L’accordo triennale tra il distretto tessile cinese di Keqiao e Camera nazionale della moda italiana si conferma un modello virtuoso di scambio culturale e produttivo, capace di unire le radici di un distretto industriale di prim’ordine con l’avanguardia creativa italiana. E la sfilata collettiva rappresenta un passo importante nel dialogo tra due mondi che condividono eccellenza e innovazione. Ne parliamo con Ruan Chuping, direttrice del Centro per i servizi delle industrie creative del distretto di Keqiao.
Keqiao è una delle capitali globali del tessile. Qual è oggi la visione strategica del distretto per rafforzare la sua presenza internazionale?
«Il distretto di Keqiao si sta impegnando, attraverso tre pilastri fondamentali - tecnologia, moda e sostenibilità - a costruire una “Città internazionale del tessile” di livello superiore. La sua visione strategica è: evolvere dal più grande centro globale di distribuzione di prodotti tessili a un centro di valore che guidi l’industria tessile mondiale, ovvero, attraverso l’innovazione nella R&S, il branding moda e lo sviluppo sostenibile, acquisire potere decisionale e di determinazione dei prezzi nella catena del valore globale».
Perché avete scelto la Milano fashion week come piattaforma per promuovere il talento tessile di Keqiao?
«La scelta della Settimana della moda di Milano è una mossa chiave per l’attuazione della strategia del nostro distretto. Mira a sfruttare questa piattaforma d’eccellenza mondiale per mostrare il contenuto tecnologico e moda dei tessili di Keqiao, collegarsi direttamente con risorse internazionali di alto livello, aumentando l’influenza del brand a livello internazionale, promuovendo la crescita del valore del settore, rafforzando la voce nell’ambito della moda globale e accelerando la transizione da grande distretto tessile a distretto tessile forte».
In che modo la collaborazione con l’Italia - e in particolare con Milano - rappresenta un’opportunità per le aziende tessili di Keqiao?
«La collaborazione con Milano, in Italia, ha portato tre principali opportunità per le aziende tessili di Keqiao: primo, l’introduzione di risorse di design di alto livello per aumentare il valore aggiunto moda dei prodotti; secondo, il collegamento diretto con le catene di approvvigionamento di brand internazionali di lusso per aprire nuovi mercati; terzo, l’apprendimento di esperienze avanzate in produzione intelligente e sostenibile per promuovere la modernizzazione del settore».
Qual è il vostro ruolo in questo dialogo tra Oriente e Occidente?
«Keqiao svolge il ruolo di connettore tra la catena di approvvigionamento globale e il mondo della moda internazionale. Non siamo solo un espositore della capacità produttiva orientale, ma anche un partner innovativo che fornisce ispirazione e soluzioni ai maestri della progettazione occidentali attraverso tessuti tecnologicamente avanzati e sostenibili».
Quali valori e identità portate con voi da Keqiao nel mondo della moda europea?
«L’efficienza della catena di approvvigionamento di altissimo livello globale e la capacità di reazione agile; tessuti innovativi che fondono estetica orientale e tecnologia moderna; pratiche green e sostenibili integrate in tutta la catena produttiva. Questo stabilisce l’identità unica di Keqiao come motore di innovazione indispensabile e partner affidabile per l’industria della moda globale».
Come stanno evolvendo le produzioni tessili a Keqiao in termini di innovazione, sostenibilità e design?
«Attorno al nucleo di tecnologia, moda e green: nell’innovazione, dalla manifattura alla produzione intelligente, affrontando tecnologie chiave fondamentali; nella sostenibilità, concentrandosi sulle tecnologie green e l’economia circolare, creando un sistema a basse emissioni di carbonio per l’intera catena industriale».
Molti brand italiani cercano oggi fornitori e partner con una forte identità. Keqiao può diventare un ponte tra artigianato e industria?
«Certamente sì, Keqiao è l’esempio moderno dell’artigianalità - supportati da un solido sistema industriale, attraverso il design digitale, la personalizzazione di alto livello e la produzione flessibile, rendiamo le essenze dell’artigianato tradizionale scalabili e precise, soddisfacendo perfettamente la doppia esigenza dei brand italiani per unicità e affidabilità, diventando il ponte ideale che collega la maestria artigianale all’efficienza».
Come immaginate il futuro della moda tessile nel dialogo tra Cina e Italia?
«Guardando al futuro del dialogo tessile-moda tra Cina e Italia, prevediamo che si evolverà dallo scambio e apprendimento reciproco verso una fusione profonda e una creazione congiunta. Con hub come il Keqiao international designer brand center, le due parti costruiranno un ecosistema sostenibile che integra design creativo, sviluppo tecnologico ed espansione di mercato, definendo insieme le nuove tendenze della moda globale e realizzando il passaggio dal dialogo Oriente-Occidente a vantaggio reciproco globale».







Francia cauta: «Se ce lo chiedete collaboriamo»
In Italia, l’intervista di Giuliano Amato a Repubblica in cui l’ex premier ha sostenuto che l’aereo DC-9 precipitato il 27 giugno 1980 fu distrutto per errore da un missile francese, destinato a uccidere il dittatore libico Muammar Gheddafi, ha fatto deflagrare commenti e polemiche.
Nessuna risposta nel merito è arrivata invece da parte da parte di Emmanuel Macron, esortato dal Dottor Sottile a «togliere l’onta che pesa sulla Francia» rispetto alle responsabilità nella strage, seguito dalla richiesta di commenti da parte del ministro e vicepremier Matteo Salvini alle autorità francesi.
Nella mattinata di ieri, dall’Eliseo era arrivato infatti un secco «no comment». Poca rilevanza alle parole dell’ex presidente del Consiglio italiano è stata data anche dai media francesi: i pochi che hanno riportato la vicenda, tra cui Le Figaro, hanno sottolineato la prudenza del premier Giorgia Meloni, che ha invitato Amato a fornire al governo, oltre alle sue deduzioni, prove concrete alle sue accuse.
Dopo il silenzio di Macron, nel pomeriggio di ieri è arrivato, dopo sollecitazione, il commento del Quai d’Orsay, la sede del ministero degli Esteri di Parigi: «Su questa tragedia, la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto». Il ministero ha aggiunto che ogni informazione è stata fornita «soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia, se ce lo chiederà».
Un cauto spiraglio, dunque, da parte del ministero, sempre a fronte dell’assenza di risposte da Macron. Che tuttavia, d’altra parte, è stato chiamato in causa da un ex primo ministro ora privato cittadino (come ha sottolineato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani) e senza alcun seguito dal presidente del Consiglio italiano, ben attento come si è detto a non mettere a rischio gli equilibri, già precari, con la Francia e tanto meno con la Nato.
Le parole di Amato sono destinate dunque ad agitare le acque solo nel perimetro italiano: dalla politica e l’intelligence ai militari, fino alla magistratura, nonostante siano ormai fuori gioco i protagonisti di 43 anni fa. A eccezione dei parenti delle vittime, che con dignità cercano la verità per la morte di 81 innocenti.