntura...
- Covid: svelati i messaggi dei «Fauci boys» sulla teoria, finora bollata come cospirazionista, di un’origine legata a un vaccino anti Aids.
Lo speciale contiene due articoli.
I virus H5N1 starebbero mutando per infettare l’uomo. I patogeni responsabili dell’influenza aviaria avrebbero questa missione, secondo i simpatici auspici degli ormai esperti del terrore. Eppure la Food and drug administration, l’agenzia regolatoria statunitense, sottolinea che l’altamente patogeno dell’H5N1 «si riferisce a un impatto grave sugli uccelli, non necessariamente sugli esseri umani».
«Il virus dell’influenza aviaria continua a diffondersi nell’Unione europea, e altrove, provocando un’elevata mortalità tra gli uccelli selvatici, spillover tra i mammiferi selvatici e domestici e focolai negli allevamenti», ha comunicato l’Autorità europea per la sicurezza alimentare Efsa, senza registrare contagi umani nel Vecchio continente.
Il passaggio ai bovini da latte, segnalato negli Stati Uniti (il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha individuato 15 aziende agricole in sei Stati con problemi di aviaria), sarebbe per alcuni la conferma che dopo tassi, orsi, gatti, linci, lontre, procioni, leoni marini, delfini, furetti, visoni, volpi, leopardi, maiali, il virus che prima infettava gli uccelli ora si starebbe preparando all’assalto umano. Prima passando per i gatti, che si sarebbero ammalati in Polonia e negli Usa bevendo latte crudo.
«Oggi l’aviaria non è più un problema di quella specie (aviaria, ndr), dovremmo forse smetterla di chiamarla così perché oggi si sta avvicinando pericolosamente all’uomo. Dire che non va consumato il latte crudo, in Usa almeno, vuol dire che ci può essere un potenziale rischio che l’H5N1 diventi il prossimo problema pandemico», ha dichiarato sulla Stampa l’infettivologo Matteo Bassetti.
I rischi per la salute umana a oggi evidenziati sono molto bassi. Pochissimi i casi registrati negli ultimi tempi: un lavoratore di un allevamento del Texas, risultato positivo ad aprile dopo essere stato in contatto con mucche da latte con aviaria, e che ha lamentato solo una congiuntivite, è il secondo contagio rilevato negli Stati Uniti. Il precedente risale al 2022, un detenuto infetto dopo che si era occupato dell’abbattimento di uccelli presso un impianto di pollame commerciale in Colorado.
Sempre quest’anno, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) elenca un positivo a marzo in Cile e nello stesso mese il virus fu trovato anche in uno studente del Vietnam che aveva intrappolato uccelli selvatici vicino a casa sua prima e dopo le vacanze del Capodanno lunare. «Dal 2003 al 1° aprile 2024, sono stati segnalati in tutto il mondo da 23 Paesi un totale di 889 casi e 463 decessi causati dal virus dell’influenza A (H5N1)», evidenzia l’Oms. Si tratta di appena 42 casi l’anno, nei complessivi 23 Paesi, tanto per rendersi conto della minaccia.
«Nella comunità scientifica la preoccupazione è grande», riferisce invece Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), appena rientrato dal congresso della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid) di Barcellona. Secondo il professore, «la circolazione nei mammiferi indica che il virus sta evolvendo in una direzione chiara: ha imboccato una strada che inevitabilmente, prima o poi porterà all’arrivo nell’uomo il quale potrà diventarne serbatoio e diffusore».
Nella dichiarazione rilasciata ad Adnkronos salute, l’ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia e direttore del laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili, parla dell’aviaria come della prossima, possibile pandemia. «È inevitabile che quando il virus entrerà più e più volte nell’uomo potrà assumere quella “fitness”, cioè quella capacità di adattamento alle cellule umane, che permetterà all’uomo di fare da reservoir e quindi da diffusore per altri uomini».
Per farci dormire sonni più tranquilli, ha aggiunto che sebbene il contagio tra umani non sia mai stato confermato, «non è detto che una trasmissione uomo-uomo non sia già possibile, o che quantomeno qualche ceppo non si sia già stabilizzato nell’uomo». Pronto a essere stimolato, per contagiare come ogni dannato virus. Aggiungete che «non esistono vaccini specifici per prevenire l’infezione da virus dell’influenza A (H5N1) nell’uomo», secondo la rassicurante nota dell’Oms, e vedrete se di aviaria non si parlerà con toni sempre più allarmistici.
Magari invocando a gran voce misure di contenimento e nuovi vaccini salvifici, di cui si farà alfiere l’immancabile Roberto Burioni, scivolato sempre più in basso nelle sue esternazioni sui social. Incapace di cogliere le riflessioni di Susanna Tamaro sulle conseguenze della pandemia affidate al Corriere della Sera, il professore ha attaccato il quotidiano («Perché ospitate simili scemenze?») e in modo greve la scrittrice dicendo che «ci spiega i vaccini producendosi in una mirabile crestomazia di “ragionamenti” identici a quelli dei somari antivaccinisti. Ne dovevamo uscire migliori, invece ne siamo usciti tutti virologi, anche la Tamaro».
Non contenta, la virostar che al linguaggio scientifico preferisce il trash pur di farsi ancora notare, innalza un peana al vaccino «che ha salvato molte decine di milioni di vite, compresa forse pure la tua», aggiunge sempre rivolto alla scrittrice. «Permettendoti di partecipare da viva alle Olimpiadi delle bojate», erutta il professore. Nel salotto di Fabio Fazio, di cui è l’esperto di fiducia, evidentemente si usa così.
Mail segrete: «Tracce di Hiv nei laboratori di Wuhan»
Se non bastavano le mille indagini che stanno chiudendo il cerchio sull’origine da laboratorio del virus Sars Cov-2 (pochi giorni fa è stato ascoltato al Congresso anche Peter Daszak della Ecohealth alliance), è dalla Germania che arriva un’altra pista investigativa sui pericolosi esperimenti effettuati in Cina, stavolta sul virus dell’Hiv.
Come La Verità ha documentato in questi anni, le tesi finora accertate si erano in gran parte concentrate sulla presenza del famoso sito di scissione della furina. Meno attenzione era stata prestata ad altre anomalie e, in particolare, alla presenza dei cosiddetti inserti di Hiv, il virus dell’Aids, segnalati per la prima volta dal gruppo di ricerca indiano Pradhan e altri alla fine di gennaio 2020, ripresi dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier e presto liquidati come «teorie del complotto». Gli esiti delle ricerche del gruppo Pradhan sugli inserti di Hiv erano arrivati anche al gruppo di scienziati riuniti intorno a Anthony Fauci e diretti da Kristian Andersen dello Scripps research, autore insieme con Andrew Rambaut, Ian Lipkin, Edward Holmes e Robert Garry del famoso paper The proximal origin of Sars Cov-2. Il documento, pubblicato su Nature il 17 marzo 2020 stabiliva - senza lasciare spazio al dubbio - che il virus aveva origine naturale. Ma non era vero.
Negli stessi giorni in cui Prashant Pradhan pubblicava le sue ricerche, i «Bethesda boys» (dalla sede del Niaid di Anthony Fauci, che si trova a Bethesda) erano concentrati a spingere la teoria dell’origine naturale del virus per distogliere l’attenzione dalla possibilità che il virus fosse stato ingegnerizzato a Wuhan. I timori, soprattutto di Fauci, che emergessero le responsabilità americane nel laboratorio cinese da lui finanziato, erano tali che immediatamente i suoi uomini avevano preso le distanze da Pradhan e dagli inserti Hiv.
Una recente richiesta di accesso agli atti Foia ha consentito di leggere le loro email e i messaggi Slack di quei giorni, chiarendo che in realtà la tesi di Pradhan non era stata liquidata perché inverosimile ma perché troppo eclatante: anche i Bethesda Boys avevano notato le anomalie ma, come scriveva Edward Holmes in un’email del 4 febbraio 2020 a Jeremy Farrar (ex direttore del Wellcome trust) e in un messaggio su Slack lo stesso giorno, «se lo diciamo passeremo per pazzi». La sorte poi toccata a Montagnier che invece aveva preso la ricerca di Pradhan molto sul serio concludendo, fin dall’inizio, che l’origine del Sars Cov-2 era in laboratorio: il solo fatto di averlo ipotizzato gli è valsa la gogna della comunità scientifica. Secondo Montagnier, lo scenario più probabile era che il virus fosse stato progettato nel tentativo di creare un vaccino contro l’Hiv, utilizzando un coronavirus come vettore, come confermava, in una delle email rese pubbliche dopo la richiesta di accesso agli atti, anche Kristian Andersen: «Non riesco a togliermi dalla testa l’idea che la versione fuga da laboratorio sia fottutamente probabile», scriveva Andersen, «e sia possibile perché stavano già facendo questo tipo di lavoro: i dati molecolari sono pienamente compatibili con quello scenario». Nessuno dei Bethesda boys in quel momento immaginava che a Wuhan si stesse sperimentando un vaccino contro l’Hiv, ma in realtà era proprio questo l’obiettivo del progetto di virologia cooperativa tedesco-cinese che ha dato origine a un laboratorio proprio a Wuhan, non solo presso il Wuhan institute of virology (Wiv) finanziato dal Niaid ma anche presso l’Union hospital; i due istituti collaboravano assiduamente.
I Repubblicani Usa stanno lavorando da due anni per far emergere i mille indizi che confermano la teoria della fuga da laboratorio, ma se c’è una «pistola fumante» con le impronte digitali tedesche, più ancora che americane, è proprio a Wuhan. Il lavoro sull’Hiv veniva fatto proprio lì, al Wiv, con il suo famoso deposito di coronavirus.
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Albino Ruberti (Imagoeconomica)
Aperto il vaso di Pandora sulle faide interne al Pd. Il sindacato Direr si rivolge al Garante per il tracciamento delle mail interne.
Il caso del video con la sfuriata di Albino Ruberti, all’epoca potente capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ha aperto il vaso di Pandora sulle faide interne al Pd. Da giorni in Regione e in Campidoglio circolano le voci più disparate sulla gestione dem del potere. A partire da un presunto spy gate. Infatti tra le storie più gustose ce n’è una che rivelerebbe come nell’istituzione guidata da Nicola Zingaretti non andrebbero per il sottile quando c’è da dare la caccia a una presunta talpa (che, come vedremo, tale non era). Addirittura, è la denuncia di un sindacato, senza farsi troppi scrupoli, il capo dell’avvocatura Rodolfo Murra e l’ex segretario generale della giunta guidata da Nicola Zingaretti, Andrea Tardiola avrebbero fatto i «tabulati» della casella di posta elettronica di un legale e di un dirigente della Regione sospettati di far girare documenti coperti da segreto.
Poi con le informazioni sensibili ricavate dall’analisi della messaggistica avrebbero presentato un esposto destinato alla Procura. Ma il pm Fabrizio Tucci, dopo aver indagato, ha archiviato per «l’insussistenza in radice degli elementi costitutivi del reato di rivelazione del segreto d’ufficio». Ma per il sindacato sussisterebbe, invece, una macroscopica violazione della privacy del dirigente, Riccardo Micheli, e della legale Stefania Ricci, entrambi dipendenti della Regione. Una violazione che, però, il Garante non ha (ancora) sanzionato. Ma ricostruiamo i fatti dall’inizio.
La genesi della vicenda è ricostruita in un esposto presentato al Garante della privacy dal sindacato autonomo Direr. Il 21 maggio 2019 Murra incontra al Tar del Lazio Domenico Tomasetti, difensore dell’organizzazione sindacale, e scopre che il legale è a conoscenza di una nota inviata cinque giorni prima da Murra a Tardiola (e poi da questi inoltrata a tutti gli avvocati regionali), avente a oggetto le procedure riguardanti la corretta costituzione in giudizio della Regione Lazio nei processi. Murra attiva immediatamente la caccia alla fonte del documento e, scrive il segretario regionale Direr Roberta Bernardeschi, «d’intesa con il segretario generale pro tempore, dottor Andrea Tardiola, da lui informato dell’accaduto, decide di effettuare un controllo sulle mail dei legali dell’amministrazione regionale chiedendo, al responsabile delle reti informatiche della Regione (ingegner Vittorio Gallinella, dirigente della società LazioCrea), una verifica sui flussi di mail in uscita dalle caselle di posta elettronica istituzionale, attribuite agli avvocati dell’avvocatura regionale, nelle ore antecedenti al suo colloquio con l’avvocato Tomassetti». Secondo la ricostruzione della sindacalista, il dirigente di LazioCrea avrebbe poi messo a verbale, che il « controllo richiesto dal segretario generale sarebbe consistito nella verifica se, nelle 72 ore precedenti alla richiesta formulata, il personale addetto all’avvocatura regionale con la propria mail istituzionale avesse inviato mail all’avvocato Tomassetti, alla dottoressa Bernardeschi, e alle caselle di posta elettroniche di altro personale della Regione Lazio riconducibile alla Direr». I passaggi dell’esposto di Murra, riportati nell’atto inviato al garante dal Direr, mettono in luce quale sia l’opinione (estremamente negativa) dell’avvocato sull’esercizio di quelle che per Direr sono invece «legittime prerogative sindacali» di Micheli &C: «È accaduto spesso in passato che alcuni
soggetti riconducibili - a vario titolo - all’attività svolta dall’organizzazione sindacale Direr siano entrati in possesso di documentazione interna agli uffici della Regione Lazio a carattere riservato e, comunque, non destinata alla predetta organizzazione». Non solo, Direr avrebbe anche «altri sodali che, in assenza di espressa adesione al sindacato, tuttavia operano costantemente a suo vantaggio». Il sindacato lamenta che secondo Murra l’organizzazione opererebbe «abitualmente sulla base di notizie acquisite da presunti “delatori”, definiti “informatori”, riconducibili agli iscritti del sindacato o a loro “sodali”». Per scovare il colpevole Murra e Tardiola decidono di verificare oggetto e dimensione degli allegati dei messaggi di posta partiti dalle caselle dei dipendenti dell’avvocatura. Nello specifico, «il giorno, l’ora, il mittente, il destinatario, l’oggetto e la dimensione dell’email stessa». E trovano un messaggio con un allegato che, spiega Direr, «avrebbe avuto un peso informatico compatibile con l’invio di un file allegato di dimensioni similari a quelle della sua nota», mandato dalla Ricci a quello che per Murra è «un iscritto e fervente attivista della Direr», ovvero Micheli. La conclusione, messa nero su bianco nell’esposto, è che «evidentemente il Micheli, più scaltro di altri, ha ritenuto di utilizzare il documento, ricevuto su casella di posta istituzionale, in modo meno tracciabile». Il 3 luglio 2019 Murra torna alla carica e in una seconda denuncia afferma di essere a conoscenza del fatto che «comunicazioni e documenti riservati, meramente interni all’Avvocatura regionale, o comunque all’ente, fossero sistematicamente consegnati ovvero resi noti ad una organizzazione sindacale (in particolare la Direr, appartenente alla Federazione Fedirets) attraverso una fonte interna» e vista «la persistente violazione, da parte di dipendenti pubblici, dell’obbligo di assicurare segreti d’ufficio» chiedeva di «intensificare le attività investigative in atto».
Tucci, però, non si è dimostrato dello stesso avviso, e dopo aver sentito i due presunti spioni, che hanno ammesso tranquillamente l’invio del documento, il 27 agosto 2020 ha chiesto l’archiviazione con questa motivazione: «Deve preliminarmente osservarsi che la nota di cui si lamenta la rivelazione non è da considerarsi “notizia d’ufficio che debba rimanere segreta”», ricordando anche che, secondo Micheli, «si sarebbe trattato di materia d’interesse sindacale, in quanto la proposta contenuta nella nota riguardava la modifica del regolamento organizzativo degli uffici regionali -poi, in effetti, approvata e pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio - e, quindi, suscettibile di comunicazione agli organi sindacali stessi». Forte della fine del procedimento penale, archiviato il 14 settembre 2020 dal gip Roberto Saulino, Direr ha allegato la richiesta di archiviazione all’esposto trasmesso al Garante e ha denunciato che si sarebbe trattato «di un controllo massivo ed indiscriminato, lesivo pertanto non solo della privacy dei membri sindacali, ma di tutto il personale alle dipendenze del Murra, in quanto ha permesso di identificare tutti i destinatari e l’oggetto di tutte le mail spedite». Un’attività che «rappresenta oggettivamente un penetrante e indebito controllo sulle mail di soggetti terzi, essendo evidente che esaminare numerose mail, indagandone oggetto ed allegato, significa andare ben oltre la “verifica sui flussi” di cui parla l’avvocato coordinatore nel suo esposto denunzia, consentendo indiscutibilmente di conoscere il contenuto delle mail stesse, essendone l’oggetto il loro sintetico “riassunto”».
Nel frattempo Tardiola ha traslocato e, nominato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, è approdato all’Inail, dove ricopre la carica di direttore generale. Murra, invece, nonostante la batosta giudiziaria, è ancora a capo dell’Avvocatura della Regione Lazio, incarico che lo vede gestire tutti i dossier legali più delicati, a partire da quello della vicenda delle mascherine comprate durante il lockdown e mai arrivate, nonostante il pagamento di 12 milioni di euro. Zingaretti, invece su questa spy story tace.
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Se grazie ai soldi del premio fossi ricca e potente, potrei ridurre a zero quella tragica pratica e ricordare al mondo che un bimbo ha bisogno di un padre e di una madre. Perché libertà fa rima con responsabilità.
Caro Babbo Natale, caro Santa Claus, già San Nicola da Bari, che portavi il paniere nelle case dove una donna povera aspettava un bimbo perché il piccolino avesse il necessario, puoi farmi avere il premio Nobel per la letteratura, tanto ormai lo danno veramente a tutti? Non perché me ne freghi qualcosa dell'opinione di tre accademici svedesi che da sempre considero tre inutili se non dannosi, come considero assoluti inutili se non dannosi i loro colleghi norvegesi che danno il Nobel per la pace, ma perché sono un pozzo di quattrini.
Puoi darmi anche il posto di ministro dell'Istruzione e puoi darmi la potenza (per questo mi servono i soldi del premio Nobel e il posto da ministro), per contrastare, annientare , ridurre a zero in tutto il mondo l'immonda pratica dell'utero in affitto, per poterla descrivere sui libri di testo scolastici per quella che è, povere donne che subiscono lo sfruttamento peggiore, bimbi cui il padre sottrae la madre, il crimine più ignobile.
Carissimo San Nicola, sei il mio santo preferito dopo San Michele Arcangelo e San Giuseppe, uomo mite che però aveva un'ascia, perché i due misteri più belli, una donna e un bambino, non potevano essere affidati a un uomo disarmato. San Michele, San Giuseppe e San Nicola, la spada, l'ascia e il paniere per i bimbi poveri: da soli non ce la facciamo. Anche San Gennaro ha dimissionato, quest'anno il sangue non si è sciolto. In genere vuol dire che sono cavoli. Dopo aver discusso di etica con calibri come Monica Cirinná e di cultura con calibri come Valeria Fedeli, dopo aver preso lezioni di coraggio da tizi che non hanno nemmeno gli attributi per appiccicare la parola islamico alla parola terrorista quando i terroristi islamici ci sterminano come cani. San Michele Arcangelo, San Giuseppe e San Nicola, abbiamo bisogno di voi.
Combattere per affermare che l'erba è verde. Diceva Gilbert Keith Chesterton che verrà il momento in cui dovremo combattere per dichiarare che l'erba è verde. Il momento è venuto. Dobbiamo combattere. Dobbiamo combattere per affermare che gli uomini sono maschi e le donne sono femmine e che nascono rispettivamente maschi e femmine, nascono diversi per completarsi, amarsi e proteggersi a vicenda, e mettere a mondo dei bambini e amarli e proteggerli.
Dobbiamo combattere per affermare che un bambino ha bisogno di un padre e una madre, per crescere in maniera armoniosa, che ha il diritto di conoscere le proprie ascendenze.
Dobbiamo combattere per affermare che, se un bambino ha subito la tragedia di aver perso i propri genitori, deve essere affidato alle due persone che più di ogni altro possano sostituirli: una coppia costituita da un uomo e una donna.
Dobbiamo combattere per affermare che la libertà non è fare quello che si vuole: questo è il concetto di libertà per bambini e adolescenti. La libertà è assumersi la responsabilità di quello che si sta facendo, in relazione a sé stessi e al mondo.
Guardare pornografia non è libertà, ma irresponsabilità, un usare la vita e la sessualità di altri, una vota e una sessualità che malamente vendono. È quindi una mancanza di libertà e inchioda all'onanismo, cioè a una sessualità, anzi a una non sessualità adolescenziale. L'aborto è una perdita di responsabilità, la madre non si assume la responsabilità della vita del piccolo. Noi siamo liberi quando ci assumiamo responsabilità, quando mettiamo a letto i bambini, quando combattiamo per quello in cui crediamo, quando affrontiamo la nostra lunghissima quotidianità e la portiamo a termine per proteggere e amare. Il resto sono deliri di onnipotenza.
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