2022-09-09
Il caso Ruberti scoperchia la spy story nel Lazio di Zingaretti
Albino Ruberti (Imagoeconomica)
Aperto il vaso di Pandora sulle faide interne al Pd. Il sindacato Direr si rivolge al Garante per il tracciamento delle mail interne.Il caso del video con la sfuriata di Albino Ruberti, all’epoca potente capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ha aperto il vaso di Pandora sulle faide interne al Pd. Da giorni in Regione e in Campidoglio circolano le voci più disparate sulla gestione dem del potere. A partire da un presunto spy gate. Infatti tra le storie più gustose ce n’è una che rivelerebbe come nell’istituzione guidata da Nicola Zingaretti non andrebbero per il sottile quando c’è da dare la caccia a una presunta talpa (che, come vedremo, tale non era). Addirittura, è la denuncia di un sindacato, senza farsi troppi scrupoli, il capo dell’avvocatura Rodolfo Murra e l’ex segretario generale della giunta guidata da Nicola Zingaretti, Andrea Tardiola avrebbero fatto i «tabulati» della casella di posta elettronica di un legale e di un dirigente della Regione sospettati di far girare documenti coperti da segreto. Poi con le informazioni sensibili ricavate dall’analisi della messaggistica avrebbero presentato un esposto destinato alla Procura. Ma il pm Fabrizio Tucci, dopo aver indagato, ha archiviato per «l’insussistenza in radice degli elementi costitutivi del reato di rivelazione del segreto d’ufficio». Ma per il sindacato sussisterebbe, invece, una macroscopica violazione della privacy del dirigente, Riccardo Micheli, e della legale Stefania Ricci, entrambi dipendenti della Regione. Una violazione che, però, il Garante non ha (ancora) sanzionato. Ma ricostruiamo i fatti dall’inizio.La genesi della vicenda è ricostruita in un esposto presentato al Garante della privacy dal sindacato autonomo Direr. Il 21 maggio 2019 Murra incontra al Tar del Lazio Domenico Tomasetti, difensore dell’organizzazione sindacale, e scopre che il legale è a conoscenza di una nota inviata cinque giorni prima da Murra a Tardiola (e poi da questi inoltrata a tutti gli avvocati regionali), avente a oggetto le procedure riguardanti la corretta costituzione in giudizio della Regione Lazio nei processi. Murra attiva immediatamente la caccia alla fonte del documento e, scrive il segretario regionale Direr Roberta Bernardeschi, «d’intesa con il segretario generale pro tempore, dottor Andrea Tardiola, da lui informato dell’accaduto, decide di effettuare un controllo sulle mail dei legali dell’amministrazione regionale chiedendo, al responsabile delle reti informatiche della Regione (ingegner Vittorio Gallinella, dirigente della società LazioCrea), una verifica sui flussi di mail in uscita dalle caselle di posta elettronica istituzionale, attribuite agli avvocati dell’avvocatura regionale, nelle ore antecedenti al suo colloquio con l’avvocato Tomassetti». Secondo la ricostruzione della sindacalista, il dirigente di LazioCrea avrebbe poi messo a verbale, che il « controllo richiesto dal segretario generale sarebbe consistito nella verifica se, nelle 72 ore precedenti alla richiesta formulata, il personale addetto all’avvocatura regionale con la propria mail istituzionale avesse inviato mail all’avvocato Tomassetti, alla dottoressa Bernardeschi, e alle caselle di posta elettroniche di altro personale della Regione Lazio riconducibile alla Direr». I passaggi dell’esposto di Murra, riportati nell’atto inviato al garante dal Direr, mettono in luce quale sia l’opinione (estremamente negativa) dell’avvocato sull’esercizio di quelle che per Direr sono invece «legittime prerogative sindacali» di Micheli &C: «È accaduto spesso in passato che alcunisoggetti riconducibili - a vario titolo - all’attività svolta dall’organizzazione sindacale Direr siano entrati in possesso di documentazione interna agli uffici della Regione Lazio a carattere riservato e, comunque, non destinata alla predetta organizzazione». Non solo, Direr avrebbe anche «altri sodali che, in assenza di espressa adesione al sindacato, tuttavia operano costantemente a suo vantaggio». Il sindacato lamenta che secondo Murra l’organizzazione opererebbe «abitualmente sulla base di notizie acquisite da presunti “delatori”, definiti “informatori”, riconducibili agli iscritti del sindacato o a loro “sodali”». Per scovare il colpevole Murra e Tardiola decidono di verificare oggetto e dimensione degli allegati dei messaggi di posta partiti dalle caselle dei dipendenti dell’avvocatura. Nello specifico, «il giorno, l’ora, il mittente, il destinatario, l’oggetto e la dimensione dell’email stessa». E trovano un messaggio con un allegato che, spiega Direr, «avrebbe avuto un peso informatico compatibile con l’invio di un file allegato di dimensioni similari a quelle della sua nota», mandato dalla Ricci a quello che per Murra è «un iscritto e fervente attivista della Direr», ovvero Micheli. La conclusione, messa nero su bianco nell’esposto, è che «evidentemente il Micheli, più scaltro di altri, ha ritenuto di utilizzare il documento, ricevuto su casella di posta istituzionale, in modo meno tracciabile». Il 3 luglio 2019 Murra torna alla carica e in una seconda denuncia afferma di essere a conoscenza del fatto che «comunicazioni e documenti riservati, meramente interni all’Avvocatura regionale, o comunque all’ente, fossero sistematicamente consegnati ovvero resi noti ad una organizzazione sindacale (in particolare la Direr, appartenente alla Federazione Fedirets) attraverso una fonte interna» e vista «la persistente violazione, da parte di dipendenti pubblici, dell’obbligo di assicurare segreti d’ufficio» chiedeva di «intensificare le attività investigative in atto».Tucci, però, non si è dimostrato dello stesso avviso, e dopo aver sentito i due presunti spioni, che hanno ammesso tranquillamente l’invio del documento, il 27 agosto 2020 ha chiesto l’archiviazione con questa motivazione: «Deve preliminarmente osservarsi che la nota di cui si lamenta la rivelazione non è da considerarsi “notizia d’ufficio che debba rimanere segreta”», ricordando anche che, secondo Micheli, «si sarebbe trattato di materia d’interesse sindacale, in quanto la proposta contenuta nella nota riguardava la modifica del regolamento organizzativo degli uffici regionali -poi, in effetti, approvata e pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio - e, quindi, suscettibile di comunicazione agli organi sindacali stessi». Forte della fine del procedimento penale, archiviato il 14 settembre 2020 dal gip Roberto Saulino, Direr ha allegato la richiesta di archiviazione all’esposto trasmesso al Garante e ha denunciato che si sarebbe trattato «di un controllo massivo ed indiscriminato, lesivo pertanto non solo della privacy dei membri sindacali, ma di tutto il personale alle dipendenze del Murra, in quanto ha permesso di identificare tutti i destinatari e l’oggetto di tutte le mail spedite». Un’attività che «rappresenta oggettivamente un penetrante e indebito controllo sulle mail di soggetti terzi, essendo evidente che esaminare numerose mail, indagandone oggetto ed allegato, significa andare ben oltre la “verifica sui flussi” di cui parla l’avvocato coordinatore nel suo esposto denunzia, consentendo indiscutibilmente di conoscere il contenuto delle mail stesse, essendone l’oggetto il loro sintetico “riassunto”». Nel frattempo Tardiola ha traslocato e, nominato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, è approdato all’Inail, dove ricopre la carica di direttore generale. Murra, invece, nonostante la batosta giudiziaria, è ancora a capo dell’Avvocatura della Regione Lazio, incarico che lo vede gestire tutti i dossier legali più delicati, a partire da quello della vicenda delle mascherine comprate durante il lockdown e mai arrivate, nonostante il pagamento di 12 milioni di euro. Zingaretti, invece su questa spy story tace.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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