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Francia cauta: «Se ce lo chiedete collaboriamo»
In Italia, l’intervista di Giuliano Amato a Repubblica in cui l’ex premier ha sostenuto che l’aereo DC-9 precipitato il 27 giugno 1980 fu distrutto per errore da un missile francese, destinato a uccidere il dittatore libico Muammar Gheddafi, ha fatto deflagrare commenti e polemiche.
Nessuna risposta nel merito è arrivata invece da parte da parte di Emmanuel Macron, esortato dal Dottor Sottile a «togliere l’onta che pesa sulla Francia» rispetto alle responsabilità nella strage, seguito dalla richiesta di commenti da parte del ministro e vicepremier Matteo Salvini alle autorità francesi.
Nella mattinata di ieri, dall’Eliseo era arrivato infatti un secco «no comment». Poca rilevanza alle parole dell’ex presidente del Consiglio italiano è stata data anche dai media francesi: i pochi che hanno riportato la vicenda, tra cui Le Figaro, hanno sottolineato la prudenza del premier Giorgia Meloni, che ha invitato Amato a fornire al governo, oltre alle sue deduzioni, prove concrete alle sue accuse.
Dopo il silenzio di Macron, nel pomeriggio di ieri è arrivato, dopo sollecitazione, il commento del Quai d’Orsay, la sede del ministero degli Esteri di Parigi: «Su questa tragedia, la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto». Il ministero ha aggiunto che ogni informazione è stata fornita «soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia, se ce lo chiederà».
Un cauto spiraglio, dunque, da parte del ministero, sempre a fronte dell’assenza di risposte da Macron. Che tuttavia, d’altra parte, è stato chiamato in causa da un ex primo ministro ora privato cittadino (come ha sottolineato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani) e senza alcun seguito dal presidente del Consiglio italiano, ben attento come si è detto a non mettere a rischio gli equilibri, già precari, con la Francia e tanto meno con la Nato.
Le parole di Amato sono destinate dunque ad agitare le acque solo nel perimetro italiano: dalla politica e l’intelligence ai militari, fino alla magistratura, nonostante siano ormai fuori gioco i protagonisti di 43 anni fa. A eccezione dei parenti delle vittime, che con dignità cercano la verità per la morte di 81 innocenti.