2020-03-11
I detenuti comandano, i giudici si piegano
Le proteste nelle carceri si estendono ma la situazione sanitaria è un pretesto: i reclusi chiedono amnistia, indulto e norme meno severe. I magistrati di Milano favoriranno misure per liberare le celle. Gli agenti penitenziari contro Alfonso Bonafede e il Dap.Contenuta la rivolta all'Ucciardone è scoppiata quella al Pagliarelli. Un gruppo di detenuti è riuscito a impossessarsi di un piano detentivo dopo aver sottratto le chiavi a un agente della polizia penitenziaria. E dopo Palermo la protesta si è spostata a Trapani, dove alcuni prigionieri sono riusciti a salire sul tetto. La situazione è tornata alla normalità solo dopo molte ore. È il terzo giorno di passione per il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap). Le carceri sono fuori controllo. E non solo in Sicilia. Ufficialmente si protesta contro lo stop ai colloqui per contenere la diffusione del coronavirus. In realtà, come sostengono alcune sigle sindacali della polizia penitenziaria, è in corso un pressing per ottenere indulto e amnistia. Il pm milanese Alberto Nobili ha condotto la trattativa con i detenuti in rivolta del carcere di San Vittore. Con il magistrato c'era Giovanna Di Rosa, presidente del Tribunale di sorveglianza meneghino. I due si sono impegnati con i reclusi a scrivere una lettera al ministro della Giustizia e al Dap. Nella missiva, spiega Nobili, si solleciteranno modifiche normative utili a ridurre il sovraffollamento dell'istituto di pena. Ieri mattina c'è stato un nuovo incontro tra i magistrati e i detenuti, come previsto e come promesso, visto che la protesta lunedì era terminata in seguito alla parola data dalle toghe su un possibile «aiuto» nel portare all'esterno i problemi evidenziati dai detenuti: «Faremo una segnalazione come Procura di Milano e Tribunale di sorveglianza perché si prendano sulle spalle la responsabilità del sovraffollamento e prevedano modifiche normative in modo da alleviare la permanenza in carcere». Il Tribunale di sorveglianza di Milano si è inoltre attivato, ha fatto sapere Di Rosa, per «liberare» le carceri «il più possibile» e ha avviato «intese con il Sert per potenziare gli affidamenti terapeutici e le misure alternative, anche con un tavolo che si è costituito con le direzioni delle carceri, il Provveditorato regionale e la Regione Lombardia». Non solo. La toga ha garantito durante l'incontro anche «autorizzazioni in tempi velocissimi, con decisioni immediate, per i colloqui telefonici e risposte rapide ai detenuti che presenteranno o ripresenteranno le istanze individuali». Sembra che i detenuti (tranne che per indulto e amnistia) per ora abbiano vinto su tutta la linea. Anche perché dal Dap pare sia arrivata subito la comunicazione che i prigionieri in sovraffollamento sarebbero stati trasferiti in altri penitenziari. Il tutto mentre negli uffici di largo Luigi Daga, dove ha sede il Dap, arrivava il bollettino di guerra con il numero di morti, feriti e sequestrati a seguito dei tumulti di lunedì e di ieri mattina. Ai 9 detenuti morti durante la rivolta nel carcere di Modena se ne sono aggiunti altri 3 ieri a Rieti. In tutti e 12 i casi pare si sia trattato di overdose per eccesso di farmaci rubati nelle infermerie o di metadone. A Melfi, in provincia di Potenza, sono rimasti sequestrati per ore 4 agenti della penitenziaria e 5 sanitari. Una sezione è stata completamente devastata ad Alessandria. E dopo le 28 sommosse di lunedì, l'elenco delle strutture in cui i detenuti sono insorti è cresciuto anche ieri: Campobasso, Venezia, Bologna, Caltanissetta, Enna, Larino, Pescara e Avellino. «Un vero e proprio bollettino di guerra rispetto al quale non risulta che il personale di polizia penitenziaria abbia ricevuto ancora disposizioni dall'amministrazione centrale ovvero dallo stesso ministro Alfonso Bonafede». La denuncia è contenuta in una nota dall'Osapp (Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria), il cui segretario Leo Beneduci spiega: «Abbiamo chiesto con forza e lo ribadiamo che il governo e in particolare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prendano in mano, con urgenza, la situazione prima che il sistema penitenziario collassi definitivamente».L'Osapp chiede la testa del capo del Dap Francesco Basentini, accusato di «un lampante fallimento delle politiche penitenziarie improntate esclusivamente sul benessere dei detenuti». Stessa richiesta arriva dal vertice del Sappe, il sindacato più rappresentativo tra i baschi azzurri. Il segretario generale Donato Capece accusa: «Quella delle celle aperte, con controlli saltuari e con i detenuti che si autogestiscono, si è rivelata una politica fallimentare. Bonafede e Basentini si dimettano». I detenuti si sono autogestiti fino al punto di lasciare il carcere di Foggia. Le ricerche sono durate due giorni. E continueranno anche oggi, perché degli oltre 60 fuggiti lunedì, in 23 ieri mattina erano ancora uccel di bosco. «Poi, uno è stato preso a Larino, 4 a Bari e 4 si sono consegnati ai carabinieri di San Giovanni Rotondo», aggiorna i dati in serata a telefono con la Verità il direttore del Mattino di Foggia Antonio Blasotta. Alla fine, i fuggitivi scendono a 14. Ma tra gli evasi ci sono ancora un omicida, Cristoforo Aghilar (il 28 ottobre scorso ha ucciso a Orta Nova la mamma della sua ex fidanzata), e un prigioniero accusato di essere legato alla mafia del Gargano.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco