indulto

Un altro «indultino» errato e pericoloso. I mafiosi si curano ma dentro il carcere
S.Laporta/Kontrolab/Getty Images
Contrariamente al marzo scorso, dalla nuova misura saranno esclusi gli autori dei crimini più gravi. Ma non è sempre così.
Carceri, l’indulto mascherato di Bonafede
Alfonso Bonafede (Ansa)
Ai domiciliari chi deve scontare ancora 18 mesi, esclusi i reati gravi. È un effetto delle rivolte nei penitenziari. Obiettivo: alleggerire la pressione nei 189 istituti italiani. In Lombardia positivi 4 detenuti. Riesumati i «braccialetti elettronici», scandalo mai chiarito.
I detenuti comandano, i giudici si piegano
Ansa
Le proteste nelle carceri si estendono ma la situazione sanitaria è un pretesto: i reclusi chiedono amnistia, indulto e norme meno severe. I magistrati di Milano favoriranno misure per liberare le celle. Gli agenti penitenziari contro Alfonso Bonafede e il Dap.
I detenuti comandano, i giudici si piegano
Ansa

Contenuta la rivolta all'Ucciardone è scoppiata quella al Pagliarelli. Un gruppo di detenuti è riuscito a impossessarsi di un piano detentivo dopo aver sottratto le chiavi a un agente della polizia penitenziaria. E dopo Palermo la protesta si è spostata a Trapani, dove alcuni prigionieri sono riusciti a salire sul tetto. La situazione è tornata alla normalità solo dopo molte ore. È il terzo giorno di passione per il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap). Le carceri sono fuori controllo. E non solo in Sicilia. Ufficialmente si protesta contro lo stop ai colloqui per contenere la diffusione del coronavirus. In realtà, come sostengono alcune sigle sindacali della polizia penitenziaria, è in corso un pressing per ottenere indulto e amnistia.

Il pm milanese AlbertoNobili ha condotto la trattativa con i detenuti in rivolta del carcere di San Vittore. Con il magistrato c'era GiovannaDiRosa, presidente del Tribunale di sorveglianza meneghino. I due si sono impegnati con i reclusi a scrivere una lettera al ministro della Giustizia e al Dap. Nella missiva, spiega Nobili, si solleciteranno modifiche normative utili a ridurre il sovraffollamento dell'istituto di pena. Ieri mattina c'è stato un nuovo incontro tra i magistrati e i detenuti, come previsto e come promesso, visto che la protesta lunedì era terminata in seguito alla parola data dalle toghe su un possibile «aiuto» nel portare all'esterno i problemi evidenziati dai detenuti: «Faremo una segnalazione come Procura di Milano e Tribunale di sorveglianza perché si prendano sulle spalle la responsabilità del sovraffollamento e prevedano modifiche normative in modo da alleviare la permanenza in carcere».

Il Tribunale di sorveglianza di Milano si è inoltre attivato, ha fatto sapere DiRosa, per «liberare» le carceri «il più possibile» e ha avviato «intese con il Sert per potenziare gli affidamenti terapeutici e le misure alternative, anche con un tavolo che si è costituito con le direzioni delle carceri, il Provveditorato regionale e la Regione Lombardia». Non solo. La toga ha garantito durante l'incontro anche «autorizzazioni in tempi velocissimi, con decisioni immediate, per i colloqui telefonici e risposte rapide ai detenuti che presenteranno o ripresenteranno le istanze individuali».


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